Nota bene: quasi la totalità delle scene del film sono dilatate temporalmente. Questo è uno di quei film che potrebbe essere definito “lento”. Ma la lentezza non è un difetto quando la dilatazione delle scene viene usata per trasmettere qualcosa allo spettatore. Qualcosa che può essere impazienza, disagio, angoscia, pace e mille altre emozioni.
Così in “giocando a fare il morto” ci sono alcune scene particolarmente lunghe, come la scena d’apertura o la scena in cui Quaid non riesce a prender sonno. La dilatazione temporale è difficile da rendere con la sola scrittura, io ci ho provato abusando probabilmente di alcune espressioni ma come sempre il lavoro decisivo si svolge nella vostra immaginazione.
Panoramica da molto in alto. Un gruppo di indiani sta cavalcando in cerchio intorno ad una compagnia di soldati bianchi in divisa. Gli indiani hanno avuto decisamente la meglio e stanno festeggiando. Le urla selvagge e il rumore dei cavalli si odono fortissime. La mdp dall’alto gira a sua volta intorno alla scena.
Dopo il lungo festeggiamento, qualche indiano si ferma e scende da cavallo. Uno alza la testa ad un cadavere in divisa e ne estrae lo scalpo.
Mdp a terra, inquadra una parte del volto all’altezza degli occhi di un uomo bianco disteso a terra. ha gli occhi sbarrati. La sua faccia è in mezzo all’erba incolta.
Si odono passi che si avvicinano.
L’ultimo grido lontano di un uomo. Lo scalpiccio dei cavalli. Le urla degli indiani.
I passi si avvicinano.
Dagli occhi dell’uomo inquadrato si forma lentissimamente una lacrima.
In uno stelo d’erba davanti all’uomo a terra sale una mantide religiosa, lentamente.
I passi si avvicinano ancora.
La lacrima inizia a scendere dall’occhio.
La mantide religiosa viene schiacciata, lo schermo è oscurato per un secondo.
Davanti al volto dell’uomo inquadrato l’erba è ora schiacciata, la mantide è come non fosse mai esistita.
Passi che si allontanano.
Le urla degli indiani aumentano.
la lacrima tocca terra, l’occhio rimane sbarrato immobile. Eppure si legge la paura.
Il rumore dei passi si fa indistinto e si confonde con quello dei cavalli e degli indiani.
Lo scalpiccio dei cavalli si allontana velocemente.
Silenzio assoluto, prolungato. La scena è immobile.
Si iniziano a sentire i rumori della natura, la luce cala, si fa notte.
La mdp resta sul volto dell’uomo. L’occhio si chiude.
La mdp è ora più lontana, vediamo la figura dell’uomo intera. E’ sdraiato nell’erba, sotto la luce della luna.
Scena immobile, il rumore dei grilli, degli uccelli. Si fa giorno rapidamente.
L’uomo faticosamente si alza e si guarda intorno. Uccelli carnivori stanno banchettando con i cadaveri dei suoi commilitoni. Si guarda intorno. Vede un cavallo a fianco di un cadavere. Si dirige verso quel cavallo.
Giunto a fianco del cavallo da’ una rapida occhiata al cadavere a cui quel cavallo doveva sicuramente appartenere. Il cadavere è scalpato.
Harv Emery (al cavallo): siamo rimasti solo tu ed io. Il soldato semplice Harv Emery ed il cavallo del sergente Herwood.
Prende la borraccia dal cavallo e si disseta.
Si guarda intorno, da’ un’altra occhiata al cadavere del sergente.
Torna a bere dalla borraccia.
Harv Emery (al cavallo): ed ora, bello? Non possiamo andare ad ovest, al forte…. sarei impiccato per codardia… nè posso andare ad est da solo. Quello è territorio Pawnee. A sud ci sono le montagne… non ci rimane che il nord…
Il soldato monta in sella, si calca il cappello in testa e s’incammina lentamente. La mdp rimane ferma a vederlo scomparire all’orizzonte.
Partono i titoli di testa che proseguono per una lunga sequenza che vede sempre Emery a cavallo in luoghi diversi di giorno, di notte, sempre solo, sempre in scenari naturali diversi.
Fine dei titoli di testa.
Emery è inquadrato da lontano, alla sua destra, più vicino, un ranch interamente in legno. Silenzio assoluto.
Emery è sul cavallo ed è fermo. Studia la situazione. Nemmeno i rumori della natura si odono, il silenzio è assolutamente innaturale.
Emery si mette in moto verso il ranch, molto lentamente, molto circospetto.
