Recensione in anteprima – Venezia 77 – Fuori concorso – “Lacci” di Daniele Luchetti è il film scelto per l’apertura della 77esima edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Un’edizione riveduta e ristretta per rispettare tutte le normative anti-Covid19. Un film che spazia tra anni 80 e nostro presente nei legami della nostra vita, di una famiglia più volte ricomposta e sgretolata. Dal Primo ottobre al cinema.
Storia da anni ’80
In un passato lontano, Aldo (Luigi Lo Cascio/Silvio Orlando) ha tradito Vanda (Alba Rohrwacher/Laura Morgante) e abbandonato i suoi figli a Napoli. A Roma ha ricominciato con Livia (Linda Caridi), una collega e una ‘voce’ più gentile. In mezzo due figli, Anna (Giovanna Mezzogiorno) e Sandro (Adriano Giannini), che crescono e covano un avvenire di rancori. Vanda tenta il suicidio, Aldo non cede al ricatto ma qualche anno dopo …
Le radici di questa unione si sviluppano in una classica famiglia anni ’80. Lo si vede non solo dalla scenografia ricostruita in maniera precisa ma, anche, da una composizione della famiglia con padre al lavoro, con le prime trasferte e madre principalmente casalinga. I figli sono la classica coppia bambino bambina.
I vestiti, il televisore, i programmi tv, le auto, i loghi RAI, la tappezzeria, i mobili che ereditano lo stile fine anni ’70 nel quale si fa largo il nuovo degli anni ’80. Quella innaturale gelosia per il tradimento subito è nuova in quegli anni e spacca intere famiglie che, prima, non conoscevano divorzio e scappatelle così palesi.
Così è e facciamo finta che non pare
“Lacci” di Daniele Luchetti inizia con gente che balla una musica che rimane in testa fin da subito. E’ una ballata di gruppo e le inquadrature si alternano tra visi e, soprattutto i passi di danza con in primo piano le scarpe… prive di lacci. E’ la festa di carnevale, tutti son in maschera, tranne gli adulti. Specchio, nemmeno tanto velato e rivelato di qualcosa che ci appare in un certo modo ma potrebbe rivelare altre facce, altre facciate.
Il montaggio spazia sempre più, con l’andare del minutaggio, tra passato, gli anni ’80 e presente, il secondo decennio degli anni 2000. Lo fa attraverso i ricordi principalmente di Aldo e Vanda. Ed è anche un gioco per lo spettatore, un’attenzione nel riallacciare tutti i ricordi, tutti i salti all’indietro.
Ma “Lacci” non lascia spazio a sentimentalismi vaghi o eccessivamente romantici. Il rapporto tra Aldo e Vanda è concreto, reale, e presenterà il conto nella sua mancanza di passione. Il rapporto tra Aldo e Livia è, invece carnale, passionale e schietto. Da quanto viene proposto è la figura dell’uomo che risulta succube delle proprie passioni passeggere e della involontaria pacatezza scambiata per ingenuità. E’ un Aldo debole, espressione un po’ forzata di quello smarrimento dell’uomo post rivoluzioni anni sessantottine.
“Lacci” della nostra esistenza
“Dice mamma che tu allacci le scarpe in modo strano, mi insegni ad allacciarle come fai tu?”
Sandro, nel “bar dei lacci” chiede al padre Aldo questo insegnamento, nei pochi momenti che i due figli e Aldo hanno per stare insieme dopo la separazione dei due genitori. E’ una scena di amorevole cura, che richiama molto una medesima scena di “A Marriage Story” (Storia di un matrimonio) anche se le circostanze e l’atmosfera è un po’ diversa.
Il cast, di prim’ordine visti i nomi presenti recita bene anche se, alcune volte eccede in una teatralità un po’ troppo forzata. I dialoghi non sempre funzionano in modo scorrevole e, ottima è l’idea di lasciare al silenzio o a dialoghi non udibili certe conversazioni tra marito e moglie.
Discutibile la scelta del cast per quanto riguarda Aldo negli anni ’80, Luigi Lo Cascio, che diventa Silvio Orlando più di 30 anni dopo. Così come Laura Morante del ventunesimo secolo è una poco credibile Vanda che, 30 anni prima era Alba Rohrwacher. In pratica si somigliano vagamente. Per non parlare della figlia Anna che da bambina ha occhi verdi, da adolescente (Giulia De Luca) ha occhi marroni.
“Lacci” è il film fuori concorso che apre la 77esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. E’ un film italiano ed è giusto aver scelto, simbolicamente, in Italia questo film come segno di riavvio della stagione delle rassegne cinematografiche in tutto il mondo dopo il periodo di chiusura dovuto al Covid19
Voto: 6,1