Recensione in anteprimaBrad Bird non è nuovo alla fantasia in casa Disney e la riversa in tutte le magnifiche immagini di un futuro alternativo e parallelo. Ma lo stupore che dovrebbe attirare grandi e piccini dura il tempo di un trailer o di un giro in giostra. Tomorrowland però difficilmente potrà ripetere incassi e pubblico di “Pirati dei Caraibi”, attrazione di Disneyland che è stata antesignana in questa operazione. (il film uscirà nelle sale il 21 maggio)

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Tomorrowland racconta la storia di Frank (George Clooney), un ex enfant prodige ormai disilluso, e Casey (Britt Robertson), un’adolescente ottimista e intelligente che trabocca di curiosità scientifica. Legati da un destino comune, i due intraprendono una pericolosa missione insieme, per svelare i segreti di una misteriosa dimensione spazio-temporale nota come “Tomorrowland”. Le loro imprese cambieranno sia il mondo che la propria vita, per sempre.

Tomorrowland provincia di Disneyland, citofonare Walt Disney, in alternativa chiedere di Brad Bird, cresciuto a pane e direzione di film d’animazione (e non) della casa di produzione del Topo più famoso al mondo. In effetti tutto, soprattutto nella prima parte del film è, nel bene e nel male un rimando ai canoni e alle citazioni disneyane. Nonostante un inutile e a tratti fastidioso prologo iniziale a due voci narranti che non recupera validità nemmeno nella narrazione circolare del film, “Tomorrowland” si accende con la fantasia di un bambino che si presenta all’Expo del 1964 di New York (nell’anno dell’Expo di Milano un’anteprima a Milano è piuttosto in tema) dove non solo è importante pensare una cosa ma il proprio “marchingegno” deve funzionare.

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E il film semplicemente, non funziona, si accende a tratti e funziona qua e là con qualche spunto ma a lungo andare batte in testa, perde colpi, si spegne e si riaccende. Una discreta, a tratti ottima prima parte che ci presenta una Tomorrowland molto simile al logo Disney (e non è un caso che proprio il logo iniziale si trasformi di conseguenza), lucente, pulita, magnifica quando Frank ha il suo primo contatto con la città, una sorta di paese dei balocchi senza insidie ma paradisiaca per l’estro e la genialità di cui si sente felice possessore. Magistrale, a livello di regia è il lungo piano sequenza dedicato al primo arrivo a Tomorrowland di Casey, Brad Bird in questo ci regala una prova da lasciare gli occhi aperti e attenti per non perdersi nessun movimento di macchina e nessun dettaglio del panorama futuristico che viene descritto e presentato.

Il film poi precipita, implode nel suo stesso ego, nel richiamo ogni piè sospinto al marketing con il logo Disney presente in bella mostra sia nel mondo reale che nel mondo alternativo e nell’expo del 1964. La tappa quasi obbligata al negozio di gadgets è quantomeno sospetta se tutti gli elementi da collezione riguardano film di fantascienza o d’animazione della Pixar, della Marvel o della Lucasfilm. Come se tutto il film si possa riassumere in un  giro di giostra (che poi Tomorrowland è una giostra di Disneyland sin dal 1955), affascinante per quei 3-4 minuti del giro e poi uscita dalla giostra e all’uscita il negozio del pupazzetto o delle cartoline e foto dell’attrazione. Si possono fare più giri, ed infatti, cambiano gli ambienti ma più volte il viaggio ci viene presentato, un viaggio a tappe che ingarbuglia la vicenda, che costringe l’adulto “Frank” a spiegare cosa stia succedendo e le sue teorie. Teorie più volte riprese e confrontate poi con il sermone di Nix (Hugh Laurie) tutto pieno di buone idee e di un messaggio in difesa della natura e della salute del mondo che avrebbe meritato un approfondimento più adeguato.

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In fin dei conti “Tomorrowland” non è un film totalmente da buttare, pecca nel troppo materiale, confuso messo in scena, allungato e ingarbugliato da non incontrare il favore di nessun pubblico in particolare. Dopo la prima parte il film vira sensibilmente verso un action adolescenziale con la non troppo credibile Britt Robertson, 25enne ormai, che interpreta la parte di una teenager. Una Saoirse Ronan per non dire una Elle Fanning sarebbero state di gran lunga più adatte. A tratti il film ricorda “Spy Kids”, “Thunderbirds”, cita “Men in black”, “Buttlejuice”, “Apollo 13” persino “Star Trek” e ovviamente anche “Star Wars”, nell’ormai scena che saremo sarà presente in tutti i film Disney fino al prossimo dicembre. Nel dettaglio si tratta della citazione a Star Wars Capitolo II, l’attacco dei cloni.

Se George Clooney appare poco adeguato alla parte per diversi tratti, Hugh Laurie si difende bene, di Britt Robertson abbiamo già detto anche se la sua prova non è male. Menzione speciale per la tredicenne Raffey Cassidy, segnatevi questo nome ne risentiremo parlare, molto brava, in una parte difficile e protagonista di una storia a margine che, personalmente mi ha commosso e che, forse poteva anche avere più spazio.

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“Tomorrowland” in definitiva non è un brutto film, non si può dire che sia totalmente bello, potrà piacere, ma non sarà un gran successo e, a seconda dell’entità del rientro dai quasi 200 milioni spesi la Disney deciderà se continuare la saga e, speriamo, correggere un bel po’ la rotta.

Voto: 5,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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