Recensione in anteprima – Dodicesima regia per James Mangold che porta al cinema la sfida di Henry Ford II alla Ferrari durante la 24 ore di Le Mans. Oltre due ore e mezza di emozionante lotta tra due diversi modi di intendere le corse con la prova magistrale di Christian Bale. Al cinema dal 14 novembre.

La grande sfida

Carroll Shelby (Matt Damon) è il pilota che nel ’59 ha vinto la 24 ore di Le Mans, la più ardua delle gare automobilistiche. Quando scopre di non poter più correre per una grave patologia cardiaca si dedica a progettare e vendere automobili. Con lui c’è il suo fedele amico e collaudatore Ken Miles (Christian Bale), dotato di uno spiccato talento per la guida, ma anche di un carattere complicato. Insieme accetteranno la sfida targata Ford di sconfiggere la Ferrari e si batteranno per vincere una nuova 24 ore di Le Mans, contro tutti, a bordo di un nuovo veicolo messo a punto da loro stessi.

La storia vera si presta molto bene per essere raccontata in un film. Siamo in pieni anni ’60 dove la tecnologia applicata alle auto si fondeva perfettamente alla passione di costruttori di piccole dimensioni che poteva anche sfidare i grandi costruttori di auto. La sfida vera quindi non si traduce solo nelle auto messe in pista ma, soprattutto, attraverso l’impegno di artigiani del volante, il sudore di manovali con la chiave inglese in mano pronta ad essere scaraventata al primo battibecco fuori programma.

E’ una sfida di parole, di lamiera ancora pesante, di dure martellate sulla scocca, di coraggio e di sfida alla morte su auto per nulla sicura e spesso sperimentali oltre ogni ragionevole dubbio di insicurezza. Il film di James Mangold riesce a trasferire anche abbastanza bene tutto questo clima anche se si dilunga eccessivamente, soprattutto, nel finale, su qualche parte forzatamente zuccherata.

Di passione, motori e marchi

Dopo quel 1966 del titolo la Ferrari non vincerà più la 24 ore di Le Mans nella categoria principale. Quel 1966 della prima vittoria della Ford, primo costruttore americano a vincere in terra Europea, segna un cambio di passo. La passione pura del “piccolo” costruttore di auto da corsa Ferrari si scontra con la legge dell’economia, dei capitali, della grande industria.

“Le Mans ’66” si traduce quindi in una lotta di motori e marchi. Ma la passione serve, il talento di Ken Miles così irrequieto, irrispettoso e per nulla diplomatico si sposa perfettamente con la passione sanguigna del rombo dei motori. Ford non può battere Ferrari con le sue auto di fabbrica, serve il cuore di un appassionato verace, un cavallo indomabile perfettamente e magistralmente interpretato da Christian Bale.

Tutto il resto è politica. Tutto il resto è scontro al vertice, ad alte sfere. Tutto il resto è manovra per consolidare o acquisire potere all’interno dell’azienda o all’esterno. Una parte non sempre realizzata in modo impeccabile da James Mangold. Gli svarioni e, soprattutto, le vicende tra l’azienda Ferrari e l’azienda Ford sono trattate in modo molto semplicistico da partita a scacchi mal riuscita.

Film vincente (o quasi)

Il film dura 152 minuti di cui almeno una trentina qua e là potevano essere tagliati. E’ soprattutto la parte finale che delude. Dopo la fine della corsa il film si dilunga in scene che chiudono diverse volte il film e, soprattutto l’ultima scena lascia veramente il tempo che trova in un zuccheroso modo di intendere la vicenda che vuole strappare una lacrima forzatamente.

Anche la parte centrale manca un po’ di ritmo e può essere retta da spettatori che amano il mondo delle corse in auto e sono appassionati di garage, gare, motori. Quasi imbarazzanti e fortemente stereotipati alcuni siparietti che vedono coinvolti Enzo Ferrari, i meccanici della scuderia Ferrari attraverso l’italiano della versione in lingua originale.

Matt Damon non sfigura in compagnia del sontuoso Christian Bale ma ne esce sonoramente sconfitto anche a causa di un personaggio sicuramente molto meno caratteristico rispetto a Ken Miles.

In fin dei conti il film non delude ma non può essere annoverato tra i migliori di quest’anno.

Voto: 6,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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