(Arcadia – Melzo – 3D HFR) Peter Jackson ci porta per l’ultima volta nella Terra di Mezzo. Si conclude il viaggio di Bilbo Baggins e dei nani. Una conclusione che non verrà ricordata come il migliore dei sei film e che lascia sul campo due soli vincitori: il marketing e la nostalgia che ogni storia che finisce si porta dietro.

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Bilbo Baggins e la compagnia dei tredici nani guidati da Thorin Scudodiquercia hanno scatenato l’ira del drago Smaug che, uscito dalla montagna, si sta per abbattere su Pontelagolungo. Nel frattempo Gandalf è nelle celle segrete di Dol Guldur dopo essere stato sconfitto e imprigionato dal Negromante che ha preso dimora in quell’antica fortezza riacquistando pian piano potere negli anni dal suo esilio. Proprio lì, nel cuore della fortezza, si sta radunando un esercito di orchi e mannari , capitanati da Azog il profanatore, pronti a scatenare una violenta e sanguinosa guerra ai piedi della Montagna Solitaria non appena verrà dato il segnale dal Signore Oscuro. Intanto gli Elfi Silvani di Bosco Atro, non appena ricevuta la notizia del colpo che è stato inferto al potere del drago, guidati da Re Thranduil, si muovono anch’essi alla Montagna Solitaria per avere una parte del tesoro di Erebor, tesoro che reclamano però anche gli stessi Uomini del lago in merito alla promessa fatta a loro da Thorin. Tutti questi avvenimenti porteranno all’epica Battaglia dei Cinque Eserciti, dove gli eserciti di Elfi, Nani e Uomini dovranno mettere da parte il desiderio delle ricchezze della montagna e unirsi per evitare di essere sterminati dal vasto esercito di Sauron formato da Orchi e Mannari. (wiki)

1415354754_hobbit-1280x628Quando nel 2012, alla presentazione del primo capitolo “Lo Hobbit: un viaggio inaspettato” Jackson annunciò che Lo Hobbit si sarebbe allungato con un terzo capitolo formando una nuova trilogia in molti ci hanno visto una mossa commerciale magari anche imposta dalle case di produzione. E in effetti le 300 pagine del libro, arricchite delle varie appendici de “Il Signore degli anelli” e di qualche invenzione degli sceneggiatori (L’elfa silvana Tauriel su tutti) sembrano essere poco materiale per creare 3 film che, a conti fatti rappresentano circa 9 ore di proiezione sui grandi schermi. Smarcati da questa certezza è proprio questo terzo e ultimo capitolo dove si evidenzia meglio l’annacquamento e allungamento di una vicenda che, in questo film ha poco da raccontare.

Complice una durata inferiore rispetto a tutti gli altri film della Terra di Mezzo, “appena” 2 ore e 20 minuti, il film risulta ben ritmato. Infatti non è il ritmo che manca a “La battaglia delle cinque armate”, sin dalle prime immagini lo spettatore viene proiettato in una vicenda fatta di battaglie, corse, duelli, fughe, scontri inquadrati dalle più varie angolazioni con la macchina da presa che sovente si muove in tutte le direzioni con maestria e fantasia. La prima parte, l’attacco di Smaug alla città di Pontelagolungo mette in mostra tutta l’abilità di Jackson con i mezzi del suo lavoro e ne risulta una delle poche scene da ricordare in un film che, con il passare dei minuti si ripete, torna indietro e si ripete ancora.

