In nome di mia figlia (anteprima)

Recensione in anteprima – In uscita nelle sale italiane il prossimo 9 giugno, In nome di mia figlia è l’ultimo lavoro firmato da Vincent Garenq: un film intenso e toccante che si ispira a vicende giudiziarie realmente accadute.

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Nel 1982, Kalinka, la figlia quattordicenne di André Bamberski (Daniel Auteuil), muore in circostanze misteriose mentre è in vacanza in Germania con sua madre e il suo patrigno.

André è convinto che non si sia trattato di un incidente e inizia ad indagare sulle circostanze che hanno causato la morte della figlia. Gli esiti di un’autopsia sommaria sembrano confermare i suoi sospetti e lo spingono ad accusare di omicidio il patrigno di Kalinka, il dottor Dieter Kromach (Sebastian Koch).

Non riuscendo però a farlo incriminare in Germania, André cerca di far aprire un procedimento giudiziario in Francia e dedicherà il resto della sua vita a questa impresa, nella speranza di ottenere giustizia.

“Tratto da una storia vera” sono le parole con cui si apre questo nuovo lavoro del regista francese Vincent Garenq, già abituato a portare sul grande schermo opere che trovano un riscontro in fatti di cronaca realmente accaduti.

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Con “In nome di mia figlia” siamo di fronte ad un film dallo stile classico, dove la semplicità della struttura narrativa permette di seguire con precisione i fatti di cronaca narrati all’interno del film. Gli eventi, che coprono un arco temporale di circa trent’anni, si susseguono con un ritmo ben scandito. Questa scelta registica è estremamente importante in quanto non vengono forniti allo spettatore dettagli superflui che potrebbero distrarlo dal corso della storia; in questo modo viene messa in luce la forza del protagonista nel cercare la verità, senza mai arrendersi di fronte alle difficoltà giudiziarie che incontrerà con il passare degli anni.

Al centro della storia viene posto sia il dramma famigliare e personale del protagonista, sia la ricostruzione fedele e minuziosa della cronaca che racconta le vicende così come sono realmente accadute. Al tempo stesso Garenq decide saggiamente di non approfondire l’aspetto melodrammatico, così da potersi pienamente concentrare sulle vicende giudiziarie. In questo modo Bamberski è raffigurato come un uomo solo, avviluppato nell’intricato sistema della giustizia internazionale e che finisce con il sacrificare quei rapporti personali che avrebbero potuto guidarlo verso una nuova vita. Viene mostrata la sua determinazione e la speranza di poter finalmente ottenere giustizia per sua figlia.

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“In nome di mia figlia” è un film in cui lo stile pulito e semplice fa da cornice ad una storia complessa che viene sviluppata con la necessaria sensibilità ed il dovuto rispetto.

Voto: 7

Di Silvia

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