Recensione in anteprimaDawney “The Rock” Johnson ritorna al cinema con un film che esalta la sua muscolatura, il suo essere sempre al centro dell’azione e del pericolo. Un film che non aggiunge nulla ai vari disaster and action movie e che è ridicolmente fuori da ogni logica e legge fisica, termodinamica e quant’altro. E’ un film, non un documentario. C’è divertimento ma non tanto. Al cinema dal 19 luglio.

Will Sawyer (Dwayne Johnson), veterano di guerra e agente dell’FBI, perde una gamba in un’operazione per liberare gli ostaggi. Dieci anni dopo ha una moglie Sarah (Neve Campbell) e due figli che contano su di lui e si apprestano a vivere con lui ai piani alti di un grattacielo avveniristico costruito nel cielo di Hong Kong da un miliardario cinese Zhao Long Ji (Cin Han). Nominato responsabile della sicurezza della struttura, il grattacielo più alto e più sicuro del mondo prende improvvisamente fuoco. Dell’incendio viene accusato a torto Will. Ma lui non ci sta. Considerato fuggitivo dalla polizia cinese, non gli resta che trovare i veri colpevoli, riabilitare la propria reputazione e salvare la sua famiglia intrappolata all’interno e al di sopra del livello del fuoco.

Scrivi “The Rock” e traduci “azione”

Ad occhi chiusi basta nominare “The Rock” e subito appare il Dwayne Johnson internazionale conosciuto per film adrenalinici e pieni di azione. In questo film, a parte il prologo iniziale, l’ex wrestler appare in camicia, giacca e cravatta e trascorrono diversi minuti prima di apprezzare i pettorali scolpiti dell’attore. La scena, neanche velatamente, si prende in giro da sola e si burla della superficialità con la quale viene descritta la capacità recitativa e la presenza dell’attore.

“…il nastro adesivo aggiusta tutto”

Un lampo di ironia in un mare di azione, esplosioni, fuoco, buoni sentimenti, cattivi spietati e cinici, incomprensibili doppio giochismi, esaltatissimi spettatori ai piedi del grattacielo e mirabolandi salti del nostre eroe con la protesi all’anca.

“Skyscraper” è “The Rock”, è un film interamente “one man show” dove a Will viene concesso di tutto. Lo spettatore, che fin dalle prime battute il regista Rawson Marshall Thurber schiera dalla parte del protagonista, si trova a tifare sempre per l’eroe Will. Un’apoteosi amplificata da riflettori e da dirette tv anche tramite filmati da cellulari che non è chiaro come possano essere di così alta risoluzione in una notte buia e attraverso un palazzo di oltre mille metri di altezza.

La sospensione di qualsiasi legge

Il “The Pearl” infatti è un grattacielo di cui non ci viene mai detta l’altezza ma noi possiamo desumerla da una brevissima immagine. In grafica appaiono oltre 3500 piedi (un piede son poco più di 30 cm quindi oltre mille metri di altezza). Una struttura solo ipotizzabile allo stato attuale, ben il 25% (oltre 200 metri) più alto del più alto grattacielo mai costruito: il Burj Khalifa a Dubai (829 metri, comprensivi 90 di guglie/antenna) già teatro del film “Mission Impossible – Protocollo fantasma”

E’ nella prima parte del film che il grattacielo dovrebbe essere presentato e prendere la scena, ma non è così. A parte qualche immagine che sbalordisce per spettacolarità (senza svelarvi troppo), la scena creata, sembra fine a sé stessa e di totale inutilità. Salvo poi essere ripresa con una banalità imbarazzante.

Che un uomo, senza una gamba, possa poi riuscire a eseguire tutte quelle evoluzioni, già presenti nel trailer, senza colpo ferire e lontane da ogni logica e legge fisica è banalmente accettato perché trattasi di un film e di “The Rock”. Non si può però rimanere indifferenti. A parte il parteggiare per l’eroe, è chiaro che si deve annullare ogni sorta di domanda, di fattibilità, di misurazione della possibilità meccanica, termica, fisica altrimenti, se ci si inoltra in queste valutazioni si rischia il suicidio in diretta di ingegneri edili, matematici, fisici, e similar.

Il divertimento a tutti i costi

Tenendo lontana la verosimiglianza di gran parte delle scene, a non funzionare perfettamente è anche la storia. Un già visto in chiave “Trappola di cristallo” (“Die Hard”) fortemente reindirizzato verso un thriller action ad esaltazione di un unico uomo. Un uomo che appare senza macchia se non quell’incidente di inizio film, la sua “balena bianca” che, in realtà si fa evocazione mal riuscita e tentennamento tenuto in piedi maldestramente, un pesciolino insomma.

“Skyscraper” bada al sodo e punta al divertimento fatto di scene di sparatoria, dinamica di salti, esplosioni, roghi alti 30 metri, esplosioni di vetri, caduta di travi, ponti sospesi e chi ne ha più ne metta. Ovviamente, nel nuovo stile hollywoodiano del politicamente corretto a tutti i costi sono presenti dei terroristi necessariamente bianchi (all’inizio del film quasi a precisare si ode: “uomo bianco alto 1,88 …” e sarà così anche per i villain principali del film). Inoltre la famiglia deve essere una famiglia amorevole e senza problemi.

Ritorni dal passato

Il film entusiasma a tratti e notevolmente meno di quanto, probabilmente, i produttori avevano preventivato. Si tratta di un prodotto buono per due ore di spensierata esaltazione dell’azione senza senso. Di una lotta semplice semplice tra buoni in pericolo e cattivi avidi che vogliono far saltare tutto. Una pellicola che fa respirare aria fumosa del secolo scorso senza nessuna nostalgia.

Un vero e proprio ritorno dopo tanti anni di mancanza, o poca presenza, sul grande schermo è quello di Neve Campbell. Ordinata e amorevole moglie di Will fatica a ritagliarsi lo spazio che meriterebbe e che invece viene fagocitato da “The Rock” e da una sceneggiatura non pensata per lei. L’epilogo di tutto il film, con la soluzione finale, è ancora lì che grida vendetta per quanto sia appiccicata con lo sputo e stupida.

Voto: 5,4

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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