Recensione in anteprima – Il regista Alessandro Valori dirige un film su una famiglia all’apparenza perfetta ma che nasconde diversi segreti che riaffiorano inevitabilmente dal passato. Se la volontà c’è, lo svolgimento del film lascia non pochi dubbi in diversi ambiti. Al cinema dal 31 marzo.
Matteo è un abile meccanico che sogna di essere assunto a Maranello, nel frattempo lavora nell’officina del padre Italo e vive a casa con mamma Mariella e una sorellina down, Giulia. La loro vita serena viene interrotta dalla notizia dell’incidente stradale in cui ha perso la vita una persona che appartiene al passato di Italo. Non possiamo dire di più per non svelare i tanti misteri che si nascondono dietro l’esistenza solo apparentemente tranquilla di Matteo, ma accenniamo che da questo momento partirà una sorta di road movie verso una città di mare dove si nasconde la chiave del passato, e forse del futuro, di tutti i personaggi della storia.
In questo periodo, in Italia, c’è un gran discutere (molte volte a sproposito) di famiglia cosiddetta tradizionale e famiglia non tradizionale. Ecco per certi versi, questo film ne riprende un po’ le tematiche ma qui non si tratta di parlare di coppie dello stesso sesso ma di genitorialità in generale e soprattutto di un paio di famiglie che nascondono diversi angoli buii, alcuni segreti retti da bugie ormai consolidate.
Non parte male il film di Alessandro Valori e fino ad un certo punto risulta anche ben strutturato. Purtroppo le buone impressioni iniziali soccombono sotto il peso di una sceneggiatura che, scritta a più mani, non nasconde le diverse anime e i diversi spunti che, molto spesso finiscono nel vuoto e si perdono col passare dei minuti. Il colpo di scena, abbastanza telefonato e impreziosito dal racconto di quanto successo in passato che appare come un film (di fantascienza) nel film, non aumenta l’appeal e non risveglia quell’interesse nello spettatore.
E’ un vero peccato che, poi, nella vaghezza delle battute molto spesso piazzate nelle scene per creare la famosa battuta ad effetto si perdano anche gli attori, dei bravi attori con anche un curriculum alle spalle di un certo blasone. E’ il caso, per esempio di Maria Amelia Monti che recita nel film come fosse a teatro, ma il film non è teatro e, seppur brava sembra troppo fuori luogo una recitazione così forzata. Stesso dicasi dei protagonisti Simone Riccioni, Brenno Placido e dell’impiego della brava ragazza down Maria Paola Rosini, scene e situazioni troppo slegati tra loro. Menzione speciale per Biagio Izzo, in una rara interpretazione realmente drammatica.
Non si affronta mai un tema a fondo, consapevoli forse, e giustamente, che la vita ha molti aspetti che non sempre si ha il tempo di approfondire e poi non ci si aspetta mica da un film che sia un trattato di sociologia. Però, e questo però aleggia in tutta la seconda parte del film, non si capisce il motivo di alcune scelte, di alcuni montaggi al limite dell’errore e con una discutibile scelta stilistica. L’uso delle frasi fatte e di repentini cambi di alleanze e umori fanno perdere credibilità all’intero film e si fatica a non sentire il peso di 110 minuti di proiezione. C’è poi un bell’aggravio costituito dai molteplici finali assolutamente inutili all’intera economia della vicenda.
Un vero peccato, un’occasione mancata di porre al centro dell’attenzione 2-3 temi molto attuali e importanti. Purtroppo lo svolgimento pecca di molti piccoli errori che non fanno apprezzare il pur buon spunto di partenza.
Voto: 4,8