Cannes 2015 – Come promesso e grazie agli amici di Cinefile.biz pubblichiamo il resoconto di altri tre film presentati al festival. Si tratta di “Saul fia” di László Nemes, “Maryland” di Alice Winocour e “Louder Than Bombs” di Joachim Trier
“Saul fia” di László Nemes
Saul Ausländer fa parte del sonderkommando di un campo di concentramento nazista, ossia di quel gruppo di prigionieri obbligati ad assistere i soldati nell’opera di sterminio degli ebrei. Un giorno, svuotando una camera a gas dai cadaveri, si imbatte in quello di suo figlio. Farà allora di tutto pur di riuscire a dargli degna sepoltura…
Opera prima di notevole potenza e impressionante maturità registica, Saul fia (“Figlio di Saul”) è brutale e claustrofobico ma anche profondo e spiazzante. Il 39enne Nemes tiene praticamente sempre in campo la testa del suo protagonista – probabilmente ispirandosi ai fratelli Dardenne ma dando più l’effetto di un videogioco d’azione in terza persona – e se all’inizio la cosa appare davvero fastidiosa, col passare dei minuti la sua scelta si dimostra ragionata ed opportuna, perché riesce a rendere benissimo lo stato di inquietudine del personaggio come anche il caos e la frenesia che lo circondano. Ma se questa scelta funziona è anche e soprattutto perché Nemes muove benissimo la macchina da presa e gestisce alla perfezione gli attori. (continua)
“Maryland” di Alice Winocour
Tornato dall’Afghanistan, Vincent soffre di sindrome da stress post-traumatico. L’esercito non lo fa ripartire, così lui accetta un posto come guardia del corpo della moglie di un ricco industriale. Nella sua testa ogni rumore, ogni persona, rappresenta un pericolo. E per questo, rischia di diventare lui un pericolo per la donna che deve proteggere.
Opera seconda della parigina Winocour, Maryland prende il titolo dal nome della lussuosa villa dell’industriale presso cui Vincent presta servizio ma si adatta maggiormente al suo titolo internazionale, Disorder. Nella prima parte, infatti, la pellicola si concentra in maniera particolare sui disordini mentali che affliggono il protagonista, e la Winocour riesce effettivamente a mettere ansia e dubbi nello spettatore girando e montando in maniera egregia. Quando la storia si evolve, però,Maryland diventa quasi un film d’azione, dimenticando l’inquietudine costruita in precedenza. (continua)
“Louder Than Bombs” di Joachim Trier
Tre anni dopo la morte in un incidente stradale della fotografa di guerra Isabelle Reed, la sua famiglia si prepara a veder realizzata un’importante mostra celebrativa del suo lavoro. Il marito e i due figli cercano materiale originale da esporre, ma ognuno di loro ha qualcosa che non sa di Isabelle…
Un’immagine vale più di mille parole, si usa dire. Purtroppo Joachim Trier deve pensarla diversamente, visto che in concorso a Cannes 2015 ha portato un film basato esclusivamente sui dialoghi, in cui nemmeno le fotografie di guerra che pure dovrebbero raccontare la grandezza del personaggio di Isabelle Huppert riescono a ritagliarsi il giusto spazio. Certo il regista norvegese ha uno stile curato ancorché pomposo, e qualche bella soluzione riesce a trovarla (il padre che pedina il figlio), ma più passano i minuti e meno ci importa dei suoi personaggi. (continua)
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