The evil inside
Produttore: Hermes Productions
Genere: Horror
Regia: Rob Zombie
Cast: Joel Kinnaman, Lauren German, Ryan Kwanten, Taryn Manning, Jordan Ladd, Clancy Brown, Michelle Forbes, Xander Berkeley
Data di uscita: 10/11/2012
Incasso totale: 306.617.229
Trama: Mike, uno scrittore squattrinato di racconti horror, si trasferisce in un paesino immerso fra le montagne dove inizia le sue ricerche circa una vecchia villa al limitare con il bosco. Si tramandano molte storie cruente su quella casa e Mike pensa che sia la materia adatta per scrivere il suo primo libro. Qui conosce Juliet, una prostituta del luogo, con cui inizia una passionale storia d‚amore. Con lei condividerà la sua macabra attrazione per quel luogo di morte. Mike è convinto che la casa lo stia chiamando a sé; qualcuno, o qualcosa, lo vuole usare per far luce su degli agghiaccianti eventi del passato. Inizia così una inarrestabile discesa all‚inferno, che lascerà dietro sé una lunga scia di sangue.
Recensione: (World della World entertainment)
Soggetto & Sceneggiatura: Hermes per la prima volta alle prese con l’horror (e, per giunta, con uno script originale) è una vera rivelazione, ma è anche – a guardare bene – tutt’altro che una sorpresa. Soprattutto se l’horror in questione ha prepotenti risvolti psicologici come questo, è facile pensare come tale film sia anch’esso una naturale prosecuzione della filmografia di Hermes “vista” fin qui.
Ho molto apprezzato il gioco straniante nel quale viene man mano invischiato lo spettatore con un ribaltamento di prospettiva che fa sì che, alla fine, il male vero sia appunto quello “dentro” (come dice il titolo) l’animo del protagonista, tormentato dagli incubi di un passato oscuro e terribile.
Fatte le dovute differenze col fantascientifico White Hole, altra inaspettata e assai riuscita storia di “vite parallele”, con le due vite del protagonista (quella interiore ed esteriore) che spesso si mescolano e si confondono, creando l’orrore cui assistiamo sullo schermo.
Un po’ debitore nei confronti di tanta letteratura sui doppelganger (l’argomento mi sta appassionando sempre di più ultimamente, in seguito ad alcune ricerche ), un altro po’ interamente fautore di quest’incubo, che ha il valore aggiunto di essere quasi interamente “psicologico”, Hermetico ha realizzato un film di sicura presa che vive su tanti buoni momenti ed è solo in parte “guastato” da effetti truculenti un po’ troppo “eccessivi”.
Tecnicamente lo script è realizzato davvero molto bene. Hermetico è ormai da tempo un veterano e ne è la riprova la buona riuscita di un film del genere, tutt’altro che facile da scrivere.
Regia: Qui il mio giudizio è un po’ indeciso. Per le cose “mostrate” mi verrebbe da dire che il nome di Rob Zombie ci stia bene, eppure non so, la stessa “profondità” che caratterizza il film avrebbe dovuto portare forse lo stesso produttore a “osare” un pizzico di più e a scegliere un regista più “importante” (intendo come tematiche e non come altisonanza del nome).
Personaggi & Cast: Ovviamente protagonista assoluto è l’attore Joel Kinnaman, che interpreta i suoi “ruoli” con straordinaria intensità psicologica e fisica (il suo dimagrimento va di pari passo con la sua discesa all’inferno). Non lo sostituirei con nessun altro nome, e fa niente se non è poi così arcinoto. Le altre interpretazioni non sono poi così memorabili, ma di sicuro spicca l’interpretazione di Lauren German, il cui ruolo diventa veramente importante nel finale.
Colonna sonora, locandina & sito: Buona colonna sonora, che aiuta lo spettatore a entrare nell’atmosfera, ma appunto fa più che altro “da accompagnamento”, locandina adeguata al tipo di film e alla storia raccontata, sito sufficiente.
Considerazioni finali: Hermes si cimenta con l’horror e anche stavolta non si tira indietro, affrontando questa “sfida” con quello che ormai è diventato il suo marchio di fabbrica realizzando pertanto anche stavolta un film complesso e disturbante, che fa riflettere e non poco. Qua e là ha rischiato seriamente di ingarbugliarsi e in effetti in qualche punto la comprensione non è sempre “facile”, ma apprezzo i film che non intendono spiegare tutto e che alla fine amano lasciare interrogativi nello spettatore, anzichè certezze assolute. Di sicuro uno dei risultati migliori di questo buon Festival dell’orrore, dove (ora lo posso dire) ho notato un certo equilibrio e forse nessun film si è nettamente elevato rispetto agli altri, al di sopra di una media che ho trovato comunque di tutto rispetto.
Voto: 7.5
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