Recensione in anteprima – Venezia 77 – Giornate degli autori – Nel contesto delle Giornate degli autori i registi Gianluca e Massimiliano De Serio presentano Spaccapietre, un dramma familiare che condanna ancora una volta le condizioni di lavoro a cui sono costretti non solo immigrati, ma anche famiglie italiane povere. In sala dal 7 settembre.

Tragedie tra destino e caporalato

Giuseppe (Salvatore Esposito), Angela (Antonella Carone) e Antò (Samuele Carrino) sono un nucleo familiare pugliese che vive sulla soglia della povertà. L’unica a lavorare è Angela, la quale è costretta a ritmi ossessivi: si sveglia nel cuore della notte per pagare il mezzo di trasporto che la porta a lavorare nei campi. Giuseppe è un uomo misterioso e taciturno, molto legato e protettivo nei confronti di moglie e figlio; si dice essere stato uno spaccapietre, ma oggi è disoccupato a causa di un incidente che gli ha causato una cicatrice e la perdita della vista da un occhio.

Una mattina Angela si reca a lavoro ma non ne fa ritorno, un colpo di cuore la coglie sui campi e la strappa a Giuseppe e Antò. Costretto a trovare una soluzione per il sostentamento suo e del figlio, Giuseppe decide di sostituire la moglie a lavoro, dopo aver tentato di ottenere una diversa occupazione da un vecchio conoscente. Padre e figlio saranno costretti a fare i conti con il caporalato, con lo stile di vita, le privazioni e gli sfruttamenti che soprattutto nel sud Italia sono ancora realtà.

Un film italiano di denuncia

Negli ultimi anni il cinema italiano ha perso la propria vena di denuncia, mancano i titoli importanti che nella nostra storia cinematografica hanno diviso l’opinione pubblica e puntato i riflettori sulla polvere nascosta sotto al tappeto. Spaccapietre vuole riempire quel buco, ci riesce solo in parte. Lo sguardo dei due registi torinesi è puntato nella direzione giusta e non si macchia di virtuosismi, non ricerca l’elemento in eccesso per stupire ma vuole solo mostrare una realtà che pare dimenticata.

Il risultato però non è raggiunto. Il film manca di quella forza, di quell’ispirazione che lo possa rendere veramente efficace. Il ritmo lento, la recitazione per sottrazione e la regia statica non coinvolgono un pubblico che potrebbe quasi pensare di essere al cospetto di un documentario, non fosse per un finale in cui esplode l’azione.

Foto Kash Gabriele Torsello

Obiettivi da raggiungere

Il background filmico dei fratelli De Serio è composto per lo più da documentari. Si propongono con Spaccapietre in un ambito che merita il lavoro e l’occupazione della nostra produzione cinematografica. La risonanza che il film può ottenere è legata al protagonista Salvatore Esposito, volto ben noto, che caratterizza la vicenda riempiendola fisicamente, senza risultare fuori luogo.

La scelta di Esposito infatti sembra veramente centrata, egli riesce a riprodurre un senso di protezione e senso del dovere; allo stesso tempo, la sua mole e il suo temperamento indicano l’esistenza di un limite in ciò che un uomo può sopportare. Molte scelte oculate che rendono il film interessante, ma alcune mancanze nella narrazione purtroppo rischiano di appesantire il tempo di visione.

Voto: 6.5

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