Una delle tante versioni della novella di Charles Dickens. Tra le innumerevoli trasposizioni cinematografiche, abbiamo deciso, quest’anno, di non far torto al cinema e preferire una delle realizzazioni per televisione tra le più riuscite e apprezzate.

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È la vigilia di Natale in una Londra di metà ottocento, il vecchio Ebenezer Scrooge, avaro e scorbutico proprietario di un negozio di cambio che mal sopporta il clima di festa e allegria che coinvolge la città, respinge a malo modo l’invito a cena da parte di suo nipote Fred, ed è restio a concedere al suo mal pagato collaboratore Bob Cratchit l’intera giornata di ferie in vista della festività del 25 dicembre. Giunto l’orario di chiusura del negozio, dopo aver cacciato due uomini intenti a raccogliere donazioni per i poveri, Scrooge si reca solitario alla sua dimora. Mentre consuma un frugale pasto prima di andare a dormire, egli riceve la visita di uno spirito, quello di Jacob Marley, suo vecchio socio al negozio di cambio, morto esattamente sette anni prima, proprio la notte della vigilia di Natale. Lo spirito di Marley appare a Scrooge contorniato da pesanti catene alle cui cime pendono dei forzieri, catene che, come dice Marley stesso, sono conseguenza della sua avarizia e dell’egoismo perpetrati mentre era in vita. Scrooge, spaventato, chiede al vecchio socio come poter evitare che gli accada la stessa sorte, così Marley rivela a Scrooge di essere ancora in tempo per mutare il suo destino e, prima di congedarsi, gli annuncia la prossima visita di tre spiriti, quello del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro. I tre spettri con flashback, realtà e premonizioni, riusciranno a mutare l’indole meschina ed egoista di Scrooge, facendolo risvegliare la mattina di Natale con la consapevolezza che la ricerca del denaro e l’attaccamento alle sole cose materiali sono idoli sbagliati, mentre la carità e la fratellanza si faranno largo nel cuore del vecchio usuraio. (wiki)

acc1999W-989x1024Innumerevoli sono le versioni che riportano il racconto di Dickens, uno dei più famosi racconti di Natale. Questa versione televisiva ha il pregio di usare qualche effetto speciale di pregevole fattura, e avere nel cast degli attori cinematografici di buon livello. La regia ha un buon ritmo, la scenografia è impeccabile e riporta con ottimi materiali il paesaggio di una Londra coperta per lo più dalla neve di metà ottocento.

La sceneggiatura non priva di qualche piccola licenza e interpretazione, riporta fedelmente il racconto dell’autore persino con passaggi che possono essere considerati dei particolari di poco conto ma che hanno il loro senso. Un esempio su tutti: la mascella riposizionata da Scrooge al defunto Marley.

Patrick Stewart, noto televisivamente e cinematograficamente come Capitano Picard per la serie Star Trek Next Generation ai tempi delle riprese e noto ora anche come dottor Xavier della serie X-men dà volto, fattezze, interpretazione e voce (lo sentiamo anche cantare in lingua originale con un’ottima intonazione) all’avido Scrooge. La sua caratterizzazione non è mai oltre le righe tanto da apparire credibile sia nella parte del tiranno taccagno quanto via via nel più ravveduto e dolce degli zii, dei datori di lavoro.

Noto anche per aver portato a teatro quel personaggio classico del film, Stewart non è nuovo a interpretare sia per il teatro che per piccolo e grande schermo protagonisti dei grandi classici letterari, nel 1999, anno del film è infatti appena reduce dall’interpretazione del capitano Achab nel film “Moby Dick”. “Canto di Natale” è l’ulteriore prova della sua bravura recitativa, come buona è anche la parte del fantasma del passato, interpretata dal premio oscar come attore non protagonista per “Cabaret” Joel Grey.

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Con una discreta colonna sonora e fotografia tutto il film non ha grandissime peculiarità ma non sfigura ed è stato apprezzato 15 anni fa come lo è tuttora quando passa nei palinsesti di qualche canale tv.

Voto: 6,5

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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