PRESENTA

DIAMOND DOGS PARTE II

UN FILM DI GIUSEPPE TORNATORE

EST. VILLA – SERA

Inizio piano sequenza: Ci troviamo nel bel mezzo di un banchetto organizzato all’aria aperta, sotto dei tendoni eleganti. Ci muoviamo in mezzo a tavoli altrettanto eleganti e imbanditi di stuzzichini. Sullo sfondo si vede la vegetazione di un ampio giardino. La gente vestita in smoking e lunghi abiti chiacchiera serenamente col sottofondo musicale. Passiamo accanto alla signora Isaacson (Helena Boham Carter) che sta chiacchierando con altre due donne, che scoppiano in una risatina contenuta.

Andiamo oltre, scoprendo il signor Isaacson (David Duchovny) che sta fumando una sigaretta mentre chiacchiera con un uomo grassoccio.

Musica in sottofondo

Si inizia a sentire un brusio e la mdp prosegue il cammino tra i tavoli, scorgendo i volti dei presenti che incuriositi si voltano tutti verso una direzione. Qualcuno porta le mani alla bocca, qualcun altro sorride sotto i baffi, qualcuno è indignato e distoglie lo sguardo.

La mdp è arrivata a ridosso dell’ingresso della villa, sale le scale sulle quali sono inquadrate due gambe nude femminili e poi il corpo completo. Una ragazza sulla trentina, mora, indossa solo reggiseno e mutandine e guarda la mdp sorridendo (Anna Paquin).

Fine piano sequenza.

La signora Isaacson guarda la figlia con gli occhi sbarrati, cercando di nascondere l’imbarazzo. Si fa avanti tra la folla, assieme al marito. In sottofondo sentiamo qualche risata.

Lui è il primo che arriva davanti a Ruth, l’afferra per un braccio e la trascina dentro casa.

La musica sfuma.

INT. VILLA – SERA

La madre entra con loro e quando la porta si chiude, le dà uno schiaffo in faccia. La ragazza rialza il capo, continua a sorridere. Il padre la afferra da un braccio e la trascina via, verso delle scale.

La madre si porta le mani ai capelli, fermandosi a fissare il vuoto.

Stacco.

Est. strada – giorno

Le strade di Manhattan sono brulicanti di persone, ragazzini e auto che riempiono l’aria di fumo. Sono inquadrati due ragazzi di spalle che camminano sul marciapiede.

Uno dei due si ferma, indica l’entrata di un negozio e i due entrano.

Int. negozio – giorno

Davanti al bancone del negozio di alimentari c’è una donna grassa che guarda i due di sbieco.

Li vediamo dalla sua soggettiva. Sono Christmas (Hayden Christensen) e Joey (Steve Howey), cresciuti.

JOEY Buongiorno signora, come andiamo?

DONNA Abbiate almeno la decenza di togliervi quel sorriso da quelle facce di merda.

Joey smette di sorridere, mentre Christmas ha uno sguardo indifferente.

JOEY Dovresti mostrare un po’ più di rispetto.

CHRISTMAS Poche chiacchiere Joey. E anche tu. Sai quant’è, avanti.

La donna annuisce, si abbassa e apre un cassetto con una chiave. Prende alcune banconote, che poi lancia sul bancone. Joey le afferra prontamente, infilandosele in tasca.

CHRISTMAS Buona giornata.

La donna non risponde e i due ragazzi se ne vanno. Stacco.

EST. STRADA – GIORNO

Christmas e Joey sono arrivati davanti il negozio di Pepper, il macellaio.

CHRISTMAS Vai tu, ti aspetto qua.

JOEY Te la fai sotto, Diamond Dog?

CHRISTMAS Non mi va di salutarlo.

Joey sorride tra sè ed entra in negozio. Christmas si poggia al muro, aspettando. Alcuni pensieri lo travolgono, guarda in basso.

Davanti l’entrata ci sono Christmas e Santo bambini che fanno le feste al cane Lilliput.

Il Christmas adulto alza poi lo sguardo, sentendo dei rumori. I due bambini scompaiono.

