RecensioneNel giorno in cui si celebra il ricordo di Robin Williams, tristemente mancato l’11 agosto 2014, Cinematik.it posta la recensione di uno dei film più famosi dell’attore. Robin Williams veste i panni del dottor Hunter “Patch” Adams che, per primo capì l’importanza delle relazioni umane nella cura dei pazienti.

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Il giovane Patch Adams, dopo diversi tentativi di suicidio, viene ricoverato in un ospedale psichiatrico in cui il disinteresse nei confronti dei pazienti regna sovrano. La situazione non sarà diversa alla Facoltà di Medicina a cui si iscrive. Il preside Walcott è un individuo decisamente cinico. Patch non sopporta tutto questo e, quando potrà occuparsi in prima persona di un ospedale, ribalterà la prospettiva. Travestimenti da clown, terapia del buonumore, attenzione vera nei confronti dei pazienti divengono la pratica quotidiana.

Tratto dalla autobiografia del vero Hunter “Patch” Adams antesignano della risoterapia e di un’attenzione al paziente che vada oltre la mera diagnosi, il film è amato dal pubblico ma poco apprezzato dai critici. La dicotomia di giudizio non è originale, molti film la presentano e la presenteranno in futuro ma, certamente valutare “Patch Adams” non è cosa facile. Il film, inutile negarlo, diverte quando necessario, commuove fin troppo e ha un unico incontrastato protagonista e mattatore: un Robin Williams assolutamente a suo agio con la parte che, probabilmente, a scapito della popolarità tra il pubblico, doveva essere in qualche occasione frenato dal regista.

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Il regista è quel Tom Shadyac che dovrebbe già dire qualcosa a molti. Giunge a questo film con il pregio, o il difetto, fate voi, di aver lasciato briglia sciolta a Jim Carrey in “Ace Ventura”, Eddie Murphy in “Il professore matto” e ancora Jim Carrey in “Bugiardo Bugiardo”. Regista che lascia esprimere il talento comico di questi attori in modo forse eccessivo nei diversi film.

Questo probabilmente è uno dei difetti del film “Patch Adams”, il talento istrionico e oltremodo comico di Robin Williams funziona tantissimo nelle scene che vedono coinvolti i bambini o i malati ma risulta un po’ forzato in altre scene che necessitavano un focus più propriamente neutro se non drammatico. Sia chiaro, in questo film il tono drammatico fa capolino più volte tanto che l’involucro generale è più votato a far piangere con scene costruite ad hoc anche grazie all’immancabile e a tratti invadente colonna sonora alla lunga smielata oltre misura.

Sfiorando temi forti quali il suicidio, l’omicidio, la violenza sessuale, la morte, il cancro (molti dei bambini del film sono realmente malati) ma senza mai affrontarli in modo pesante il film scivola via accennando anche i caratteri degli altri personaggi secondari. Interessante e con trovate originali la storia d’amore che si innesta nel film quasi come un obbligo anche se presentata con particolare garbo.

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Il film, o meglio la figura di Hunter Adams nel film è stata disconosciuta dal vero Adams, criticandone l’eccessiva semplicità nel presentare i risvolti di un’attività che in realtà è stata vissuta in diverso modo e sicuramente non come una favola ma come un impegno costante e serio.

Al di là delle legittime critiche “Patch Adams” ha fatto breccia nei cuori degli spettatori e il giudizio finale, anche di questa recensione, è sicuramente ipertrofico perché deve tener conto di questo affetto nei confronti del personaggio interpretato da Robin Williams e  da come il film stesso mantiene inalterato l’interesse nel tempo, è infatti un film che ha già 16 anni.

Tra le (tristi) curiosità del film annoveriamo la presenza di un altro artista molto amato dal pubblico Philip Seymour Hoffman, strappato anch’esso al cinema da una morte prematura e antecedente a quella di Robin Williams di soli pochi mesi.

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Robin Williams sicuramente recita molto bene ma non fatichiamo a pensare che ha avuto film in cui ha recitato anche meglio quali per esempio “Risvegli”, “Mrs Doubtfire”, “La leggenda del Re Pescatore”, “Hook Capitan Uncino”, per non citare il premio Oscar in “Will Hunting – Genio Ribelle”. A un anno di distanza dalla sua scomparsa queste prove della sua bravura mancano a Hollywood come tutti i suoi fans e agli appassionati di cinema in generale.

Voto: 6,7

La frase: “Se si cura una malattia si vince o si perde, se si cura una persona, vi garantisco che in quel caso, si vince qualunque esito abbia a terapia”

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

2 pensiero su “Patch Adams”
  1. Nonostante la mia propensione per i film horror o action con parecchie sparatorie, credo che ormai abbiate capito che sono anche un romanticone e devo dire che il compianto Robin Williams è uno di quegli attori che con i suoi film, mi ha strappato più lacrime. Quindi “Patch Adams”, ma anche “l’uomo bicentenario”, così come “L’attimo fuggente” e ce ne potrei mettere altri, sono film che mi hanno commosso.
    I due non citati sopra sono recitati molto più misuratamente di quello oggetto della recensione. Sicuramente sono tutti accumunati dal one man movie dove da padrone la fa Williams e i comprimari, seppur bravi, devono per forza stare di lato. Proprio in questo caso Hoffman non lo conoscevo, ma mi aveva fatto parecchio incazzare il suo personaggio con il suo atteggiamento e i suoi modi perfettini ed invidiosi. Segno che la recitazione era ottima, perchè ha suscitato sentimenti.
    Devo dire che forse non essendo obiettivo proprio per i sentimenti mossi, i difetti (giusti) evidenziati dal recensore, non mi avevano colpito e anch’io sono rientrato nella schiera di coloro hanno amato il film. Certo è che pur disconoscendolo, chi sapeva prima del film chi fosse Patch Adams? Quindi capendo che la storia reale debba essere per forza più dura e drammatica della messinscena del film, mi chiedo se questa pellicola non abbia apportato prestigio proprio al reale Adams in tutto il mondo.

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