Recensione – Distribuito direttamente su Netflix dal 9 aprile e sbarcato successivamente al cinema dal 26 aprile il film unisce ironia e provocazione affrontando l’ipotesi del ritorno di Hitler per le strade della Germania dopo più di 70 anni.

lui_e_tornato_1

Berlino, 23 ottobre 2014. In un preciso luogo della città (quale sia verrà esplicitato nel corso del film) Adolf Hitler ritorna in vita. La sua presenza viene casualmente registrata da un reporter di una televisione il quale, dopo aver subito il licenziamento, se ne accorge e decide di andarlo a cercare per utilizzarlo come attrazione che gli consenta di farsi riassumere. L’imitazione (così crede lui e credono anche alla tv) è perfetta e il Führer inizia a fare audience e ad attrarre consensi.

Ci sono argomenti scomodi per certe nazioni e certamente il periodo della seconda guerra mondiale è un argomento di questo tipo per la Germania soprattutto se si tira in ballo anche la figura di Adolf Hitler. Il dittatore tedesco, impersonato da Oliver Masucci è il protagonista di questo film esperimento e provocazione. Tratto dal bestseller omonimo scritto da Timur Vermes la pellicola vive della sua ironia giocando con l’impatto emotivo della gente comune nel ritrovarsi per strada quello che crede un attore che impersona Hitler in uno show.

lui è tornato_2

In realtà la provocazione è ben più sottile di una semplice e facile ironia. Quale impatto mediatico avrebbe Adolf Hitler se avesse a disposizione youtube, internet, tv, smartphone, ecc? Quanti e quali persone raggiungerebbe il suo pensiero? Sta di fatto che nel film Hitler diventa una star proprio perché muove una massa di persone convinte di credere a una recitazione piuttosto che a una verità conclamata.

L’impressionante e angosciante potenza di questo messaggio e di questo esperimento sancisce la potenzialità dei mass media e della cultura collettiva. E’ un po’ terrificante vedere la reazione più o meno costruita (alcune sono comunque prese live dalla strada con persone comuni) della gente a una risurrezione del genere. Hitler diventa un fenomeno da baraccone sfruttato dagli stessi produttori come fosse una serie-tv surreale. Diventa poi per alcuni un comico, per altri un pazzo uscito da un manicomio, per altri rappresenta il male peggiore da picchiare a prescindere. Ecco allora giustificate diverse bodyguard sul set per proteggere Oliver Masucci.

Lui-è-tornato-film

Ben ritmato, ben congegnato e ideato, “Lui è tornato” è un film interessante e molto perspicace e audace. Non sono pochi i momenti in cui qualche sorrisetto fuori programma viene colto dalla telecamera sul volto dell’Adolf del film. Un piccolo inconveniente da pagare se si vuole mantenere quel clima da Mokumentary più o meno organizzato. Un duro sforzo di prospettiva scrittoria che svanisce nella normalità. Forse è proprio l’ultimo passaggio al quale purtroppo non vi è soluzione di continuità che lascia un finale a diverse interpretazioni emotive e caratteriali.

Voto: 6,7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *