Recensione – Come abbiamo fatto per “Lo Hobbit – la battaglia delle cinque armate” proponiamo una seconda recensione di “Avengers – Age of Ultron”. I nostri redattori S&M (Sara e Mattia) riportano le loro impressioni “dall’altra parte della sala”. Infatti presenti anch’essi alla stessa proiezione, evidenziano il punto di vista di giovani ventenni ferrati in questo genere di film.
Alzi la mano chi non vedeva l’ora del 22 aprile! I nostri supereroi preferiti sono tornati con i rinforzi, e noi siamo superfelici! Riposti i nostri scudi, martelli e armature, giochiamo a fare i critici:
In seguito all’attacco alieno su New York, Tony Stark e Bruce Banner danno vita al progetto Ultron, un’intelligenza artificiale che ha come unico obiettivo la protezione e la pace sulla Terra, ma, come un burattino che si libera dei fili (una storia familiare alla Disney) Ultron (James Spader) si crea una visione personale della pace, che consiste nell’eliminazione dei super umani (la causa stessa degli eventi catastrofici della Grande Mela) e che piano piano si evolve nell’eliminazione dell’intero genere umano, incapace di evolversi.L’utopistica soluzione al problema di guerra e sofferenza diventa quindi un problema ancora più grande, che il gruppo dei Vendicatori, ormai coeso e più forte deve affrontare. Per questa missione, però sarà necessario l’aiuto di nuovi eroi: i gemelli Pietro (Aaron Taylor-Johnson) e Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen) e Visione (Paul Bettany)Con Avengers: Age of Ultron si chiude la Fase 2 del Marvel Cinematic Universe, una specie di finale di stagione per Joss Whedon, abituato a scrivere per la televisione e forse proprio per questo perfetto per gestire una pellicola che chiude storie passate, introduce nuovi personaggi, li integra con i vecchi rendendo tutti protagonisti e mantiene saldo il filo conduttore.Tuttavia, questa volta, qualche taglio consistente era inevitabile: per restare sotto le tre ore di durata, scene come l’improvvisa illuminazione di Thor a proposito delle Gemme dell’Infinito (a volte basta un bagno caldo per riordinare le idee) o l’apparentemente scarsa motivazione dello schieramento dei gemelli Maximoff prima contro, poi con gli Avengers, sono state un po’ sacrificate. A dire la verità, l’intera storia dei gemelli non ci ha entusiasmato parecchio: l’idea della loro entrata in scena è molto buona, ma, probabilmente a causa della mancanza dei diritti, di proprietà di casa Fox (questo potenziati al posto di mutanti non ci va proprio giù), la delineazione dei personaggi non è stata approfondita abbastanza.
Forse non è opportuno fare paragoni, ma questo Quicksilver non regge il confronto con quello di Evan Peters in X-Men: Giorni di un futuro passato. E allora, ci viene da chiedere: ” perché non aspettare?” Chi ci ha invece pienamente convinto è Visione: finalmente vediamo (scusate il gioco di parole) Paul Bettany al lavoro, e ci piace tantissimo. Già impeccabile voce di J.A.R.V.I.S. nelle versioni originali di tutti gli Iron Man e di The Avengers, l’attore britannico ci propone un androide calmo, riflessivo ed enigmatico, perfettamente conscio del suo enorme potere. Ultron è praticamente il suo opposto: impulsivo, lunatico e, all’inizio, un tantino confuso, si ribella al suo accidentale creatore fin dalla nascita ed è in continua evoluzione: da burattino ad individuo con una coscienza e delle idee proprie. Il palese riferimento a Pinocchio è una chicca, che non sarebbe stata possibile se la Disney non avesse acquisito la Marvel.
Tra i cari vecchi Avengers della formazione originale, Whedon sceglie di mettere sul piedistallo chi era stato meno considerato nel capitolo precedente, e soprattutto non ha un film tutto suo: il miliardario filantropo, il capitano ed il dio del tuono si fanno quindi da parte in favore di Occhio di Falco, che svela il suo segreto presente e la sua importanza per la coesione del gruppo, e di Vedova Nera, che ricorda un lato oscuro del suo passato da recluta del KGB. Che piaccia o no, è degna di nota anche la relazione tra l’agente Romanoff e il dottor Banner, che conduce ad un finale in sospeso.
Possiamo definire Age of Ultron più maturo del suo predecessore, più serio e filosofico, con differenti prese di posizione riguardo il tema dell’intelligenza artificiale e il rapporto fantascientifico uomo-macchina; anche se non mancano l’umorismo tipico di casa Marvel (sottolineiamo in particolare la gag del martello di Thor) e soprattutto l’azione: ancora più spettacolare e presente fin dall’inizio del film. Se siete tra quelli che pensavano: “che cosa c’è di più spettacolare di un attacco alieno a New York?!” rimarrete piacevolmente sorpresi. Prima di concludere non possiamo non spendere due parole sull’ambientazione, che tocca quasi tutti i continenti: in due ore e venti visitiamo Nord America, Africa, Asia ed Europa (a proposito: le scene di Sokovia sono state girate nella nostra Valle d’Aosta!) allontanandoci finalmente dal solito scenario a stelle e strisce.
Ormai, quello del cinecomic è un genere a tutti gli effetti ed è aperto a tutti, dai veri nerd ai semplici simpatizzanti, passando per i bambini e perché no, anche per gli esaltati amanti di azione e muscoli. Insomma, questo film è sì per tutti, ma alla condizione che si venga al cinema “già studiati”: secondo noi, per goderselo è necessario aver visto ed apprezzato le pellicole precedenti, e non stiamo parlando solo del primo Avengers, ma anche di Captain America: The Winter Soldier. Assolutamente da vedere, quindi, ma non necessario il 3D, anzi, francamente inutile (e quando è inutile, diventa fastidioso). La scena dopo i titoli di coda c’è come sempre, tranquilli: rimanete in sala, ma non aspettatevi granché.
S&M