Recensione in anteprima – Dieses Bescheuerte Herz (Questo Stupido Cuore), titolo originale che rende giustizia a un titolo italiano alquanto discutibile, è il film che ha vinto la sezione “+13” del Giffoni Film Festival 2018. Un film tedesco intenso che riprende i toni scherzosi e drammatici di pellicole come “Intouchables” (“Quasi Amici”) e il bellissimo “Me, Earl and the dying girl” (“Quel fantastico peggior anno della mia vita”). Al cinema dal 22 novembre.

Lenny (Elyas M’Barek), il figlio trentenne di un cardiochirurgo viene costretto dal padre, dopo l’ennesima trasgressione, ad occuparsi di David (Philip Noah Swarz), un adolescente affetto da una malattia che gli lascia poco tempo da vivere. Non mancando di mezzi economici dovrà fargli stendere una lista dei desideri ed esaudirli tutti. Alcuni potranno essere soddisfatti con il denaro ma altri hanno bisogno di molto di più.

Maturità a confronto

Il film è l’adattamento del romanzo scritto da Lars Amend e Daniel Meyer. I protagonisti sono gli stessi scrittori perché nel libro viene descritta la nascita della loro amicizia e delle 25 cose che Daniel, malato di cuore, vorrebbe fare. Come molti dei film di questo tipo, l’affondare delle radici in una storia vera rende la pellicola più sincera, e, se costruita bene, permette al film di lasciare qualcosa allo spettatore.

La dinamica della storia si basa su due maturità a confronto. Quella di un quindicenne, acerbo, e di un trentenne che, nonostante la sua età, maturo non lo vuole proprio diventare. Senza un lavoro, senza relazioni durature o importanti, senza ambizioni o studi, Lenny sperpera i soldi del facoltoso padre (un cardiochirurgo che lavora 18 ore al giorno) sprecando oggetti di valore e perdendo il suo tempo in locali notturni e dipendenze.

Chiaramente sono due opposti ma che hanno moltissimo da condividere e, persone di siffatta specie non possono che incontrarsi e far scaturire uno di quei rapporti che potrà giovare ad entrambi. L’introverso e impacciato, ma dalla fantasia esplosiva David, voglioso di fare esperienza con la frenesia di chi sa di non avere tempo. La distratta noncuranza di Lenny, costretto a fare i conti con la vita da cui troppo spesso fugge.

Un cuore a pezzi

“Non ti può far male, il tuo cuore è già a pezzi!”

Tra Lenny e David si instaura a poco a poco un rapporto di complicità. La vitalità del ragazzo contagia l’irresponsabilità del giovane. L’esperienza di un “fratello maggiore” aiuta il ragazzo nelle relazioni d’amicizia, famigliari e di cuore.

Sì proprio quel cuore malandato, nato con tanti problemi, che ha sostenuto diverse e innumerevoli operazioni e che ha danneggiato tutti gli altri organi. Quel cuore “stupido” che si mette a battere troppo velocemente per un nonnulla e che costringe David a viaggiare sempre con una bombola di ossigeno al seguito. L’ossigeno per i suoi polmoni è, in realtà un altro. E’ respirare finalmente la vita.

Protetto da una madre giustamente iper preoccupata per la salute del figlio, David non ha mai potuto esplorare la sua adolescenza. Innamorarsi, per lui, sarà quell’esperienza ancor più unica e strana, quasi impossibile. Il film si sofferma sul rapporto con la madre che, se può apparire secondario per la dinamica del film, sicuramente risulta centrale per l’importanza degli affetti di David.

E’ un giusto equilibrio narrativo con scelte registiche che sono al servizio della storia stessa, la lasciano raccontare e, forse solo in alcuni punti richiamano la lacrima facile.

La persona sbagliata è quella giusta

“Sei irresponsabile, sconsiderato, egoista, la persona perfetta per un malato terminale”

E’ ciò che sentenzia la bella dottoressa Julia Mann (Lisa Bitter) nel primo incontro con Lenny. Una frase che spiega l’intero film, ne è un riassunto non banale. Attorno a quelle parole ci sono tutti i desideri di David e tutta la scala di priorità rimessa in discussione da Lenny.

Lenny sembra la persona fisicamente e moralmente sbagliata per aiutare David. David, nelle parvenze dell’attore che lo interpreta non sembra neppure malato. Eppure sono malati entrambi. Di cuore.

Con una recitazione sentita e intensa, una sceneggiatura coinvolgente, un ritmo che accelera quando serve e si ferma a riflettere nei giusti momenti, il film appare ben riuscito per spiegare e sensibilizzare verso certi temi troppo spesso vissuti ai margini. E’ facile etichettare questo film come un inno alla vita e sarebbe probabilmente semplicistico e riduttivo. Ma è difficile non farlo, “Conta su di me” o meglio, “Dieses Bescheuerte Herz” (This crazy heart”) è una sinfonia alla gioia di imparare, maturare e diventare grandi nonostante i problemi. Sono i “nonostante” a rendere grande una persona.

Voto: 7,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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