Raggiunge il ranch, nel gelido silenzio solo il rumore dei passi del suo cavallo. Non vede nulla e nessuno, decide di fare il giro del ranch.
Giunto dietro la casa si imbatte in un cadavere. E’ nello stesso stato in cui riversava il sergente Herwood: scalpato.
Primo piano di Emery, immobile, quasi impassibile. Si guarda intorno, tra i boschi vicini al piccolo ranch.
Scende lentamente da cavallo.
Va verso la porta del ranch, entra sempre molto lentamente, prudentemente.
Harv Emery: Ehi! C’e’ nessuno?
Silenzio.
Emery osserva la tavola. E’ imbandita per una persona.
Si serve da bere nel bicchiere che era in tavola. Beve soppesando la situazione. Appoggia il bicchiere al tavolo. Esita ancora qualche secondo poi si siede. Dalla scodella a centro tavola si serve una grossa porzione di cibo ed inizia ingordamente a mangiare. Stacco.
Emery ha quasi finito, ora è completamente a suo agio. Finito il pasto si alza. Squadra a lungo una sedia a dondolo dall’altra parte del tavolo. Decide di provarla. Si culla un po’ in quella sedia, rilassato, sguardo verso l’orologio a pendolo posto di fronte a lui. Stacco.
Emery è addormentato sulla sedia a dondolo.
Primissimo piano di una mano che impugna un grosso coltello da cucina appuntito. Il coltello si avvicina a Emery. Nell’inquadratura entra l’altra mano della persona che impugna il coltello. La mano libera da’ una spintarella a Emery per svegliarlo.
Amery apre gli occhi e vede il coltello, caccia un urlo e scatta all’indietro rovesciando la sedia a dondolo e cadendo a terra.
Punto di vista di Emery: la persona che ha il coltello in mano è una donna: è inquadrata dal basso e sembra più minacciosa, più imponente. Ha vestiti ben curati ed è evidentemente tanto bella quanto spaventata. Lo spavento si trasforma lentissimamente in stupore.
Donna: Harv…!?
Emery si rialza in piedi velocemente, riprendendosi abbastanza in fretta dallo spavento appena preso.
Harv Emery: signora? C-ci conosciamo?
Primissimo piano della donna. E’ bellissima ed inquietante.
Donna: beh, non molto…
La donna va verso la finestra, appoggia il coltello e fissa l’orizzonte dando le spalle a noi e ad Emery.
Donna: … visto quanto a lungo sei mancato. Sei stato via così tanto che temevo fossi scappato!
Harv Emery non dice nulla. Fissa con allenato sguardo deciso la donna e si siede a capotavola dove poco prima ha banchettato.
Dalla dispensa la donna estrae una bottiglia di liquore.
Donna: ma non lo faresti mai vero Harv?
La donna serve il liquore nel bicchiere di Emery.
Donna: non lasceresti mai la tua Nadine?
Nadine raccoglie i piatti e le posate dalla tavola, andando a sfiorare Emery, facendogli sentire il proprio profumo.
Poi si allontana e inizia a pulire piatti e posate con uno strofinaccio.
Nadine: ma ora basta… è bello avere di nuovo a casa il mio amato marito…. dove deve essere.
Emery sorseggia il liquore mantenendo il solito sguardo impassibile e senza dire una sola parola. Stacco.
Si è fatta notte. Emery è solo nella stanza della scena precedente. Sta guardano le fiamme ardere nel caminetto acceso. Lo sguardo è perso , sta riflettendo su ciò che è successo.
Nota sopra al caminetto un piccolo ritratto di un uomo. Prende in mano il ritratto, in basso è scritto Harv Holten. L’uomo ha una certa evidente somiglianza con Harv Emery, ma ha una lunghissima barba di cui Emery è privo.
Nadine (voce fuori campo): Harv caro? Non vieni a letto?
Emery rimette a posto il ritratto. E si dirige verso la camera da letto. Dalla soglia della porta vede Nadine a letto. E’ semiseduta ma solo le spalle nude di lei sono fuori dalle coperte. Negli occhi le si legge il desiderio.
Emery lentamente inizia a togliersi i vestiti. Stacco.
La mdp inquadra il volto di Nadine, ha gli occhi chiusi. Emery sale su di lei, le bacia lentamente il collo e scende.
Nadine: amami caro! Ama la tua Nadine
Stacco. Inquadratura del fuoco ardente nel caminetto. Stacco.
