Recensione in anteprima – Dopo l’acquisizione da parte di Disney Pictures di 20th Century Fox, il franchise X-Men, al dodicesimo film, per come lo conosciamo, segnerà una battuta d’arresto se non di chiusura. “X-Men Dark Phoenix” racconta l’evoluzione della più potente degli X-Men, l’unica di classe 5 e livello Omega. Il film esce nelle sale il 6 giugno.
Siamo nel 1992 e gli X-Men vivono un periodo di pace grazie alla scelta del professor Xavier di inviare i suoi migliori studenti in missioni di soccorso internazionale. Quando lo chiama il presidente degli Stati Uniti per salvare un equipaggio intrappolato in una navicella nell’orbita terrestre, prossima a essere distrutta da una sorta di tempesta di energia, il team composto da Ciclope, Jean Grey, Nightcrawler, Storm e Quicksilver accetta di rischiare la vita nonostante Mystica, loro leader sul campo, consigli prudenza. Nella concitazione del soccorso, Jean rimane però indietro e finisce investita da un’energia aliena. Miracolosamente la assorbe e sopravvive, ma scoprirà di aver fatto proprio un potere spaventoso.
Come usare il proprio dono
Nel consueto prologo abbiamo la nascita di Jean Grey come persona dotata di superpoteri. E’ il 1975 e la piccola, perde i genitori in un incidente stradale da lei indirettamente provocato. Si tratta di un’ennesima spiegazione di un passato tormentato e segnato dal dolore. Siamo nel 1975 e gli X.-Men come famiglia, muovono i primi passi grazie all’intuizione del professor Xavier.
E’ proprio sul come usare il proprio potere che il film si concentra nella prima parte. Siamo già nel 1992, con una buona ricostruzione delle atmosfere del tempo “X-Men Dark Phoenix” lambisce il concetto di mutanti pericolosi per l’umanità sfruttandone il concetto nella parte più usata già diverse volte.
I mutanti, quelli buoni del professor Xavier, sono conosciuti e famosi e sono a salvaguardia del pianeta. Che uno dei loro componenti storici possa usare il proprio dono contro i suoi simili e gli umani è cosa interessante ma gestita male.
Se rompi qualcosa io l’aggiusterò
“Se rompi qualcosa io l’aggiusterò”
E’ la frase di un giovane Xavier, nel lontano 1975, rivolta a una Jean Grey bambina. Il timore della piccola di fare del male e di rompere qualcosa è dichiarato. Ma la famiglia degli X-Men è un luogo che si autoprotegge e aggiusta ed è un giusto luogo per la crescita di Jean.
Ma quella frase nasconde un sotterfugio, in buona fede. Qualcosa che Jean dimostra di non aver superato.
Il film si concentra su Jean e su quel potere assorbito che la porta automaticamente a dubitare di tutto e di tutti cercando soluzioni facili a domande complesse. Una concentrazione che costa un po’ cara all’economia dell’intera pellicola.
Con una regia che non si caratterizza per uno spiccato ritmo e si protrae stancamente, “X-Men Dark Phoenix” sembra dover salutare alcuni personaggi e traghettare la saga verso altri lidi.
X-Men una nuova fine per un ulteriore nuovo inizio
Più volte rimandato “X-Men Dark Phoenix” rappresenta il canto del cigno della produzione 20th Century Fox relativa alla saga per come l’abbiamo apprezzata nella sua forma prima originale e poi in una sorta di reboot/prequel con i protagonisti ringiovaniti.
Benché lo spunto dell’invincibile Jean Grey e delle sue vicende della Fenice Nera sia molto interessante solo a tratti il film desta particolare interesse nello spettatore. Si tratta di buone scene di azione concentrate nella parte finale ma molte sono le pecche di un film che dimostra, in molti casi, tutta la pochezza di idee e la volontà di chiudere un ciclo.
Forzatamente viene anche introdotta l’immancabile ormai riferimento al “potere delle donne”. Un’ennesima rivendicazione attraverso la frase butta lì
“… siamo sempre noi donne che salviamo il mondo. Dovrebbero chiamarci “X-Women”
Simon Kinberg, il regista, al suo debutto, non offre una grande prova. Nonostante sia lo sceneggiatore di questo film come di altri della saga non riesce a portare a termine l’obiettivo di commiato per alcuni supereroi. Il confronto con “Avengers Endgame” è imbarazzante. Alcune uscite di scena sono telefonate e liquidate velocemente.
In definitiva un brutto esempio di come si possa passare da un padrone ad un altro (Walt Disney) dilapidando buona parte della credibilità e dell’interesse per la saga.
Voto: 5,6