Miserere

Clint 94
(Thriller)

Regia: David Fincher

Cast: Jean Reno, Jonathan Rhys Meyers, Jean-Hugues Anglade, Nathalie Baye, Max von Sydow, Dieter Laser, Féodor Atkine, Robbie Coltrane, Brendan Gleeson, Salim Kechiouche, Nicolas Cazalé

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Trama: Parigi, chiesa armena di Saint-Jean-Baptiste. Nell’aria riecheggiano ancora le terrificanti grida del direttore del coro, Wilhelm Goetz, appassionato cultore del Miserere di Gregorio Allegri. Il corpo dell’uomo giace inerte in una pozza di sangue, riverso sull’organo, i timpani perforati con indicibile violenza. Lionel Kasdan, parrocchiano di quella chiesa e poliziotto in pensione, segugio d’altri tempi, è il primo ad accorrere sulla scena del delitto, un delitto apparentemente inspiegabile, considerata la reputazione di Goetz, un uomo tranquillo e riservato. Ma dietro quell’immagine immacolata ben presto Kasdan, insieme a Cédric Volokine, poliziotto della Squadra protezione minori, scopre che c’è ben altro. Ci sono rapporti ambigui e oscuri che Goetz instaurava con gli allievi del coro, ma non solo. Ci sono anche verità inconfessabili risalenti agli anni della dittatura in Cile. I delitti si susseguono, uno dopo l’altro, tutti orchestrati secondo le stesse modalità. Kasdan e Volokine si immergono in un girone infernale che li porterà alla scoperta di una realtà inimmaginabile.

Jean Reno – Uno dei protagonisti del film

Recensione: (Tomcat)

Un thriller in salsa vinagrette!
Perchè in salsa vinaigrette? Perchè questo è uno di quei polar-thriller che mi piacciono tanto. Un film emozionante e ben fatto, che però mi ha lasciato degli interrogativi. Perchè utilizzare un regista aemricano per una storia molto radicata in Francia e con un cast completamente europeo? La prima cosa che mi viene da pensare è perchè ha diretto Seven; ma può bastare? Seppur la regia non abbia pecche, data la tipologia di pellicola, io mi sarei direzionato su un regista transalpino, che ha avuto esperienza in film similari e mi vengono in mente subito Mathieu Kassovitz e Olivier Dahan, che oltre a avere diretto ambo i fiumi di porpora, sono specialisti del genere. Anche perchè l’autore del libro è lo stesso che ha firmato la sceneggiatura dei due Fiumi di porpora.
Chiudendo il discorso registico, ho avuto una strana sensazione nel vedere la pellicola: se escludiamo la prima scena e l’ultima, le altre sembrano scandite da un metronomo: sono tutte più o meno della stessa lunghezza. Non che questo sia un male, ma è una cosa che mi è balzata agli occhi. Grande lavoro sulla riduzione, perchè condensare un libro di 544 pagine non è opera facile, ma in alcuni tratti la sforbiciata si vede, soprattutto nel tratteggio dei personaggi, che se si esclude i due protagonisti, gli altri sono abbastanza abbozzati. Però i dialoghi li ho trovati molto buoni e alla fine il film scorre solido, senza lasciare lacune nella storia, che si conclude con la vittoria dei “Buoni”. Una storia molto interessante che mischia il nazismo, con il fanatismo e la tortura in maniera encomiabile. Tutto questo, andando a scavare sulla partecipazione della tollerante e moderna Francia, in affari sporchi, che parlano di tortura e della fine dei nazisti, che sono sfuggiti ai processi e alla caccia di S. Wiesenthal. Una pellicola, che non lesina su atmosfere cupe e una buona dose di gore. Una storia che è inqiuetante specialmente quando non vediamo i piccoli carnefici, ma ne avvertiamo la presenza insieme ai due protagonisti. Protagonisti che non sono eroi e hanno la loro buona dose di scheletri nell’armadio. Uno è un’eroinomane e l’altro non è chi dice di essere. Questo aspetto, conferisce ai due una verosimilianza con quella che è la vita reale, dove niente è nero o bianco. Personaggi arricchiti dalla bravura recitativa di Rhys Meyers, che è grandioso, nel mostraci la sofferenza e la dualità fra un vizio che fatica ad andarsene e l’acutezza di una intelligenza superiore. Così come Renò che interpreta ancora una volta un poliziotto burbero e dai metodi spicci. Se dovessi segnalare qualcun’altro degli interpreti che mi è rimasto dentro, punterei sul grandissimo Von Sydow, veramente spettacolare nel ruolo del vecchio aguzzino.
La locandina è particolare e un po “incasinata”, nella figuar del bambino urlante (sempre che sia effettivamente un bambino), ma graficamente è ineccepibile, perchè rappresenta bene lo spirito del film. Come lo può essere il titolo che fa riferimento alla pista falsa che dovrebbe depistare gli investigatori, ma di cui si accenna a mala pena nella pellicola.
Il sito graficamente è ben fatto e contiene il minimo sindacale, ma ha il pregio di avere la mini biografia del regista, cosa che troppo spesso viene dimenticata.
La musica è tutta di tipo ambientale, che si sposa alla perfezione con le scene aumentando il senso di angoscia. Anche questa pellicola sfrutta due volte lo stesso brano, cosa che non gradisco. Però la cosa ottimale è che i brani sono distributi in maniera equa su tutta la pellicola, senza assembrarsi in alcuni punti.
Cocnludendo, difficilmente mi è capitato di vedere un polar-thriller come questo su CK. Una pellicola che mi è piaciuta, ma che a mio avviso poteva aspirare a qualcosa di più con quache piccola accortezza. Sicuramente è un film che non si fa dimenticare e che dimostra che non solo in USA si possono fare film del genere bene.
Voto complessivo: 72/100

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