Poco dopo la porta della macelleria si apre e Joey esce col naso insanguinato e il volto spaventato. Pepper (Andrew Divoff)lo segue imbracciando un coltellaccio.

JOEY Andiamo.

Christmas e Pepper si scambiano qualche occhiata. Il secondo ha il viso duro, ammonitore. Christmas distoglie poi lo sguardo, afferrando Joey per un braccio e portandolo via.

JOEY Figlio di puttana. Me la paga.

CHRISTMAS Lo hai provocato?

JOEY E se anche fosse?

CHRISTMAS Allora te la sei cercata.

JOEY Me la pagherà, oh se la pagherà.

Pepper guarda i due ragazzi andar via. Christmas si volta un’ultima volta e i due si scambiano uno sguardo. Pepper sorride amareggiato.

Stacco.

INT, SET – GIORNO

Un uomo vestito da esploratore è nascosto dietro alcuni cespugli, ha con sè una donna che ha l’aria di essere una selvaggia, essendo vestita di abiti fatti di foglie.

ESPLORATORE Li troveremo. E poi li salveremo.

VFC Stoooop!

La mdp inquadra un set attorno alla scena che abbiamo visto. Un uomo si alza dalla sedia e allarga le braccia.

REGISTA Non mi piace. Voglio una luce diversa. Proviamo ad aggiungere un riflettore.

TECNICO Bill! Dove cazzo sei?

Da dietro un separé appare Bill (Emile Hirsch) che attende istruzioni.

TECNICO Sentito il regista? Va a prendere un riflettore dal magazzino.

BILL Faccio subito signor McLane.

Bill esce dal set, entrando in un corridoio buio e attraversandolo.

Il suo sguardo prima rilassato si trasforma in un’espressione dura, resa ancora più cupa delle ombre del corridoio che mostrano solo pochi tratti del suo viso. Lento zoom verso i suoi occhi.

Stacco.

INT. VILLA – GIORNO

Dettaglio degli occhi di Ruth. La mdp indietreggia lentamente, fino a inquadrarla a mezzo busto. E’ seduta su una poltrona di un salotto e nella stanza ci sono anche il padre e la madre. Quest’ultima ha in

mano un bicchiere di vino quasi vuoto e cammina avanti e indietro nervosamente.

SIG ISAACSON Per l’ultima volta, perchè lo hai fatto?

SIG.RA ISAACSON Ma è ovvio, è per il gusto di metterci in ridicolo.

Ruth non risponde, ha lo sguardo altrove, rivolto a una finestra.

SIG ISAACSON Cerca di capirci, di venirci incontro. Noi non vorremmo prendere decisioni drastiche, ma ultimamente non sei più te stessa. Prima la cucina sottosopra, poi la… la merda di cane nella borsa della signora Ivory!

Ruth sorride tra sè.

SIG ISAACSON E ora questo. Come ti è saltato in mente?

SIG.RA ISAACSON Nessuno vorrà più venire, te ne rendi conto?

RUTH Non credo, secondo me si divertono un mondo a prendervi per il culo.

La madre le dà uno schiaffo, Ruth piega la testa e poi la fa tornare a posto, come se nulla fosse.

RUTH Credi che continuando a picchiarmi otterrai qualcosa, mamma?

La madre beve l’ultimo sorso di vino, poi getta il bicchiere per terra, ai piedi di Ruth, facendolo rompere in mille pezzi.

Ruth inarca un sopracciglio, appare divertita. La donna va via di corsa.

Il padre sospira, poi si abbassa sulle ginocchia in modo da avere la figlia alla stessa altezza.

SIG ISAACSON Ruth, sarò sincero con te. Se non cambierai questo comportamento, saremo costretti a mandarti in qualche istituto. Siamo preoccupati per te.

RUTH Per me o per la vostra reputazione?

SIG ISAACSON Non capisci…

RUTH Capisco bene papà. Ho da sempre capito che di me non ve ne importa niente. Tu coi tuoi soldi, mamma con la sua reputazione…

Il padre si mette in piedi, sconfortato. Guarda la figlia, poi se ne va, lasciandola sola. Ruth si rannicchia sulla poltrona, tornando a guardare fuori dalla finestra.