HBT3-fs-340317.DNGLa battaglia menzionata nel titolo rappresenta tre quarti dell’intera durata della proiezione con continue contrapposizioni tra i diversi eserciti, battaglie infinite e interminabili alcune volte poco coinvolgenti. La trama che aveva sin dall’origine pochi spunti si appiattisce e scorre via senza né alti né bassi. A poco valgono le innovazioni, il triangolo amoroso Kili, Legolas, Tauriel è tratteggiato superficialmente, visto che era stato inserito quasi forzatamente tanto valeva svilupparlo meglio. In realtà è tutto un film che predilige l’azione, il ritmo e la battaglia a discapito dello sviluppo dei personaggi. Come se si fosse dato per scontato che sarebbe stato più d’impatto e di successo un Legolas che vola leggiadro su dei massi che stanno cadendo più del soffermarsi sul travaglio interiore di un Thorin affetto dalla “malattia del drago per l’oro”.

Man mano che la vicenda si avvicina alla fine Jackson aumenta il tasso di nostalgia per il mondo che lo spettatore sta per abbandonare. Ecco allora che appaiono evidenti e quasi inevitabili rimandi e agganci alla trilogia del “Signore degli anelli”. Rimarchiamo l’ottima scena che coinvolge una potentissima Galadriel a Dol Gundur che rende estremamente credibile l’esilio forzato di Sauron.

7034-110737Abbiamo imparato a conoscere i personaggi e gli interpreti che danno voce (per noi doppiata) e sembianze ai protagonisti della vicenda e come per gli altri capitoli, questi svolgono il loro lavoro senza ombre né luci. In questo film è ancor più difficile capire l’interpretazione di un attore in quanto moltissimo tempo il personaggio lo passa effettuando delle acrobazie più o meno circensi per schivare i colpi dell’avversario in battaglia.

Le musiche di Howard Shore ci ripropongono in diverse declinazioni note e temi a noi cari e che abbiamo imparato a conoscere e riconoscere subitaneamente nel percorso musicale di tutti e sei i film.

Una particolare discussione a parte merita uno dei formati nei quali Jackson ha deciso di produrre e distribuire il film: il 3D HFR ovvero un 3D in High Frame Resolution con 48 fps (frame per second). Benché questa tecnologia penso possa avere ancora margini di miglioramento reputo che un 3D così presentato sia, il più delle volte, una gioia per gli occhi e la visione. Non è sicuramente semplicissimo sopportare per più di 2 ore un 3D così particolare che non sempre è ottimale ma, a mio modesto parere ne vale la pena. Unica pecca di questo utilizzo massiccio dell’integrazione della computer grafica è rappresentata dal fatto che così facendo si rinuncia quasi totalmente a servirsi degli splendidi scenari naturali che la Nuova Zelanda presenta e che magistralmente avevano fatto la fortuna della scenografia e della fotografia della trilogia de “Il Signore degli anelli”.

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Concludendo anche questa mia recensione direi che il film è da vedere, almeno per chi vuole capire come l’intera vicenda andrà a finire. Forse, se confrontato con “Il Signore degli anelli” le aspettative sull’intera trilogia de “Lo Hobbit” e su questo film in particolare rimarranno deluse. In fin dei conti però non mi sento di bocciare “La battaglia delle cinque armate”, perché l’impatto visivo è a tratti straordinario e Jackson dimostra di saper fare il suo lavoro. Il regista porta fino alla fine di questo lungo percorso il suo fardello, quell’anello che ci aveva incatenato nel buio (della sala) dal dicembre 2001.

Voto: 7 (con qualche meno)

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

4 pensiero su “Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate”
  1. Ho capito, sarà un’ennesima delusione ma da amante del genere me lo sorbirò ugualmente. Di certo però non rovinandomi la visione con 3D e effettacci simili che, a mio avviso, servono solo a rovinare le belle immagini e gli, eventuali, bei colori di un film. Il 3D dovrebbe essere roba da Luna Park o Mirabilandia, non da cinema.

    1. No per carità di Dio non c’azzecca nulla con il cinepanettone. Ho detto solo che la storia in sè è ridotta e un po’ piatta, ma è comprensibile visto l'”allungamento” del brodo. La tecnica con cui è girato 3D HFR merita secondo me di essere vista e anche se non in 3D l’impatto visivo è da rimarcare.

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