Produttore: Clint Productions
Genere: Sentimentale
Regista: Yojiro Takita
Interpreti: Kai Inowaki, Anri Okamoto,Masahiro Motoki
Trama: Cinque centimetri al secondo è la velocità con cui i petali di ciliegio cadono al suolo. Una storia di amore e amicizia, di ricordi, di allontanamento. Finite le scuole medie, Takaki e Akari sono costretti a dividersi a causa del trasferimento della ragazza in un’altra città. Dopo quasi un anno, Takaki decide di prendere il treno per andare a trovare Akari. Sarà un viaggio lungo e difficile, nel quale avrà modo di ripensare agli episodi più importanti del suo rapporto con la ragazza. Anni dopo, Takaki, divenuto un programmatore di computer, ripensa a quel suo primo amore e alle conseguenze che ha avuto nella sua vita.
Clint si discosta dalle sue ultime produzioni andando a produrre un film sull’amore, allontanandosi poi anche dalle sue usuali location (Francia e USA), per atterrare in Giappone.
Io non conosco molto la cinematografia orientale, ma molti film di Ck me l’hanno fatta apprezzare e l’ultimo in ordine di tempo è stato “Ricordi di un vicolo cieco” di Nightbay. Proprio in quel film, dicevo che la storia ci era utile a capire la cultura del paese del sol levante. Qui si tratta di una tipica storia orientale, pregna di magia e poesia, ma solo il ciliegio riesce a conferirgli l’aurea orientale, perchè la storia, poteva benissimo svolgersi in qualsiasi parte del mondo e con protagonisti anche non orientali. Il problema che ho trovato io in questa pellicola è che se da un lato Clint è stato bravissimo a inserire le immagini in un lunghissimo voice over, proprio il voice over rende la storia lenta. Di fatto solo in tre punti non è presente la voce fuori campo e alla lunga è stancante vivere questa storia d’amore unilaterale solo nel racconto di Takaki.
Sul versante della storia non è particolarmente innovativa, ma ci mostra con grazia, quanto sia stato difficile evolvere per il personaggio maschile della vicenda e di quanto sia stata segnata la sua esistenza dall’amore, prettamente platonico con Akari. A ben vedere Akari si è evoluta e seppur sia stata una storia importante, ha superato la difficoltà del rapporto a distanza, sposandosi e trovando la sua serenità. Takaki invece è involuto e riesce a vivere solo pensando al passato, distruggendo la sua vita isolandosi.
C’è da dire che come dicevo sopra la location è puramente un elemento di sfondo, dove non c’è niente che possa servire a farla diventare parte integrante della vicenda. La storia d’amore fra i due è un qualcosa di universale e seppur non essendo un vero e proprio difetto, sono rimasto un po deluso, perchè la maggior parte dei film orientali, è figlia della cultura Giapponese, che è molto radicata in tutto ciò che fanno.
La regia di Yôjirô Takita è ben fatta e molto interessante perchè far sposare le immagini al lungo monologo non era facile e spesso sono più le immagini a parlare dei protagonisti, con particolare attenzione per il lindo paesaggio innevato e la caduta dei petali di ciliegio che sono assecondabili alla neve.
Seppur ridotto all’osso (solo tre attori), il cast è scelto bene con Inowaki che emerge su tutti, grazie alla recitazione fisica e mimica, dato anche dal fatto che non spiccica quasi mai parola. Allo stesso tempo anche Motoko ha una buona interpretazione, ma limitata dall’apparire in scena.
Sul versante colonna sonora c’è subito da dire che l’utilizzo di brani tratti da colonne sonore celeberrime non mi piace. Questo perchè questi brani riportano alla mente proprio quei film e Unchained Melody (anche in versione strumentale), porta alla mente subito Ghost; stesso discorso per il brano di Love Story.. Ma il discorso vale solo per quei brani celeberrimi, perchè per esempio Lamentum è tratto dall’anime The book of bantorra, ma non essendo conosciutissimo, va più che bene. Clint sfrutta alcuni brani della colonna sonora dell’anime originale, non tanti, ma quelli che effettivamente si inseriscono a meraviglia con le scene. Forse la strada più facile da percorrere era quella di sfruttare la colonna sonora originale; invece il produttore si è arrischiato a cercare altri brani.
Concludendo, l’ultima fatica di Clint, si allontana di molto dalla sua produzione e si tratta di un film che si fa guardare, ma che risente, della scelta stilistica del lungo dialogo in voice over. Voto complessivo: 67/100 (Tomcat)
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Chissà che fa adesso Diego… legge ancora i manga? Scrive ancora? Si ricorda di noi? I suoi film erano piacevoli, magari non erano tutti il massimo per i miei gusti personali, ma comunque la sua scrittura era notevolmente matura, per essere ancora un ragazzino di circa venti anni. Peccato non si sia fatto più vivo.