Stacco.

INT. CASA LUMINITA – NOTTE

Christmas si sveglia di soprassalto. E’ nel suo letto, ma in sottofondo si sentono dei rumori provenire da fuori. La finestra è aperta. Si affaccia per guardare e nota che oltre alcuni palazzi c’è un bagliore giallo che illumina la strada. Stacco.

EST. STRADA – NOTTE

Christmas e con lui diversi curiosi, sono per strada. Chi in pigiama, chi come lui vestiti. Si dirigono tutti quanti verso la zona dalla quale viene il

Musica in sottofondo

bagliore. In alto si vede già il fumo. Superata la traversa è ben visibile un corposo incendio. Riconosciamo la macelleria di Pepper, avvolta dalle fiamme. Christmas sgrana gli occhi.

In sottofondo si sentono le sirene dei vigili del fuoco. Una donna urla alla folla.

DONNA Pepper è dentro! Era dentro!

UOMO Che dici? Sarà a casa sua!

DONNA No, è stato sfrattato da qualche mese, dormiva là dentro!

Christmas ha lo sguardo impaurito, avanza verso il negozio senza sapere bene cosa fare.

UOMO Ragazzo, dove vai? E’ pericoloso.

Christmas si avvicina ancora, il fumo lo fa tossire. Cerca una via d’ingresso, ma divampano alte sia dalla porta che dalla

Lui si avvicina ancora, ma viene fermato prima.

UOMO Che credi di fare, idiota?

avvolge e lo le fiamme finestra.

dall’uomo di

Christmas viene trascinato via, senza distogliere gli occhi dalle fiamme, che sembrano ipnotizzarlo.

Intanto il camion dei pompieri si ferma con uno stridio delle gomme e gli uomini iniziano a lavorare per cercare di estinguere il fuoco.

Christmas è fermo, trattenuto ancora da quell’uomo, a guardare le fiamme.

Dissolvenza.

La musica sfuma.

INT. CASA DI CHRISTMAS – NOTTE

Christmas è seduto al tavolo della cucina, una coperta sopra le spalle. Gli occhi lucidi colmi di rabbia, una tazza fumante sul tavolo. Seduta di fronte a lei c’è la madre (Marisa Tomei), che lo guarda con apprensione.

CHRISTMAS Ti faccio schifo, non è vero?

La madre sospira, tenendosi la testa. Poi scrolla il capo.

CETTA Non sei stato tu. Ti conosco, non ne saresti capace.

CHRISTMAS Se sono stato io o Joey o uno qualsiasi degli uomini di Big Head, che differenza fa? Siamo stati noi.

MADRE Tu non sei come loro!

Il ragazzo guarda la madre poco convinto. Lei si alza e si avvicina al figlio, facendogli poggiare la testa sulla sua pancia e carezzandogli i capelli. Sorride. Christmas sembra un po’ imbarazzato, ma non dice né fa nulla.

MADRE Ne è passato di tempo dall’ultima volta che ti ho coccolato così. Deve per forza capitare qualcosa di brutto per poterti abbracciare?

Christmas non dice nulla.

MADRE Mi manca il ragazzino di allora.

CHRISTMAS Non c’è più, mamma.

MADRE Io lo sto guardando in questo momento. E tu puoi farlo tornare. Si può sempre tornare indietro, basta volerlo.

Dettaglio degli occhi di Christmas. Stacco.

INT, ISTITUTO MENTALE – GIORNO

Musica in sottofondo.

Ruth indossa un vestito da notte e una vestaglia sopra, sta camminando lungo il corridoio asettico di quello che sembra un ospedale. Incontra un infermiere che trascina la sedia a rotelle con sopra un vecchietto dall’aria smarrita. Ruth guarda l’uomo, che la guarda a sua volta.

Stacco.

Ruth è seduta in una poltrona, di fronte alla scrivania di un medico.

