Lo Sconosciuto 89
Clint94
(Noir)
Regia: Steven Soderbergh
Cast: Ben Affleck, Rachel McAdams, Stanley Tucci , Wesley Snipes, Kevin Durand, Martin Henderson, Anthony Mackie, Wayne Knight.
Trama: Jake Ryan è un ufficiale giudiziario con un passato da alcolista, che accettando un incarico apparentemente banale si trova immerso in una storia più grande di lui. Un certo Mr Perez, che si occupa di individuare società per azioni con utili da capogiro, incarica Ryan di rintracciare Robert Leary jr, sparito senza lasciare tracce e senza mai riscuotere i ricchi dividendi che gli spettavano. A Jake bastano poche ricerche per intravedere il ginepraio nel quale si sta cacciando: Leary è un delinquente psicopatico, e c’è qualcun altro che lo cerca, per saldare vecchi conti ancora aperti. Sarebbe meglio tirarsi indietro e tornare alla vita di sempre, se non fosse per Lee, la moglie di Leary: una bionda alcolizzata che chiede aiuto a Ryan, offrendogli l’occasione per riscattare il suo passato.
Recensione di SaschaGranato
Il Festival del Cinema di Roma entra nel vivo dell’evento, presentando il nuovo film della Clint Production. A differenza delle altre produzioni, orientate su un genere drammatico, Clint propone un Thriller con un’importante venatura Noir; la mosca bianca della situazione, insomma, capace di assestare una scossa ad un evento che, altrimenti, avrebbe rischiato di risultare monotematico.
Lo Sconosciuto n 89 mi ha per certi versi ricordato un film del passato che ho amato moltissimo; Havana, per la regia di Sydney Pollack. Un film che pochi ricorderanno, probabilmente. Proprio per la sua natura contradditoria e forse, per la volontà stessa dell’autore di non indirizzare il film verso un genere preciso. Quindi ciò che apparentemente sembra un gangster movie, vira improvvisamente nel thriller politico, raggiungendo sul finale profonde tematiche sociali ed umane, enfatizzando un respiro drammatico.
Un’opera complessa dunque, capace di raccontare diversi aspetti della vita di un personaggio ricco di sfumature. Meravigliosa interpretazione di Robert Redford, il quale mi ha ricordato a sua volta in nostro Ben Affleck; forse qui, con qualche sfumatura in meno, ed una performance più modesta, ma comunque sia convincente e solida. La vera punta di diamante del film è Stanley Tucci, nel ruolo di Mr Perez, un vero bastardo senza scrupoli, ma forte di un carisma irresistibile. Sono certo che la sua prova magistrale gli darà modo di togliersi qualche bella soddisfazione. Stesso discorso vale per gli altri comprimari, perfettamente caratterizzati da una sceneggiatura ben scritta. Non solo i dialoghi risultano briosi e dinamici, ma hanno un forte impatto cinematografico. Se non fosse per qualche descrizione di troppo ad appesantirne i tempi. Nulla di grave. Come dico sempre; la qualità di una sceneggiatura non si valuta in base al numero di pagine. Esistono film lunghissimi e meravigliosi, così come esistono opere brevi e noiosissime. Spesso, nel caso un film debba essere letto, ciò che fa la differenza è l’approccio del lettore, troppo frettoloso e ansioso di recensire per passare al film successivo. I tempi stretti giocano a nostro sfavore, probabilmente. E’ meglio prendersi del tempo e gustarsi ogni passaggio. Clint lo sa bene, e dunque ci delizia sempre con sequenze tecnicamente bellissime, capaci di immergerci in un modo ricco di fascino , popolato da personaggi carismatici e profondi.
Lode ad una sceneggiatura coraggiosa e ben scritta. Poco importa se il film ha tante sfumature e nessun genere definito. Preferisco i film versatili, purché siano in grado di mantenere alta l’attenzione del pubblico, senza perdere mai il contatto con la realtà. E probabilmente, se proprio vogliamo trovare un difetto a questo film, credo si debba ricondurre al racconto stesso. Molto realistico per circa metà del film, per poi scivolare in alcune situazioni un poco banali e meno verosimili. Nella realtà Ryan avrebbe accettato un accordo, senza rischiare di prendersi una pallottola su per il retto! Il fatto che rischi la vita a fronte solo di una rivincita personale, perché è questo che si verifica alla fine, credo sia forse un po’ esagerato. Ma che diamine, siamo pur sempre al cinema, quindi ci sta un po’ di sana adrenalina. Quindi quali difetti potremmo veramente annotare? Beh, in effetti sul finale, una bella sforbiciata ci sarebbe anche stata; poco importa vedere il nostro protagonista scartare una mentina, mentre attende il ritorno di una cameriera con la sua giacca. Ma è un aspetto che riguarda soprattutto il finale del film. Quando la trama necessita di maggior scorrevolezza, affinché l’attenzione dello spettatore non vada a scemare di fronte all’impazienza di scoprire il tanto agognato colpo di scena. Peccato che questo colpo di scena, alla fine, non arriva. O se non altro, arriva, assumendo toni pacati e di nuovo realistici. Dunque l’opera termina lasciando lo spettatore un poco spaesato. Nessuno vince e nessuno perde. Siamo noi a decidere. Per certi versi, un finale così strano, mi ha ricordato molto un mio vecchio film; Favola Americana.
Steven Soderbergh fa un ottimo lavoro dietro la Mdp; la regia è arricchita da riprese suggestive ed una fotografia molto ispirata e mai banale. Le immagini sono accompagnate da un ottima colonna sonora. In questo caso, a differenza di altri film, brani ed immagini s’intrecciano alla perfezione.
Clint ha curato molto bene anche il sito e la locandina, dall’aspetto retrò.
Voto: 75/100
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