Recensione in anteprima – Partendo da un racconto del 1959 (“Tutti voi Zombie” di Heinlein) i gemelli Spierig costruiscono un adattamento fedele e un film con una buona regia, buona sceneggiatura e un eccellente ritmo nel seguire l’intreccio dei numerosi viaggi nel tempo che effettuano i protagonisti. In uscita l’1 luglio 2015
Tratto dal racconto “Tutti voi zombie” del 1959 di Robert A.Heinlein, il film racconta la vita di un singolare agente, magistralmente interpretato da Ethan Hawke (Nomination all’Oscar come Miglior attore non protagonista per Boyhood), che deve affrontare una serie intricata di viaggi spazio temporali, progettati per garantire l’applicazione della legge per l’eternità. Ora, al suo ultimo incarico, l’agente è all’inseguimento di un criminale che da sempre continua a sfuggirgli: l’obiettivo è salvare migliaia di vite messe in pericolo dai piani di questo terribile assassino.
C’era una volta il viaggio spazio-temporale, e c’è ancora a giudicare da questo film. Certo, di film con viaggi nel tempo ce ne sono a migliaia e molti risultano di bassa fattura ai limiti dell’improponibile e dell’incasinato. In Predestination ci sono due protagonisti, una è la storia che, con un andamento anche lento e continui flashback viene narrata nella prima metà e il secondo protagonista è proprio lo scorrere del tempo e i suoi viaggi all’interno di essi. L’originalità e il coraggio dei fratelli Spierig risiedono tutti nel narrare la vicenda della ragazza madre, una bella e brava Sarah Snook (a tratti sembra però il Leonardo Di Caprio dei primi tempi) in un bar al barista Ethan Hawke, anche lui su alti livelli. Una storia triste, lenta ma che getta le basi sia al rapporto di amicizia tra i due sia all’intero proseguimento del film stesso.
Pian piano ci vengono descritte le caratteristiche dei viaggi nel tempo, alcune ricordano e si rifanno a quanto conosciamo tramite Ritorno al futuro, altre sono innovative come il non poter andare in avanti o indietro nel tempo di oltre 53 anni dal punto zero, la creazione della macchina del tempo, anno 1981. In realtà il barista è un agente temporale, di quelli che devono mantenere l’ordine delle cose aggiustando dove possibile la storia per prevenire disastri o l’opera di criminali incalliti, in sostanza la stessa funzione degli agenti temporali della guerra temporale in Star Trek Enterprise.
Dalla seconda parte in poi, con un ritmo più incalzante e sempre mantenendo alta l’attenzione, i registi giocano con lo spettatore alla costruzione di un puzzle pezzo dopo pezzo. Un gioco ben riuscito, che, lascia all’abilità e alla fantasia del singolo spettatore capire in diversi momenti la soluzione dell’intera vicenda. Soluzione assolutamente non banale e che ovviamente non vi anticipiamo.
Una buona regia, una buona sceneggiatura e delle ottime prove degli attori principali. Il film, australiano, giunge in Italia dopo quasi un anno dall’uscita negli USA. Nel frattempo ha fatto incetta di premi nel continente australiano: miglior attrice a Sarah Snook, miglior fotografia, montaggio e scenografia a quelli che possono essere considerati come gli “Oscar” d’Australia. Premi che si vanno a sommare alle nominations nelle categorie: miglior film, regia, sceneggiatura non originale, costumi.
In sostanza un buon film, compatto, interessante dal punto di vista narrativo e con un ottimo utilizzo dei salti spazio-temporali. Consigliato per gli amanti del genere e della fantascienza in generale. Da sottolineare anche l’ottima colonna sonora che completa e accompagna molto bene ogni singola scena.
Voto: 7
I gusti son gusti e in realtà il film non è per niente male, è la storia che lì per lì mi è sembrata eccessiva ma ripensandoci, e contestualizzandola al 1959 quando fu scritta, bisogna prenderla per quello che è, una bella storia di fantascienza degli anni che furono con le tante ingenuità e la ricerca ossessiva dell’originalità.
Il 7 lo ritengo nel complesso eccessivo (ci può stare ma solo tecnicamente parlando), ma comprendo perfettamente di come possa essere un puzzle che colpisce in maniera molto diversa gli spettatori a seconda di come rimangono “sorpresi” dagli eventi.
È un puzzle temporale, molto impostato sui sentimenti e poco (diciamo molto meno di quello che ci si potrebbe aspettare da trama e trailer) sul thriller.
Un consiglio? Non cercare di capire a tutti costi e lasciarsi trasportare fino alla fine senza deconcentrarsi durante una prima parte molto verbosa.