MEDICO Non avere paura di aprirti.

MEDICO Perché ti ostini a non

Ruth non dice nulla, distoglie alla finestra.

MEDICO Vuoi parlarmi di quello che è tanti anni

RUTH Non ho paura.

parlarmi di te?

lo sguardo e lo rivolge

successo alla tua mano fa?

Ruth di scatto ritrae la mano, tasca e guardando il medico con aria dura e occhi lucidi. Sembra non avere intenzione di parlare. Il medico la guarda rassegnato, scrollando il capo.

Stacco.

La ragazza è tenuta ferma da due infermiere robuste che provano a farle aprire la bocca mentre una terza gli infila una pillola.

INFERMIERA Dai Ruth, fa la brava!

Dopo un po’ riescono a farle chiudere la bocca e a farla ingoiare. Lei le guarda con odio mentre vanno via insieme. Si corica nel suo letto in posizione fetale, chiudendo gli occhi.

Stacco.

La musica sfuma.

Ruth è seduta al tavolo in un’ampia stanza con altri tavoli. Davanti a lei c’è il padre: ha l’aria un po’ trascurata, un filo di barba e i capelli lunghi.

nascondendosela in

SIG ISAACSON Gli affari vanno bene. Tua madre è solo un po’ preoccupata per il fatto che gli ultimi film che abbiamo prodotto non abbiano incassato come i primi, ma è solo un momento e passerà. Abbiamo ancora qualcosa in banca, possiamo riprenderci.

Ruth guarda il padre con sguardo assente, come se non lo stesse ascoltando.

SIG ISAACSON Ho parlato col dottore, ha detto che stai facendo dei passi avanti. Magari tra qualche settimana te ne torni a casa, ok? Se il dottore dice che è presto, gli parlerò io e gli dirò che ti rivogliamo, ok? Manchi a me e tua madre. Anche a lei, sì…

RUTH Papà, tra poco c’è la seduta di gruppo. Dovresti andare a casa, dalla mamma.

SIG ISAACSON Già… lei non sta molto bene. Ha tentato…

RUTH Dovresti andare papà.

L’uomo annuisce, a disagio. Poi sorride, si china e prende un sacchetto da terra, porgendolo a Ruth.

SIG ISAACSON Questa è per te. Era di tuo nonno, ho pensato che ti sarebbe piaciuta.

Ruth apre il sacchetto e tira fuori una macchina fotografica.

SIG ISAACSON E’ un po’ vecchia ma funziona ancora. Ho parlato col direttore, mi ha detto che qua fuori, a pochi passi c’è un fotografo. Ti potrà far uscire e potrai andare là a farle sviluppare. Ha detto che ti farà bene.

L’uomo si alza, poi con modi di fare un po’ impacciati si avvicina alla figlia e l’abbraccia. Lei non ricambia, restando immobile.

Poi si allontana, lasciandola sola. Lei guarda attraverso l’obbiettivo, inquadrando il padre di spalle mentre esce dalla porta. Scatta la foto.

Stacco.

INT, SET DI UN FILM – SERA

Bill si trova nel set, sta trascinando un carrello con sopra un grosso riflettore. Il set è vuoto, ci sono le scenografie montate, ma la troupe se ne è andata.

Un rumore di passi lo fa voltare. Si tratta della stessa attrice che abbiamo visto prima recitare, ora però vestita normalmente.

Bill si ferma, guardandola passare vicino a sè.

ATTRICE Ho dimenticato la borsetta.

La donna sorride a Bill, che ricambia il sorriso. Lei poi fa una smorfia un po’ civettuosa, squadrando da capo a piedi il ragazzo. Dura pochi istanti, poi prosegue oltre andando verso il camerino.

Bill la segue con lo sguardo.

BILL Ruth?

L’attrice torna sul set con la borsa ritrovata e inarca un sopracciglio.

ATTRICE Come hai detto?

BILL Mi ricordi Ruth. Era una troia, non faceva che provocarmi. Lei una sera mi ha chiesto di uscire, ma voleva solo essere scopata. Tu sei come lei, vero? La borsetta l’hai dimentica di proposito.

