Recensione in anteprima – Seconda regia per Saverio Di Biagio, sempre con protagonista Primo Reggiani. Tratto dal libro omonimo di Francesco Dimitri e dallo stesso autore sceneggiato il film soffre proprio per una sceneggiatura pasticciata che mischia generi e non fa emergere gli attori. Ottima fotografia. Al cinema dal 27 aprile.
P. (Primo Reggiani) è un trentenne insoddisfatto, condizionato da molte situazioni che gli impediscono di vivere come vorrebbe: la morte dei genitori, l’asettica redazione giornalistica in cui lavora; Mario (Marco Rossetti), il suo coinquilino, tanto spigliato quanto superficiale; Margherita (Chiara Gensini), la ragazza di cui è invaghito e alla quale non riesce a dichiararsi. Un giorno P. conosce Sofia (Miriam Giovanelli), bella e intrigante, somigliante alla ragazza che sogna tutte le notti; tra i due esplode un sentimento incontenibile ed egli sembra finalmente aver trovato la ragazza dei suoi sogni. Ma Alessandro (Nicolas Vaporidis), giovane dalla doppia vita e con la passione per l’occulto, un vecchio amico che P. rincontra dopo anni, finirà per metterlo in guardia dalla dolce Sofia della quale è ormai innamorato. Attraverso un mondo pieno di retroscena misteriosi, P. scoprirà che incanto e magia possono avere molti significati mentre amare può voler dire morire.
Primo Reggiani deve avere una particolare sfortuna in quest’ultimo periodo nello scegliere i copioni dei film. Infatti, come è stato per “Ovunque tu sarai”, anche in questo caso il punto più debole dell’intero film è costituito dalla sceneggiatura, pasticciata, debole e via via inconcludente. Mentre il film di Roberto Capucci si adagiava su una dinamica abbastanza rodata, quella del road-movie giovanileggiante e festaiolo, il secondo film da regista di Saverio Di Biagio esplora un genere, quello del mistero e dell’occulto che certifica il coraggio del cineasta.
L’impressione iniziale dello spettatore è quella di essere di fronte a un’opera intima, focalizzata sul protagonista, sui suoi sentimenti, sulle aspirazioni e sulle immancabili delusioni. Argomento principale della prima mezzora è dunque l’insuccesso in campo amoroso ed affettivo. Un ultra trentenne in balia della paura per la dichiarazione della vita all’amica tanto amata tanto presente da occupare i suoi sogni.
Il film, fermo a ricalcare lo schema tipico del romanzo dal quale è tratto e comune a molti libri. La struttura dei “tre ostacoli più un finale” è chiara e, ad ogni passaggio un colpo di scena abbastanza telefonato e forzato a dire il vero. Il tutto infarcito di frasi abbastanza banali e che stridono per la pochezza e la poco profondità.
Da una buona partenza si passa a una serie di complicazioni mal gestite e ad una serie di eventi che travalicano i generi cinematografici sfociando nell’involontaria comicità. E’ stucchevole, ridondante, sempre più irritante il personaggio di Nicolas Vaporidis, l’amico d’infanzia di P. (Primo Reggiani) e che si tramuta passo passo nel più insopportabile dei “santoni”.
Manca davvero poco alla svolta fantasy che il film esprime verso il finale, anzi verso i finali, la metà dei quali inspiegabili o comunque poco logici. Non mancano nani e simil orchi.
La pellicola di Saverio Di Biagio si salva per l’interpretazione di Primo Reggiani che, purtroppo fatica molto con una sceneggiatura veramente debole e la fotografia. Una città di Bari che appare in tutto il suo splendore. Fotografata con le luci del giorno e le luci della sera. Immortalata magnificamente nelle viettine più storiche e nelle piazze più moderne e spazione. Non mancano ovviamente gli scorci sul lungo mare e le scene nelle zone meno raccomandabili delle periferie più povere e buie.
Da rimarcare la bellezza e la bravura di Miriam Giovanelli
Voto: 4,6