Recensione in anteprima – Venezia 73 – Fuori concorso – Il terzo film di Rebecca Zlotowski parla di cinema e ipnosi ma non riesce a centrare la magia del primo con la curiosità (per il tempo) della seconda. Un film freddo, ampolloso, estetico senz’anima. Al cinema dal 13 aprile.

Parigi. Sul finire degli anni Trenta Kate e Laura Barlow sono due spiritiste americane impegnate in una tournée mondiale. Le loro doti medianiche colpiscono l’importante produttore André Korben il quale vuole risollevare le sorti della sua casa cinematografica compiendo un’impresa strabiliante: impressionare sulla pellicola la presenza di uno spirito.

Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2016, arriva nelle sale italiane con oltre 6 mesi di ritardo rispetto al debutto nei cinema francesi e americani. Negli USA ha incassato ca. 522mila euro con un indice rotten tomatoes del 18%. Questi non sono solo numeri che lasciano il tempo che trovano ma indicano la misura del gradimento riservato alla pellicola dal pubblico e dalla critica.

Che qualcosa non andasse bene in questa nuova opera di Rebecca Zlotowski lo si era intuito già dal Lido di Venezia, con spettatori e addetti ai lavori usciti dalla sala con forti dubbi e perplessità.

“Planetarium” parla di cinema ma non parla al pubblico. Cerca l’estetica a tutti i costi con melensi e lenti passaggi senza soluzione di continuità. Un quadro ampolloso, oltremodo studiato per colpire ma senza averne la forza. Non si tratta di grandi movimenti di macchina oppure originalità di questo tipo ma di una sorta di compiacimento sulla storia.

Fondere l’argomento dello spiritismo all’epoca delle origini degli effetti speciali del cinema è un’operazione ambiziosa che si sviluppa su un doppio piano di visione, quello interno alla vicenda e quello prettamente esterno e che dovrebbe colpire e soprattutto interessare lo spettatore.

L’operazione non riesce in nessuno dei due piani di visione e il risultato è evidenziato da un ritmo lento senza giustificato motivo, una recitazione abbastanza fredda e apatica. Incolore l’interpretazione di Natalie Portman, impalpabile e acerba quella di Lily-Rose Depp. In pratica “Planetarium” non fa brillare le sue stelle e stelline e rimane al buio in tutti i sensi regalando al pubblico un prodotto cinematografico abbastanza noioso.

Voto: 4,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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