ATTRICE E quindi io ti ricordo una troia?

La donna non sembra affatto indignata, anzi rallenta il passo e guarda Bill con desiderio. Poi indietreggia lentamente, arrivando sul set, in mezzo a dei cespugli finti.

ATTRICE E cosa hai fatto a questa Ruth?

Bill si avvicina alla donna, poi la spinge, facendola cadere per terra.

BILL L’ho colpita. Lei voleva essere colpita.

Bill si mette in ginocchio, a cavalcioni sopra di lei e le dà uno schiaffo sulla guancia. Lei geme, ma allo stesso tempo sorride.

BILL Poi ha chiamato la polizia. Mi cercano ancora, sai?

ATTRICE Oh, devi essere un gran cattivone allora!

Bill la colpisce ancora, più forte. Poi si slaccia i pantaloni e contemporaneamente alza la gonna della donna.

ATTRICE Sì!

Bill inizia a penetrarla, tenendole una mano sulla gola. La donna inizialmente prova piacere, è eccitata. Poi però inizia a impallidire e si tocca la gola, chiedendo di lasciarla, ma senza poter parlare.

Bill la penetra sempre più velocemente, lei è sempre più pallida. Con l’altra mano le dà uno schiaffo, poi le afferra il polso e lo stringe forte.

Dopo una decina di secondi, lui viene e finalmente la lascia. Lei si mette seduta, tossendo, affamata d’aria.

ATTRICE Stronzo.

Bill sembra trattenersi dal farle dell’altro male, si guarda intorno come se volesse controllare che non ci sia nessuno. Lei si alza e lui pare abbandonare il pensiero che aveva in mente.

Anche lui si alza e la guarda andar via di corsa. La scena è vista da una soggettiva distante.

Un uomo, dentro una cabina, sembra aver assistito a tutto, infatti sorride. Osserva l’attrice andar via e Bill che torna al suo lavoro. Gli va incontro, uscendo dall’ombra nella quale era nascosto e lo vediamo meglio in viso (Oliver Platt).

Bill lo guarda un po’ allarmato, coi nervi tesi.

UOMO Ti chiami Bill, lavori con gli elettricisti, vero?

BILL E tu chi sei?

UOMO Saresti in grado di rifare quello che hai fatto davanti una cinepresa?

BILL Sei della polizia?

UOMO No idiota, sono l’uomo che può renderti ricco.

Primo piano di Bill, diffidente ma interessato. Stacco.

INT. STAZIONE RADIO – GIORNO

Christmas si trova davanti un grande edificio, sulla cui sommità c’è un’insegna: “N Y R”

Stacco.

Il ragazzo è davanti una segretaria, una ragazza con gli occhiali che lo guarda divertita.

SEGRETARIA E così vuoi lavorare a qualche trasmissione, eh?

CHRISTMAS (un po’ a disagio) Sì, perchè?

SEGRETARIA Ti va bene un posto da presentatore? In prima serata magari?

CHRISTMAS In prima serata?

La ragazza ride, poi gli dà un pezzo di carta sul quale ha scritto due righe.

SEGRETARIA Porta questo a Cyril, giù in magazzino. Ci arrivi facendo il giro del palazzo. So che sta cercando un aiuto, se hai fortuna potresti avere il posto. Attento però, odia i bianchi.

Christmas afferra il foglio, per nulla convinto. Stacco.

INT. MAGAZZINO – GIORNO

Christmas è entrato in un magazzino pieno di scaffali ricolmi di pezzi metallici. Un uomo visto di spalle sta lavorando su un bancone.

CHRISTMAS Sei Cyril?

CYRIL Chi cazzo sei tu?

CHRISTMAS Mi chiamo Christmas, sono qua per il posto.

CYRIL Che cazzo di nome è Christmas? E’ un nome da negro.

Cyril si volta (è Bill Cobbs), guardando di sbieco il ragazzo.

CYRIL E tu non sembri nero nemmeno per il cazzo. Comunque a me non serve un aiutante, vattene.

