Recensione in anteprima – Torna nei cinema uno dei più grandi kolossal biblici della storia di Hollywood in un remake dai toni più attuali: Ben-Hur diretto da Timur Bekmambetov (Wanted, La leggenda del cacciatore di vampiri) in uscita nelle sale giovedì 29 settembre.

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Sono già state diverse le trasposizioni cinematografiche del romanzo del 1880 scritto da Lew Wallace (Ben Hur: A tale of the Christ), la più celebre delle quali è sicuramente il cult del 1959 di William Wyler con protagonista Charlton Heston, kolossal biblico girato a Cinecittà negli anni della Hollywood sul Tevere, che ha fatto la storia del cinema aggiudicandosi ben 11 Oscar.

Dopo queste premesse sorgono spontanee alcune domande: c’era proprio bisogno di questo remake? Potrà reggere l’inevitabile confronto con il suo predecessore?

Nonostante si tratti di una superproduzione, girata come il film del ’59 in Italia tra Roma e Matera, Ben-Hur conferma tutti i timori della vigilia.

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La trama rimane in gran parte invariata, seppur con qualche differenza soprattutto nel finale. Nella Gerusalemme ai tempi di Gesù, il giovane giudeo di nobili origini Giuda Ben-Hur (Jack Huston) ed il fratello adottivo romano Messala (Toby Kebbell) vivono sotto lo stesso tetto, nonostante quest’ultimo non si senta del tutto accettato dalla famiglia adottiva. Messala decide quindi bruscamente di cambiare vita, abbracciando le proprie origini ed arruolandosi nell’esercito dei legionari romani. L’ambizione del giovane viene ripagata e Messala fa ritorno a Gerusalemme come comandante incaricato di debellare i tentativi di insurrezione da parte del popolo. Per riuscirci chiede l’aiuto di Giuda ma le cose non vanno come previsto. Giuda viene ingiustamente accusato di tradimento dal proprio fratello adottivo, separato dalla famiglia e dalla donna che ama (Nazanin Boniadi) e fatto schiavo. Dopo anni di schiavitù passati a bordo di una galea da combattimento, Giuda fa ritorno alla sua terra d’origine deciso a vendicarsi.

Ben-Hur presenta per tutta la durata della pellicola un ritmo discontinuo, pieno di incertezze ed incongruenze: ad un inizio troppo frettoloso si contrappone una parte centrale avvincente ed appassionante per poi cadere nel solito lieto fine piuttosto forzato.

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Il film soffre soprattutto una produzione timida che non osa mai fino in fondo ed una serie di scelte poco felici. La cura riposta nella realizzazione delle sequenze degli anni di schiavitù di Giuda a bordo della galea e della celebre corsa delle bighe nel circo di Gerusalemme, resa ancora più spettacolare e realistica rispetto all’originale del ’59 grazie ad inquadrature mirate ed ad un uso sapiente degli effetti speciali, si scontra con una recitazione mediocre da parte degli attori che mancano di quel carisma che ci si aspetta da storie di questo genere, frutto di una scelta del cast non proprio all’altezza (a parte il solito Morgan Freeman nel ruolo del mercante Ilderim).

Apprezzabile invece la gestione del ruolo occupato da Gesù (Rodrigo Santoro) nell’arco della vicenda, non essendo mai predominante e sapendo ricreare il giusto contesto nel quale è ambientata la storia.

Insomma Ben-Hur è un film che non ci ha convinto del tutto, fatto di alti e bassi che lasciano un po’ l’amaro in bocca. Forse un pizzico di coraggio in più non avrebbe guastato.

Voto: 6

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