Recensione in anteprima – L’ultimo lungometraggio animato prodotto da Walt Disney in persona, torna al cinema dopo quasi cinquant’anni per la regia di Jon Favreau. Una riproposizione fedele al libro con un cast di voci originali e italiane di prim’ordine. Un film da non perdere, dal 14 aprile al cinema.
La trama, nata originariamente dalla fantasia dello scrittore inglese Rudyard Kipling, narra le vicende di Mowgli, un giovane cucciolo d’uomo cresciuto da una famiglia di lupi e costretto a lasciare la giungla quando la temibile tigre Shere Khan, segnata dalle cicatrici dell’uomo, giura di eliminarlo per evitare che diventi una minaccia. Mentre abbandona la sua unica casa, Mowgli s’imbarca in un avvincente viaggio alla scoperta di se stesso, guidato dal suo severo mentore, la pantera Bagheera, e dallo spensierato orso Baloo.
Come aveva già fatto Kenneth Branagh con Cenerentola, Jon Favreau (che ricordiamo per la regia di “Iron Man”, ma anche per l’interpretazione, nello stesso film, del fedele bodyguard Happy Hogan) non si allontana troppo dal classico film d’animazione, decide invece di puntare tutto sull’aspetto visivo, rinnovando la storia universale e senza tempo, dal punto di vista tecnologico: il film infatti è stato girato interamente negli studi di Los Angeles, grazie a “magie” come il rendering fotorealistico, il CGI e la motion capture. Il risultato è una giungla sorprendentemente vera, imponente, un po’ tetra e spaventosa, abitata da creature estremamente realistiche, ma allo stesso tempo fantastiche, perché parlanti e antropomorfe; che avvolge completamente l’unico attore in carne ed ossa, il giovanissimo ed esordiente Neel Sethi, nei panni (anzi nel panno) di Mowgli, il cucciolo d’uomo.
Un ulteriore punto di forza del film, è nel cast del doppiaggio: nell’originale troviamo Bill Murray (“Horowitz & il pesce”) , Scarlett Johansson, Idris Elba, Ben Kingsley, Christopher Walken e Lupita Nyongo’o; nel nostrano abbiamo Neri Marcorè, Giancarlo Magalli, Giovanna Mezzogiorno, Toni Servillo e Violante Placido.
Palesi e numerosi sono i rimandi al classico del ’67, da intere battute, alle famosissime canzoni, che sono solamente accennate, senza pesare sul corso della storia; ma ci sono anche dei riferimenti al libro di Kipling, che contribuiscono a cambiare leggermente la trama e a renderla più interessante. La vera rivoluzione, però è nella morale: se nella versione animata, Mowgli impara che ogni specie deve occupare il posto che le spetta, secondo la sua provenienza, cinquant’anni dopo, il pensiero si è aperto e il messaggio è cambiato: il cucciolo d’uomo, costretto prematuramente a diventare adulto, scopre di poter essere se stesso dove vuole, e di poter scegliere dove vivere, dove realizzarsi.
Il libro della giungla uscirà nelle sale italiane giovedì 14 aprile e noi vi consigliamo di correre a vederlo, approfittando degli ultimi cinema days.
Voto: 8