CHRISTMAS (avvicinandosi) Mi hanno detto che cerca un aiuto e io sono qua. O forse la mia faccia non ti piace? E’ troppo bianca per te?

CYRIL Tu parli troppo, bianco.

Christmas fa qualche passo dentro la stanza, arriva davanti a uno scaffale e prende una vecchia radio malconcia.

CYRIL Non toccare.

CHRISTMAS Allora che posso fare?

Cyril sbuffa, porta gli occhi al cielo. Poi gli lancia uno straccio, che il ragazzo afferra al volo.

CYRIL Lucida quelle valvole. E non darmi fastidio.

Gli indica un mucchio di arnesi posati su uno scaffale. Christmas appare divertito dal modo di fare di quell’uomo e si sposta verso lo scaffale.

Stacco.

INT, LOCALE – SERA

Piano americano di Christmas che sta per colpire con una stecca una palla da biliardo. Nell’inquadratura appare un altro ragazzo (Matt Smith) che si mette accanto a lui e osserva la traiettoria della palla.

Musica in sottofondo

Sentiamo il rumore delle palle che cozzano, Christmas sbuffa mentre l’altro sorride, gongolando.

CHRISTMAS Fanculo Santo, togliti quel sorriso dalla faccia.

Stacco. I due amici sono poggiati al bancone del locale.

CHRISTMAS Capo reparto eh? Che ti avevo detto? Avresti fatto carriera.

SANTO E tu? Mi ha detto mia madre che le ha detto tua madre che hai trovato un lavoro.

CHRISTMAS Beh, sì. Per ora lavoro in una radio.

SANTO Cazzo, dici sul serio? Una radio!

Santo abbraccia l’amico in maniera molto focosa, tanto da andare addosso a un uomo seduto accanto (che impreca) e Christmas l’allontana sorridendo.

CHRISTMAS In realtà è il magazzino della radio. Ma si parte dal basso, no?

I due rimangono per un po’ in silenzio, come se fossero entrambi colti da alcuni pensieri o rimembranze del passato.

SANTO Da ragazzino mi dicesti che volevi lavorare in radio perchè Ruth ti potesse sentire.

Christmas distoglie lo sguardo, sorride.

SANTO L’hai più cercata?

CHRISTMAS Ho smesso di provarci.

SANTO Secondo me…

CHRISTMAS Santo, ne abbiamo già parlato. Le ho scritto per due anni e l’unica risposta che ho avuto è stata quella lettera dove mi diceva di non scrivere più, che era finita.

Santo poggia una mano sulla spalla del ragazzo, che però sorride.

CHRISTMAS Chi se ne importa? E’ una storia passata, eravamo ragazzini.

Il discorso viene interrotto da un terzo uomo che si avvicina loro, Joey, sbucando quasi all’improvviso e abbracciandoli entrambi da dietro.

JOEY Guarda un po’ che bella rimpatriata, i Diamond Dogs al completo!

CHRISTMAS Ciao Joey.

SANTO Come va?

Santo è visibilmente infastidito da quella presenza e nemmeno Christmas sembra a suo agio.

JOEY Non c’è male, si lavora. Come tutti del resto, no? Cazzo Christmas, come ti è venuto in mente di andare al lavorare in quello schifo di magazzino? Sotto un nero, per giunta.

CHRISTMAS Non ho firmato nessun contratto, Big Head lo sa.

JOEY A Big Head non piace questa situazione. Ci ha riflettuto su e ha detto che se te ne vai, lui ci rimette economicamente.

Christmas assume uno sguardo seccato, mentre Joey è sempre sorridente.

CHRISTMAS Joey, vattene.

Joey si avvicina di più, continuando a sorridere, ma con fare più aggressivo.

JOEY Non sto scherzando Diamond Dog. E nemmeno Big Head scherza, lo sai. Torna a lavorare domani se non vuoi farli arrabbiare. E sai quanto stronzo sa essere. Può

far perdere il lavoro a tua madre due dita.

Christmas si alza dallo sgabello e camicia, lo avvicina a sé.