Emery dorme o sembra dormire. Allunga il braccio verso dove dovrebbe essere la sua amante. ma il letto è vuoto. Si tira su e osserva il letto vuoto. Si alza.
Stacco. Nadine è nella camera del caminetto. E’ nuda, in mano ha il coltello da cucina con cui si era presentata a Emery. Sta guardando fuori dalla finestra il nulla del buio con sguardo perso. Sullo sfondo, dalla soglia della porta che dà alla camera da letto, si intravede la sagoma di Emery. La scena e’ molto scura illuminata solamente dalla luce della luna che penetra dalla finestra e dall’irregolare illuminazione fornita dal fuoco del caminetto ancora acceso.
Emery (preoccupato): Nadine?
Emmery si avvicina alla donna e la abbraccia dolcemente da dietro.
Emery: E’ tutto a posto… ora sei al sicuro con Harv.
Emery si stacca da lei e tenta di prendere il coltello.
Emery: non ti serve il coltello.
Nadine, sempre con sguardo apatico anche se non guarda più fuori dalla finestra, non molla la presa ed anzi stringe a se il coltello.
Emery la fissa per un po’, poi la conduce verso la stanza da letto.
Emery: okay… tienilo se ti fa sentire meglio.
Nadine si sdraia nel letto, Emery le rimbocca le coperte. Nadine continua a stringere il coltello al petto. Chiude gli occhi. Emery è sdraiato al suo fianco il gomito appoggiato al letto e la testa sorretta dal palmo della mano. Fissa Nadine con il suo solito sguardo impenetrabile. Stacco.
Emery è chinato su un lavandino fuori dal ranch e si sta lavando la faccia. Rialzandosi si specchia e si osserva. Ha la barba di una settimana. Se la tocca continuando a guardarsi allo specchio. Si asciuga la faccia continuando a fissarsi.
Torna in casa. In tavola una colazione ricca e abbondante servita da una Nadine sorridente e tranquilla, abituata a svolgere queste normali e quotidiane mansioni.
Emery non è più in divisa ma è in abiti normali. Stacco.
Emery è all’esterno del ranch e sta sistemando il recinto, segando un tronco d’albero. Il rumore della sega è molto forte. Il tronco si spezza. Emery finalmente alza gli occhi e vede 3 indiani a cavallo che lo stanno osservando.
Primissimo piano degli occhi di Emery, che assumono la solita espressione decisa.
Gli indiani ed Emery si fissano a lungo. Poi un guizzo negli occhi di un indiano, che dice qualcosa nella sua lingua incomprensibile e parte al galoppo seguito dagli altri due.
Emery rimane a fissarli mentre scompaiono in fretta nel bosco. Poi resta a fissare il bosco per un lungo momento.
Emery (sussurrando, a se stesso): se ne vanno via come se non esistessi affatto! Forse è così! Credono di avermi già ucciso! Credono che io sia morto, che sia uno spirito…
Emery si dirigie deciso verso il ranch. Prende la sua divisa ben piegata da un armadio dentro la casa. La butta nel caminetto acceso e la guarda bruciare.
Esce di nuovo all’esterno della casa. Con piccone e badile inizia a scavare una piccola buca.
Entra di nuovo all’interno del ranch, ne esce dopo qualche secondo con in mano la colt d’ordinanza e la butta nella buca che ha appena scavato. Ricopre la buca. Stacco.
E’ notte. All’interno della casa, debolmente illuminata, Emery è davanti al caminetto acceso che sta pulendo un fucile da caccia. Stacco.
Emery e Nadine a tavola consumano un lauto pasto, servito da lei, senza scambiarsi alcuna parola. La scena è prolungata e muta, con solo il rumore delle stoviglie e delle mandibole. Stacco.
Emery e Nadine a letto. Emery è sopra di lei e stanno facendo l’amore. Emery la bacia dappertutto con foga e passione. Lei è sotto, ha la bocca aperta in un sorriso e gli occhi aperti e fissi verso il soffitto. Stacco.
Nadine dorme. Ha in mano il solito lungo ed appuntito coltello. Emery ha di nuovo un gomito appoggiato al letto e la testa sul palmo della mano e sta osservando Nadine dormire.
Finalmente si lascia andare anche lui ed appoggia la testa al cuscino chiudendo gli occhi. La mdp lo riprende a lungo. Emery si agita, cambia posizione ed alla fine si mette a testa in su e apre gli occhi. Resta in questa posizione qualche minuto.
Si alza. Va nella stanza della sedia a dondolo. Prende da una mensola uno specchio, va davanti al caminetto e si guarda. La barba ora è lunga e folta. Emery si osserva e si tocca la barba.
