Recensione in anteprima – Torino 34 (2016) – Una splendida Rebecca Hall vince il premio miglior attrice al Torino Film Festival 2016 per questa sua interpretazione di Christine Chubbuck, una giornalista con un animo estremamente complicato e la cui storia ha ispirato “Quinto potere”.
Il 15 luglio 1974 Christine Chubbuck, 29 anni, giornalista di una tivù di Sarasota, Florida, dopo aver letto la notizia di una sparatoria in un locale della zona, estrae dalla borsetta sotto la scrivania una pistola e annuncia il proprio tentato suicidio, quindi si spara risolutamente alla nuca. Il film di Antonio Campos, scritto da Craig Shilowich, racconta gli ultimi tempi di Christine, la sua passione per il lavoro, il contrasto con le decisioni della rete e del suo capo, il fantasma della depressione che si era già affacciato in passato, in quel di Boston, e la premeditazione che l’ha condotta a inscenare il primo suicidio in diretta della storia del giornalismo televisivo.
Chi ha apprezzato “Quinto potere” di Sidney Lumet sa che il film del 1976 è ispirato proprio alla vera storia, accaduta due anni prima, che viene raccontata dal film di Antonio Campos in concorso al 34esimo Torino Film Festival. “Christine”, si concentra totalmente sulla protagonista. Non è un caso, quindi, che il titolo del film sia così ridotto al solo nome proprio della giornalista.
Christine Chubbuck è interpretata da Rebecca Hall in modo profondo e sentito. La sua performance è concentrata sullo stato d’animo di Christine, sulle sue paure, sui suoi ostacoli alla felicità. La presenza scenica dell’artista è talmente convincente da riuscire a rendere partecipe lo spettatore della profonda depressione di cui si sta ammalando Christine, della sua inadeguatezza nei rapporti sociali, della sua eccessiva paura di rimanere tagliata fuori dal mondo, dalla realizzazione dei suoi progetti e delle sue passioni.
Per questa magnifica interpretazione Rebecca Hall vince il premio come miglior attrice al Torino Film Festival 2016 e il premio è ampiamente meritato complice una sceneggiatura solida e diretta che non si perde in inutili stravaganze ma ci presenta una fotografia reale di Christine negli ultimi giorni precedenti il suo folle e provocatorio gesto.
Antonio Campos, nella sua regia, ha il pregio di dare ampio respiro alla sua star riuscendo a farla interagire perfettamente con il resto del cast, soprattutto con Michael C. Hall e con tutto lo staff principale dell’emittente tv. Scoop, servizi, dirette della tv offrono al regista l’opportunità di parlare anche di quel mondo negli anni settanta e di come, già da allora si iniziasse a puntare allo scoop truculento, sanguinoso per risollevare gli ascolti, per vendere di più, per avere più persone davanti alla tv. Non ci sono giudizi da parte del regista ma questo indiretto compito di condannare questa pratica è affidato al gesto estremo dei Christine e alle sue parole immediatamente prima mescolando l’informazione tecnica innovativa appena raggiunta (il colore) a un annuncio più che mai ironico, sarcastico, provocatorio appunto.
Come si giunge a quegli ultimi fondamentali minuti della pellicola rimane la parte più interessante del film. Ci viene presentata una Christine piena di idee e di impegno per il proprio lavoro che si scontra con i suoi insormontabili problemi di carriera, di incomprensione artistica e di marginalità riguardo alle sue avventure sentimentali praticamente nulle. Il suo sorriso a mezza bocca durante la visita dal dottore a cui confessa che a 30 anni è ancora vergine la dicono tutta su come Christine si senta fuori posto, in ritardo rispetto a una società che lei racconta ma che non riesce a vivere.
Voto: 7,5