Recensione in anteprima – Ottavo lungometraggio diretto da Taika Waititi dopo i successi al box office dei film incentrati sul supereroe Thor e il successo di critica e premi di “Jojo Rabbit”. Con l’ammissione iniziale, si tratta di una storia, un po’ romanzata, di una redenzione sportiva. Riscatto sia dell’allenatore Thomas Rongen sia di un’intera squadra. Tratto da una storia vera. Al cinema dall’11 gennaio.
La partita che ha fatto storia
L’11 aprile 2001, in un incontro valido per le qualificazioni al mondiale 2002, le Samoa Americane perdono contro l’Australia per 31 a 0, segnando il record della partita internazionale con il maggior scarto di gol mai registrato. Per risollevare la squadra, l’American Soccer Federation manda nell’arcipelago del Pacifico meridionale l’allenatore di origini olandese Thomas Rongen (Michael Fassbender), reduce da varie squalifiche per problemi comportamentali. Inizialmente furente per la punizione, Thomas entrerà un po’ alla volta nello spirito dell’isola e convincerà i suoi improbabili giocatori a dare tutto per raggiungere l’obiettivo: segnare almeno un gol e abbandonare l’ultima piazza della classifica mondiale della FIFA.
“Chi segna vince” è un classico film sportivo di cui si conoscono l’inizio, lo svolgimento e il finale. Ma la conoscenza di questi elementi fondamentali non rovina la visione di un film che non ambisce a rivoluzionare il genere e vuole solo raccontare una storia semplice, nota agli sportivi ma sempre simbolo di come la vita e lo sport si possa intrecciare.
Oltre lo sport
Il film ha un protagonista iniziale, Thomas Rongen che, pian piano viene assorbito dalla realtà locale nella quale viene catapultato. Lui è realmente, fisicamente e metaforicamente all'”ultima spiaggia”. L’ultima possibilità della sua vita lavorativa. Risulta un uomo solitario, un’isola su quell’isola che, invece è piena di persone tutte collegate tra loro e in diversi ambiti.
“Chi segna vince” si concentra sia sullo sport del calcio sia sulla vita dell’isola, i componenti della squadra che sono dei veri e propri personaggi. Alcuni ingenui, altri semplicemente sereni, tutti con una gentilezza di fondo che, sebbene potrebbe non avere riscontro nella realtà, è funzionale all’economia del racconto. Alla connessione tra l’uomo Thomas e tutti caratteri che animano una squadra, un villaggio, un’isola.
“Non ti abbiamo mandato sull’isola per aiutare loro, ma per aiutare te”
Queste le parole della ex moglie Gail (Elisabeth Moss) a Thomas, al telefono, quando la crisi sportiva, d’allenatore e soprattutto personale è più profonda. Tramite una commedia che, in alcune scene sfocia nel comico e nel demenziale “Chi segna vince” si ritaglia anche dei momenti di riflessione e profondi.
Il proprio secondo tempo
Il film fa parte del grosso filone dei film sportivi con un chiaro schema in cui una squadra tecnicamente scarsa e improbabile, gestita da un allenatore caduto in disgrazia riesce ad ottenere, facendo gruppo, dei risultati insperati. “Chi segna vince” deve molto quindi a film del passato come “Cool runnings” (Quattro sotto zero), giusto per citare uno degli esempi più noti ma, in generale prende spunto anche da film Disney e non sportivi degli anni 80 e 90.
Taika Waititi inserisce una certa comicità, surrealismo e demenzialità senza mai arrivare alle volgarità di “Dodgeball” condendola con l’estraneità del coach rispetto al mondo in cui viene immerso tipicamente tratta dalla serie tv “Ted Lasso”. Si cita obbligatoriamente “Karate Kid” e “Ogni maledetta domenica” ironizzando su quanto possano essere forzati certi discorsi se decontestualizzati e presi soltanto a prestito.
Film e serie tv che hanno in comune con “Chi segna vince” quel voler giocare il “secondo tempo” di una partita teoricamente impossibile. Il secondo tempo da giocare in realtà, è quella seconda occasione che ognuno può trovare per rialzarsi e combattere, perchè la partita non è ancora finita.
“Chi segna vince” è un film godibile, gentile, che non ha grandi pretese. La regia e il montaggio delle dinamiche di gioco, come spesso in questo genere di film, lasciano molto a desiderare ma sono dinamiche che rimangono giustamente in secondo piano privilegiando l’approfondimento sul protagonista e le relazioni tra i giocatori.
Voto: 6,6