Produttore: Hermes Productions
Genere: Drammatico
Regia: Luca Guadagnino
Cast: Lorenzo Balducci, Flavio Parenti, Carolina Crescentini, Isabella Ragonese, Gigio Alberti, Raffaella Lebboroni
Data di uscita: 11/02/2012
Incasso totale: 182.435.053
Trama: Alberto è un giovane e geniale pittore di alberi inconclusi, Stefano un timido studente con il desiderio di essere all‚altezza dell‚amico, Chiara una ragazza con la sua innocente ma sensuale naturalezza. I tre trovano la forza l‚uno nell‚altro, vivono in simbiosi, ma l‚età adulta incombe e devono trovare un proprio posto nel mondo. Si muovono tra Padova, Milano e Roma, alla ricerca di un‚identità scoprendo alla fine di essere lontani da ogni cosa, perfino da se stessi. Una storia dove le entità di maschile e femminile si confondono, tra fragilità e irruenza, ambiguità e sicurezza, eccesso e disincanto.
Recensione (Clint94)
Dopo il grande successo di Miserere, Hermetico torna nelle sale con un film italiano di genere completamente diverso. Dico subito che un film come questo nella realtà si inserirebbe bene nel panorama del cinema italiano attuale e penso che avrebbe anche un buon successo. La sceneggiatura infatti, molto lunga e ricca di personaggi ed eventi, che ripercorre un arco di circa dieci anni della vita dei tre protagonisti, è sufficientemente complessa da poter essere trasposta in un film reale (e non sono moltissimi i film di Cinematik che potrebbero essere realizzati così come sono anche nella realtà). Protagonista della storia è il trio formato da Alberto, Stefano e Chiara: studente brillante e pittore geniale, ma inevitabilmente portato all’autodistruzione il primo; ragazzo più normale, timido e in cerca di una sua strada nella vita il secondo; bella, disinibita e determinata la terza. La caratterizzazione dei tre protagonisti e l’intenso rapporto che si instaura tra loro è sicuramente la cosa più riuscita del film. Secondo me il personaggio più riuscito nonché il vero protagonista della storia, nella sua normalità, nel suo cercare di essere all’altezza dell’amico e nella sua incapacità di trovare una strada propria nella vita, è Stefano. È con lui che lo spettatore riesce più facilmente a identificarsi e non a caso è su di lui che ci si concentra nella parte finale del film, che si conclude proprio con la sua presa di coscienza e il suo ritrovato coraggio di affrontare la sua vita. Lorenzo Balducci offre un’interpretazione misurata e intensa nello stesso tempo, e fra i tre penso sia il migliore del cast. Il personaggio di Alberto viene praticamente filtrato attraverso gli occhi di Stefano: noi vediamo il suo tormento, intuiamo la sua genialità, assistiamo con ansia al suo percorso di autodistruzione che lo porta nel baratro della droga, ma si fa fatica a entrare nella sua testa, a capire quello che pensa e prova davvero, cosa che invece succede con Stefano. Infine il personaggio di Chiara è probabilmente il meno interessante fra i tre, anche se Carolina Crescentini è perfetta e regala un’ottima performance. Il suo personaggio è interessante più che altro per come interagisce con Alberto e Stefano, tra i quali sembra non riuscire (e non poter) scegliere. Ma in fondo questo non lo si può definire un triangolo amoroso, perché non ci sono gelosie né rancori tra Alberto e Stefano, anzi. È un rapporto intenso e particolare che supera l’amicizia, ma che, più che amore, è affetto, intesa, complicità. Il legame fra Alberto, Stefano e Chiara è insomma molto interessante e suscita anche delle emozioni nello spettatore, specialmente quando, ormai adulti, ricordano il passato. Purtroppo la resa della storia nel complesso non è altrettanto riuscita, ma senza dubbio la trasposizione non era facile. Raccontare dieci anni di vita in un film di durata accettabile era impresa ardua e infatti non tutto scorre benissimo. Molti passaggi sembrano “tirati”, alcuni personaggi entrano ed escono dalle vite dei protagonisti senza lasciare il segno nonostante siano stati importanti per loro (penso a Marta) e alcune trovate non sono credibilissime (il rapporto che si instaura tra Stefano e Saverio Fucqua). Mi è capitato qualche volta durante la lettura di rendermi conto solo dopo un po’ che erano passati anni dalla scena precedente e insomma si ha questa sensazione di eccessiva rapidità (e forse anche un po’ di ripetitività) con cui scorrono le scene. Non che il film dovesse essere più lungo, perché è già piuttosto lungo così e avrebbe rischiato di essere troppo pesante; forse sarebbe stato meglio avere più coraggio e tagliare di più, per magari concentrarsi maggiormente su dei singoli passaggi. Ma effettivamente non saprei nemmeno io cosa si sarebbe potuto tagliare in particolare, e senza dubbio non era un lavoro facile. Alla fine penso comunque che sia più riuscita la prima parte, quando i tre ragazzi sono giovani (ma forse più che la prima parte dovrei dire quella centrale, perché in realtà all’inizio ci vuole un po’ di tempo per entrare in sintonia coi tre protagonisti), rispetto all’ultima, cui sono arrivato un po’ stanco dalla lettura e che ho trovato meno credibile (Stefano ha avuto una fortuna sfacciata nell’avere un’occasione del genere per fare un film). Il finale mi ha sorpreso perché la storia si interrompe in modo abbastanza brusco e aperto: ai tre protagonisti, ormai separati, può succedere ancora di tutto. Un finale originale e abbastanza coraggioso. Ottimo il cast, su cui spicca Balducci, ma sono bravi anche gli altri due; un po’ sprecata Isabella Ragonese, che è una delle attrici italiane più importanti del momento e che qui ha un ruolo piuttosto piccolo. Non conosco il regista, ma mi sembra adatto. Ho apprezzato anche le musiche, molto varie e sempre adatte: spesso ci sono lunghe sequenze accompagnate dalla musica, che è sempre azzeccata. Solo Mad World mi ha lasciato perplesso, ma probabilmente è perché la abbino automaticamente a Donnie Darko e non riesco a immaginarla in altri film.
In conclusione, “Lontano da ogni cosa” è un’opera imperfetta, ma interessante, che aggiunge un’importante tassello alla filmografia di Hermetico. Non siamo ai livelli di Miserere, ma l’approfondimento psicologico dei tre protagonisti è notevole e probabilmente se ad esso fosse corrisposta una storia magari più lineare ma più efficace, ci saremmo trovato davanti a un piccolo capolavoro. Resta in ogni caso un buon film, con tre personaggi difficili da dimenticare.