Recensione in anteprima – Venezia 77 – Orizzonti – I concorsi collaterali di Venezia 77 quest’anno hanno davvero permesso di scoprire opere molto interessanti. Nella vasta e poliedrica sezione Orizzonti arriva Pietro Castellitto, alla sua opera prima da regista, e presenta I Predatori, con il quale si aggiudica anche il premio per la miglior sceneggiatura. Al cinema dal 22 ottobre.

Una commedia stratificata

I Predatori è un film che si sviluppa su diverse linee narrative, abitate da molti personaggi in contrasto tra loro. Federico Pavone (Pietro Castellitto) è uno studente volenteroso ma sfruttato e snobbato dal professore cui fa affidamento; la possibilità di studiare la dissepoltura del grande filosofo tedesco Nietzsche gli sfugge poiché non considerato utile al progetto.

Il padre di Federico (Massimo Popolizio) è un medico e marito infedele mentre la madre (Manuela Mandracchia) un’affermata regista sull’orlo di una crisi di nervi, entrambi sono personaggi estrosi e in grado di sorprendere. Corollari a questi troviamo una coppia di amici dei genitori di Federico, Bruno (Dario Cassini) e Gaia (Anita Caprioli), la sorella e la nonna di Federico.

Dal gioco degli opposti nasce l’altro nucleo familiare che compone il mosaico di Castellitto: Carlo e Claudio (Giorgio Montanini) Vismara sono due fratelli che gestiscono un’armeria a Roma e sono parte di un gruppo neofascista. Questa faccia della medaglia è razzismo, armi e maleducazione; oltre ai due sopracitati fanno parte di questa famiglia le mogli e i figli, oltre alla figura dello zio Flavio (Antonio Gerardi), che nonostante il poco tempo sullo schermo si ritaglia un ruolo importante. Da un pretesto alquanto particolare le due famiglie di estrazione completamente diversa entrano in contatto, generando così un susseguirsi di eventi grotteschi ma spassosi.

Interessante imperfetta opera prima

Secondo il giovane regista romano questa era tra quelle scritte la sceneggiatura più matura e pronta per diventare un film. Egli ha deciso di scrivere e dirigere quando ha capito che il solo recitare non gli avrebbe permesso di esprimere al pieno le proprie idee. I predatori è un’opera divertente, imprevedibile e con degli spunti interessanti ma non sfugge a qualche imprecisione caratteristica dell’opera prima: spesso lo stile registico varia senza un motivo e alcune parti della vicenda non sembrano perfettamente collocate all’interno del mosaico.

Nonostante queste impurità Castellitto si propone come un regista giovane ma più maturo cinematograficamente di quanto ci si aspetti e con una penna in grado di scrivere commedie polivalenti e chissà cos’altro in futuro. Una menzione di merito va ad una delle scene più riuscite: la canzone rap dissacrante e dark scritta dallo stesso Pietro Castellitto e cantata dalla sorella ad una cena per il compleanno della nonna, da applausi.

Scontro generazionale

La più grande forza di questo film è probabilmente quella di non far sentire il peso della responsabilità artistica che potrebbe gravare sul capo di un figlio d’arte come Pietro Castellitto. Egli invece dimostra di riuscire a scrivere con spensieratezza di quei rapporti familiari tossici e di quello scontro generazionale che si vive nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

I predatori non è nonostante questo un film in cui un ragazzo sfoga rabbia verso gli adulti; esso è invece un film in cui nessuno si redime: i genitori vivono una costante crisi di mezza età e gestiscono la propria vita segretamente da adolescenti, questi ultimi invece attaccano con fermezza l’ipocrisia dell’età adulta, senza però riuscire a prenderne le distanze e senza trovare il coraggio di affrontare una crescita emotiva.

L’intelligenza filmica di Castellitto si ritrova nel saper scrivere una commedia esilarante che però ci parla dei più grandi problemi relazionali familiari; egli riesce a portare sullo schermo cliché e banalità del cinema nostrano per palesarne l’inutilità e deriderli. Un’opera che non teme di denunciare la fornace stessa da cui è nata, un autore con una voce fresca che sa gestire con saggezza la propria scrittura creativa.

Voto: 7.5

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