Recensione – A meno di una settimana dall’uscita del VII capitolo della saga di Star Wars, bombardati da tutte le pubblicità degli sponsor che supportano l’evento, vi presentiamo la recensione del capitolo secondo della storia di Anakin & co.
Sono passati dieci anni dalle vicende narrate nel primo episodio. Anakin è ormai un giovane padawan dalle grandi capacità, ma impulsivo e umorale, guidato dal maestro Obi Wan, ormai Jedi a tutti gli effetti. Le cose per la Repubblica non sono affatto migliorate. Il Consiglio dei Jedi sta perdendo gradualmente influenza, mentre il Cancelliere Palpatine continua il suo progetto di scalata verso un potere sempre più ampio. Un gruppo di dissidenti, con a capo il Conte Dooku, manifesta malcontento per ciò che sta accadendo. Amidala, svestita la carica di regina, è ora senatrice di Naboo e si trova ancora una volta minacciata di morte da sconosciuti sicari. Mentre Anakin si occupa della sua protezione, Obi Wan deve smascherare il nemico. Le indagini lo porteranno di fronte ad un esercito di cloni, che qualcuno ha commissionato a insaputa del Consiglio, sul piccolo pianeta di Kamino.
Il capitolo centrale della nuova trilogia, che costituisce però il prequel di quella più famosa e proposta vent’anni prima si lancia nel ventunesimo secolo con tutti i pro e i contro del cinema di quegli anni. Votato più a collegare le due trilogie, il film appare evidentemente pieno di riferimenti al passato della cinematografica di Star Wars che poi come sappiamo è il futuro della saga stessa. La pellicola deve anche aggiornarsi e lo fa non nella tecnica che era già elevata e quindi è bastato paradossalmente diminuire il CGI troppo evidente del primo capitolo e ricalibrare gli effetti speciali sempre comunque al passo con i tempi.
George Lucas introduce anche la storia d’amore tra i due protagonisti, il giovane Anakin e la non più regina Amidala, ma sinceramente appare più come un atto dovuto e qualche volta forzato. Una storia d’amore molto lontana nella poesia e nella dinamica rispetto a quella tra Han Solo e la principessa Leila. Lì si giocava più su un più riuscito piano da pura commedia mentre qui, ne “L’attacco dei cloni” si punta tutto su un piano sentimentale melenso, tra l’altro lasciando poco spazio e poca profondità come è purtroppo abituale in un qualsiasi teen movie.
Togliendo spazio all’odiato (dai fans e dalla critica) Jar Jar Binks, la sceneggiatura può concedere i giusti minuti a molta più azione e molti più scontri epici, primo tra tutti lo scontro che vede protagonista un digitale Yoda, insomma quello che tutti aspettavano sin dal ritorno in sala di Star Wars.
Nonostante quindi questo capitolo sia migliore del precedente, sicuramente non raggiunge la qualità artistica complessiva dei film della prima trilogia.
Voto: 6,7