Si alza e va per rimettere a posto lo specchio.
La Mdp inquadra i piedi di Emery e quando calpestano una certa asse si ode uno strano scricchiolio.
Emery rimette lo specchio dove l’aveva prelevato e torna sui suoi passi.
La mdp torna sui suoi piedi e quando calpesta l’asse di prima si sente di nuovo lo strano scricchiolio. Emery si ferma. Si piega ed esamina l’asse. E’ leggermente diversa dalle altre. Emery tenta di sollevarla e con minimo sforzo ci riesce. Sotto c’è qualcosa, è un nascondiglio segreto. Tastando con le mani Emery riesce faticosamente ad estrarre un diario. Si avvicina al caminetto e legge la prima pagina (che noi vediamo in primo piano mentre la voce fuori campo di Emery la legge).
Emery (voce fuori campo): 10 giugno. Non riesco a credere alla mia buona sorte. Dopo essermi perso per mesi, mi sono ritrovato in questo piccolo ranch nella valle. Proprietaria ospitale… e bella. Potrei anche abituarmi…
Nadine (fuori campo, chiamando assonnatamene): Harv…
Emery rimette frettolosamente ed il più in silenzio possibile le cose come stavano. Si rialzano e nella penombra intravediamo i suoi occhi sbarrati e la sua espressione nervosa come mai prima d’ora. Stacco.
Emery è chinato su un lavandino fuori dal ranch e si sta lavando la faccia. Rialzandosi vede qualcosa e corre a nascondersi.
A qualche decina di metri dal lavabo, c’è Nadine che sta tirando su acqua da un pozzo. E sta confabulando con alcuni soldati in divisa. La scena la vediamo dal punto di vista di Emery e quindi non sentiamo cosa si dicono. Dopo un breve confabulare i soldati si allontanano. Emery tira un sospiro di sollievo e va verso Nadine abbracciandola. Stacco.
In camera da letto Nadine e Emery stanno facendo l’amore. Emery è sempre sopra di lei ed è molto più focoso delle volte precedenti. Le coperte sono tirate in fondo al letto, le loro bocche si cercano e si uniscono con foga. Stacco.
Emery tira fuori il diario da sotto il pavimento.
Primo piano della pagina, la voce dell’uomo si sente fuori campo.
Emery (voce fuori campo): 8 agosto. Nadine continua a preoccuparmi. Io non sono un ranchero, lo so, ma lei si arrabbia per ogni inezia. Sembra che lo sciocco sia io. Temo che la stia perdendo… o peggio ancora, quegli occhi amorevoli sono diventati duri, pieni d’odio… Credo che dovrei andarmene, ma c’è qualcosa che mi trattiene…
Nadine (voce fuori campo, decisa): Harv?
Emery trasale e rimette in fretta tutto a posto, si alza e si gira verso la porta della camera da letto. Girandosi vede sulla soglia nella penombra la figura di Nadine, completamente nuda, totalmente disinibita, il coltello nella mano lungo il fianco, non più stretto al petto come prima.
Nadine: non vieni a letto?
Stacco.
Emery in primo piano imbraccia il fucile. E sta puntando qualcosa. Siamo all’esterno e le condizioni metereologiche sono molto cambiate. E’ inverno ed è tutto bianco. Emery indossa una pelliccia grezza ma apparentemente molto calda.
Spara.
Un cervo è abbattuto e cade pesantemente a terra macchiando il bianco del panorama con il rosso del suo sangue.
Emery si dirige lentamente verso il cervo abbattuto ostacolato dalla neve alta che gli arriva alle ginocchia. Si sentono rumori, forse un’altra bestia. Emery guarda verso la direzione dei rumori. Dalle frasche sbuca un pellerossa. I due sono molto vicini, si fissano negli occhi a lungo. Anche questa volta l’indiano ha un guizzo come se negli occhi di lui avesse letto qualcosa, quindi lancia il suo cavallo al galoppo (per quel che è possibile vista la neve alta) e si allontana il più velocemente possibile, quasi spaventato.
Primo piano di Emery, impassibile eppure perplesso.
Emery (sussurrando, fra se): perchè?
Stacco. E’ notte ed Emery è davati al solito caminetto acceso che sta leggendo il solito diario nascosto sotto il pavimento.
Parte un flashback, con la voce di Emery fuori campo.
