Giovedì 19 febbraio, Iris, 23.45.
Probabilmente il miglior horror di tutti i tempi, e summa del cinema cerebrale di Stanley Kubrick. Un po’ per caso il film viene trasmesso in seconda serata dopo Profumo,, dal romanzo di Suskind di cui proprio il Maestro Stanley aveva inseguito a lungo i diritti di trasposizione.
SHINING
(The Shining, 1980, USA)
Horror
Regia di Stanley Kubrick
Con :
Jack Nicholson
Shelley Duvall
Danny Lloyd
Scatman Crothers
Durata: 146 minuti
Trama:
Jack Torrance ottiene un lavoro come custode dell’Overlook Hotel, sulle montagne del Colorado. Il posto è totalmente isolato durante l’inverno, e Torrance e la sua famiglia saranno gli unici occupanti dell’albergo per un lungo periodo. Quando le tempeste di neve bloccano la famiglia Torrance nell’hotel, Danny, il figlio di Jack (che ha poteri telepatici e di chiaroveggenza) scopre che l’albergo è infestato e che gli spiriti stanno lentamente portando Jack alla pazzia.
Curiosità:
Affascinato dai temi gotici, personalmente scettico ma anche convinto che ogni storia sull’aldilà fosse intrinsecamente positiva (“Se i fantasmi esistono vuol dire che c’è una vita dopo la morte, che non siamo condannati all’oblio”), il cineasta divorò decine e decine di romanzi e romanzetti, prima di imbattersi nel testo dell’allora emergente Stephen King (che, emozionatissimo, si affrettò a cedergli i diritti).
Stanley Kubrick aveva una grande pila di libri da cui sperava di ricavare un’idea per un film. Per un paio di ore, la sua segretaria sentì Kubrick prendere un libro, sfogliarlo
per circa un minuto e quindi lanciarlo contro la parete. Quando notò che ad un certo punto la scena non si era ripetuta, andò lei stessa a verificare cosa fosse successo, e lo trovò immerso nella lettura di “The Shining” di Stephen King. Lo scrittore ha affermato che questo è molto strano, perché l’inizio del libro è molto lento e non ha molto a che fare con il resto della storia.
Per Kubrick, Jack Nicholson era il più grande attore della sua generazione. Meditava di lavorarci assieme dal 1969 ed era convinto che solo lui avrebbe potuto far scivolare progressivamente il suo personaggio di scrittore in crisi nella follia più totale e maligna.
Il regista usò abbondantemente l’innovativa tecnica dello Steadycam (apparecchio che unisce i vantaggi di un dolly e quelli di una macchina a mano), con effetti eccellenti e a volte sorprendenti: basti pensare alle corse di Danny sul triciclo per i corridoi dell’albergo.
L’Overlook Hotel che si vede nel film è frutto di una spericolata combinazione. La facciata anteriore fu ripresa al Timberline Lodge, un albergo nell’Oregon; gli interni e tutto il retro sono stati invece ricostruiti negli Studi in Inghilterra (dove è stata girata la quasi totalità del film). A causa delle preoccupazioni dell’albergo, Kubrick cambiò il numero della stanza dell’orrore dal 217 (come nel libro di Stephen King) al 237. In effetti la 217 esisteva veramente e i proprietari del Timberline Lodge temevano che mai più nessuno avrebbe voluto dormirvi.
Se in italiano la frase che Jack ripete ossessivamente sulla macchina da scrivere è “Il mattino ha l’oro in bocca”, in originale è “All work and no play makes Jack a Dull Boy” (troppo lavoro e niente distrazioni rincretiniscono Jack), in spagnolo “No por mucho madrugar amanece màs temprano” (per quanto alzi all’alba non sarà mai troppo presto), in tedesco “Was Du heute kannst besorgen, das verschiebe nicht auf Morgen” (non rimandare a domani quello che puoi fare oggi).
I muri dell’Overlook Hotel sono costellati di foto che testimoniano i suoi antichi fasti. In realtà le immagini sono tutte tratte da film e notiziari appartenenti alla Warner.
La prima di Shining si tenne a New York il 23 maggio 1980, dopo tre anni di lavoro. Data la fredda accoglienza ricevuta dalla critica, cinque giorni più tardi Kubrick fece modificare parzialmente l’epilogo, tagliando la scena in cui il direttore dell’albergo va a trovare Shelley Duvall in ospedale, e gli dice che non è stato possibile ritrovare il corpo del marito. Per la successiva uscita europea ed australiana Kubrick eliminò altri 30 minuti circa (tra cui alcune allucinazioni di Shelley Duvall).
La mazza di baseball dei Louisville Slugger con cui Wendy Torrance stordisce Jack è firmata da Carl Yastrzemski.
Si dice che durante le riprese del film, Kubrick avrebbe chiamato King alle 3 di notte e gli avrebbe fatto domande come “Credi in Dio?”.
Secondo Kubrick la scena con le sculture di animali che prendono vita (presente nel libro) era irrealizzabile, così ebbe l’idea del labirinto.
Kubrick richiese 127 ciak a Shelley Duvall per una scena.
Nel film vi sono diversi cosiddetti “marchi di fabbrica” kubrickiani: l’uso dello zoom (quando Halloran è sul suo letto che guarda la TV) e le facce di Jack (quando insegue il figlio nel labirinto) e di Danny (quando vede le gemelline).
I quadri appesi nella stanza di Halloran erano già nel Korova Milkbar di “Arancia meccanica” (1971).
Ogni volta che Jack comunica con un “fantasma” vi è uno specchio nella scena.
Shining non ha avuto particolare fortuna con i riconoscimenti. Ha ricevuto soltanto il Saturn Award assegnato dall’Academy of Science Fiction, Horror and Fantasy Film, per il miglior film horror e come migliore attore non protagonista a Scatman Crothers.
Stephen King si è sempre dichiarato scontento di come Kubrick ha stravolto il romanzo e ne ha sceneggiato lui stesso una nuova versione risalente al 1997, chiaramente inferiore. In un’occasione, lo scrittore si è addirittura spinto a dire cose inenarrabili del tipo “Jack Nicholson, per quanto bravo, è completamente fuori parte”.
La locandina in giallo è di Saul Bass.
Esiste un documentario, Room 237, che prova a spiegare tutte le teorie simboliche contenute nelle immagini del film. King invece sta per pubblicare il sequel del libro.
Non c’è molto da dire, capolavoro da guardare e riguardare.
Comunque se lo si conosce abbastanza a memoria, molto bello da vedere il documentario citato.