Recensione in anteprima – Massimo Cappelli presenta il suo nuovo lungometraggio. Una commedia dei soliti equivoci, delle consuete contrapposizioni italiche e generali. Divertimento nella norma ma con una sceneggiatura stanca e che si affida troppo agli attori.
Una Volvo e una 500 si scontrano in piena Torino. Contrariamente alle aspettative, alla guida della Volvo c’è un aspirante attore squattrinato, Marco, insieme al suo migliore amico Andrea, mentre a bordo della 500 c’è un miliardario malavitoso, Carlito Brigante (il nome del protagonista del Carlito’s Way di Brian De Palma). Carlito fa a Marco una proposta che non potrà rifiutare: invece di pagare i danni causati dalla Volvo alla 500, Marco dovrà portare un gigantesco uovo pasquale (con sorpresa) da Torino a Torre del Greco, facendosi accompagnare dall’amico e dalla sorella di Andrea, Penelope, ex fidanzata di Marco in procinto di sposarsi con un altro. Si unirà a loro Chanel, l’ottantenne francese che il trentenne Andrea ha conosciuto su Internet e di cui si è invaghito credendola un’avvenente coetanea.
Il film di Massimo Cappelli è l’esempio classico di quel genere di film italiano che ha smarrito l’idea di “commedia” e tenta, in tutti i modi, di recuperarla. Si cercano nuove strade ma non le si seguono con energia e convinzione affidandosi poi al visto e rivisto o, al limite al prodotto che, in teoria, dovrebbe funzionare.
“Prima di lunedì” ha una confezione vagamente intrigante e interessante almeno nelle intenzioni ma uno sviluppo talmente prevedibile, ridondante, confusionario e ancorato alle macchiette teatrali che vanifica e dilapida tutto il patrimonio del soggetto iniziale.
Due sono i pregi e, allo stesso tempo i difetti principali del film. Vincenzo Salemme e Sandra Milo. Esatto, i due artisti, bravi nelle loro parti calamitano l’attenzione del pubblico ma costituiscono personaggi teatrali fini a sé stessi e fortemente caratterizzati da uno stereotipo oltremodo classico. Salemme, con impegno ritaglia un personaggio nelle sue corde mentre la Milo ha gran coraggio nel mettersi in gioco in una parte strana e solo fintamente sbadata.
Poi il regista si affida, ancora una volta a volti a lui cari, ad attori già utilizzati nei precedenti suoi film. Il caso più emblematico è il talentuoso Fabio Troiano, qui giovane adulto spiantato e con una situazione affettiva estremamente complicata.
La bella di turno, Martina Stella, l’imbranato di turno Andrea Di Maria, e il bello di turno Sergio Muniz completano il quadro di un film che strappa qualche risata soprattutto durante i titoli di coda con gli errori del film. Per il resto, durante tutto il trascorrere dei lungi 90 minuti il film annoia in diversi punti.
Voto: 5,2