Emery (voce fuori campo): 20 agosto. Sono a casa dopo una giornata di baratti. Il carro è stato circondato dai Pawnee. Per lo più ubriachi (immagini dall’alto di 3 indiani intorno ad un carro nel quale vediamo una donna e un uomo barbuto). Gli ho dato l’alcool che avevo (immagini da vicino di un indiano che tracanna abbondantemente da una bottiglia di liquore). Ma non se ne andavano. Gli ho dato tutto ciò che avevo, anche l’orologio di mio nonno. Quello è sembrato soddisfarli…. (inquadratura di un indiano con lo sguardo particolarmente torvo ed un copricapo con grandi corna che lo differenzia dagli altri) tranne uno. Ha sollevato la sua ascia indicando Nadine (l’indiano solleva l’ascia indicando la donna…. l’uomo al suo fianco protesta vigorosamente). Il più grande mi ha sfidato a mani nude.
Nadine sul carro mentre i due uomini se le danno di santa ragione. Senza grossi problemi l’enorme indiano ha la meglio lasciando l’uomo piegato in ginocchio sanguinante ed impotente. L’indiano felice per la vittoria ride e gli molla un calcio in faccia.
Emery (voce fuori campo): Ha riso. Hanno riso tutti. Poi si sono avventati su Nadine e mi hanno costretto a guardare…
L’indiano più grosso strappa i vestiti di dosso metodicamente a Nadine mentre un altro indiano la trattiene con la forza. Un terzo indiano tira su la testa per i capelli all’uomo bianco costringendolo ad osservare la scena. La Mdp resta sull’uomo mentre sul fondo si odono i rumori della violenza. Stacco.
Gli indiani sono gia lontani all’orizzonte. L’uomo bianco si rialza faticosamente. Raccoglie quello che è rimasto dei vestiti di Nadine e glieli porta, coprendola alla bell’e meglio. Nadine ha lo sguardo assente, apatico, spento.
Emery (voce fuori campo): poi sono spariti…. ma Nadine non era più la stessa…. una luce nei suoi occhi …. non sparita… piuttosto, cambiata… specialmente quando guardava me.
Fine del Flashback. Si torna ad inquadrare Emery che sta leggendo.
Emery (voce fuori campo): 5 dicembre. Ora so perchè i Pawnee non si sono più avvicinati al ranch dall’incidente. Non sono io che consideravano uno spirito malvagio…. Non sono io che quei superstiziosi temono…. E’ Nadine! I Pawnee le fiutano la follia. Quell’odore si è attaccato al ranch… ed ora a me. E’ diventato il fetore della morte. A tempo debito… sarà la mia rovina. Non posso fuggire nei boschi selvaggi, ma nemmeno rimanere in questa tela del ragno. Tutti questi anni che ho vissuto fintamente.
Ora sono morto.
Emery rimane a fissare un po’ il vuoto nel caminetto acceso. Poi rimette a posto il diario dove l’aveva trovato. Mentre sta risistemando l’asse….
Nadine: Harv caro? Non vieni a letto?
Emery si gira di scatto e la vede sulla soglia della porta della camera da letto. Nuda, disinibita e bella come sempre. Il coltello in mano. Si gira lentamente e torna in camera da letto. Emery si rialza dopo aver finito di sistemare il diario sotto l’asse del pavimenti e la segue.
In camera da letto Nadine completamente nuda si sdraia e non si copre. Il coltello sempre in mano, lungo il fianco.
Emery si sdraia di fianco a lei
Emery (voce fuori campo, bassa quasi un sussurro): …ed in verità l’idea di non poterla più tenere tra le mie braccia è più insopportabile della morte stessa…
I due sono sdraiati uno fianco all’alto, entrambi fissano il soffitto. Primo piano di lui dall’alto. Suda copiosamente, ha gli occhi aperti lo sguardo tesissimo.
Emery (voce fuori campo): …ed aspetto…
Primo piano di lei dall’alto. Occhi aperti ma apatici, assenti.
Emery (voce fuori campo): …ed aspetto…
Inquadratura di lei dal fianco, la mdp appoggiata al letto. Tranquilla indifferente.
Inquadratura di lui dal fianco, la mdp appoggiata al letto. Suda sempre, occhio sbarrato. Davanti alla telecamera immobile passa lentamente il coltello che lei tiene in mano (l’ha sollevato).
Emery (voce fuori campo): …ed aspetto…
Primo piano degli occhi di lui dall’alto. Gronda di sudore, gli occhi atterriti. La camera scende lentamente, arriva alla bocca. La spalanca in un grido silenzioso. Fiotti di sangue nero rapidissimamente oscurano la telecamera.
Schermo nero.
Titoli di coda