Recensione in anteprima – Alice torna nel paese delle meraviglie con questo nuovo capitolo. Una produzione Tim Burton che lascia la regia a James Bobin. Un discreto risultato di puro divertimento distante anche per trama dal libro dal quale prende spunto. Il film esce il 25 maggio.

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Dopo molto tempo passato a bordo della nave Wonderland, il capitano Alice Kingsleigh torna sulla terra ferma londinese, rigida e ottusa.
Alice, una sempre splendida Mia Wasikowska, lascerà presto la noia del mondo aristocratico per una nuova avventura. Attraverso uno specchio magico, con l’aiuto del Brucaliffo, tornerà dai suoi amici del Sottomondo, questa volta per salvare il Cappellaio Matto (Johnny Depp) e viaggiare nel tempo.

Con “Alice in wonderland” Tim Burton ha diviso critica e pubblico, probabilmente anche questo secondo capitolo ambientato nel paese delle meraviglie farà nascere discussioni tra chi lo reputerà in linea o migliore del precedente film e chi invece confermerà il basso gradimento per un progetto nato con poco appeal.

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Tim Burton qui è solo produttore e la regia è affidata a James Bobin, il regista dei due film sui Muppets. Bobin cerca di continuare nel solco tracciato da Burton nel primo film e, infatti non ne cambia i riferimenti cromatici. Si vira però verso il dark quando a entrare in scena è il Tempo, impersonato da Sacha Baron Cohen. Il buio esterno del castello del Tempo e il buio interiore dell’animo del Cappellaio Matto son molto più adatti a una regia di Burton e lascia intravedere potenzialità non sfruttate. Lo stesso Sasha Baron Cohen sembra limitato nella sua ottima interpretazione. Personaggio ambiguo, enigmatico, spedito, risoluto, in pratica l’incarnazione del Tempo stesso che può essere diverso a seconda di situazioni e dai punti di vista.

Il film prende spunto dal libro “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò” ma riprende solo l’idea di un viaggio di Alice attraversando lo specchio del titolo e cerca di sviluppare il romanzo di formazione fornendo alla sceneggiatura un viaggio attraverso lo spazio tempo, alla continua rincorsa degli errori commessi così da migliorare e andare nuovamente avanti. Il viaggio onirico presente negli scritti di Lewis Carroll é qui rappresentato da un “non luogo” che ricorda pericolosamente “Pan” mentre il viaggio attraverso il tempo di Alice è effettuato utilizzando quella cronosfera che ricorda molto la macchina del tempo presente in “The Time Machine” del 1960 e del 2002.

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Ritornare al paese delle meraviglie è utile ad Alice, che, probabilmente ha smarrito la rotta, ma è utile anche allo spettatore che ritrova i suoi personaggi conosciuti dallo stregatto al brucaliffo, dal bianconiglio al cappellaio matto, personaggio centrale nella vicenda di questo film.

La trama, lineare, sembra spesso abbastanza semplicistica e semplificata. Si indirizza chiaramente a un pubblico molto giovane sulla falsariga di “Frozen” (canzoni escluse) da cui riprende vagamente la costruzione e dinamica di una scena.

Ottimi gli abiti, le scenografie ricreate al computer. Discreta invece la caratterizzazione dei personaggi che, in due ore di film, non hanno spazio per esprimersi. La vicenda infatti è concentrata su due principali aspetti: Alice e il suo correre attraverso il tempo e il cappellaio matto che cerca la sua famiglia. La famiglia è allo stesso tempo un argomento principale ed è trattato in modo da sottolinearne l’importanza affettiva anche solo nel ricordo.

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“Alice attraverso lo specchio” è un prodotto Disney che lascia qualche dubbio e perplessità soprattutto perché a volte non entusiasma e qualche passaggio lascia il tempo che trova. Non si può dire, tuttavia che il film sia brutto, anzi, è godibile e divertente. Spicca l’interpretazione di Sacha Baron Cohen e l’incantevole presenza di Mia Wasikowska (Imaginaerum, The Vampire Club L’ammirazione per Anne Hathaway invece è del tutto personale e slegata dal film.

Voto: 6,7

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Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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