CHRISTMAS Non ti è bastato far fuori

JOEY Il tuo amichetto se l’è Doveva pagare.

con lo schiocco di afferra Joey per la

Pepper, eh? cercata.

Christmas è infuriato, sembra stia Santo gli posa una mano sulla spalla. Christmas allora lo spintona indietro, lasciandolo. Joey si sistema il colletto, infastidito ma ancora sorridente. Anche Santo si è alzato e guarda Joey con aria dura.

JOEY Divertitevi ragazzi!

Detto ciò, gira i tacchi e va via, confondendosi tra gli altri avventori del locale.

Santo e Christmas sono pensierosi, si lanciano un’occhiata.

SANTO Non avrai intenzione di fare quello che dice?

CHRISTMAS Non lo so. Devo pensarci. Devo andare a parlare col boss e chiarire la cosa, o non mi lasceranno in pace.

SANTO Verrò anch’io.

CHRISTMAS Cosa? Andiamo, questa non è una missione dei Diamond Dogs.

per colpirlo, ma

SANTO Domattina, alle 8. Ci vediamo sotto casa tua. Lascia fare a me.

Christmas osserva l’amico che sorride tra sè, incuriosito. Stacco.

INT, ISTITUTO MENTALE – GIORNO

Continua la musica in sottofondo.

Ruth è nella sua stanza e sta guardando il cortile dalla finestra con una grata di ferro. Il sole è prossimo al tramonto e le barre della grata formano delle ombre che si proiettano nella stanza.

La ragazza prende la macchina fotografica dal cassetto del comodino, se la rigira tra le mani, poi la punta verso l’ombra delle sbarre e scatta una foto, che vediamo dalla soggettiva dell’obbiettivo.

Stacco.

Ruth sta camminando per il corridoio dell’edificio, con la macchina al collo.

Si sofferma davanti a una porta aperta, che dà su una cucina in cui due cuoche stanno lavorando. Una di loro si asciuga il sudore dalla fronte, poi si poggia sul tavolo per riposare.

Ruth si avvicina incuriosita, inquadrandola con la macchina fotografica. Vediamo la scena dall’obbiettivo in bianco e nero, della cuoca che ha un’aria molto triste oltre che stanca.

Click della macchina. Stacco.

INT. COVO DI BIG HEAD – GIORNO

Continua la musica in sottofondo.

Christmas e Santo sono in un locale angusto, abbastanza tesi mentre aspettano qualcosa.

Dopo un po’ si apre una porta e un vecchietto fa loro cenno di entrare.

SANTO Fa parlare me.

CHRISTMAS Ti è andato di volta il cervello?

Santo non risponde, camminando dinanzi a Christmas, che lo guarda stupefatto e preoccupato allo stesso tempo.

Stacco.

Christmas e Santo sono in piedi davanti una scrivania alla quale è seduto Big Head (Wade Williams), che li sta guardando tranquillamente.

BIG HEAD Ti sei portato la guardia del corpo?

Il vecchietto che è con lui sorride, mentre Santo avanza di un passo. Dettaglio della sua gola che inghiotte la saliva.

SANTO Signore, mi è parso di capire che lei non intende permettere a Christmas di lavorare autonomamente perché ciò causerebbe una perdita nei suoi introiti.

BIG HEAD Che cazzo sei, un fottuto avvocato?

SANTO E’ come ho detto io?

BIG HEAD Sì spilungone, Christmas lavora con me e non può andarsene quando gli fa comodo.

Christmas fa un passo avanti, sta per parlare, ma Santo lo ferma con un gesto della mano.

SANTO Il problema quindi è solo la perdita? E diciamo, a quanto ammonterebbe questa perdita?

BIG HEAD Dove vuoi arrivare?

SANTO A quanto ammonterebbe questa perdita, signore?

Christmas guarda l’amico in maniera perplessa, mentre Big Head sembra riflettere tra sè. Poi alza lo sguardo, come se avesse capito.

BIG HEAD Ne voglio duecento.

SANTO Ne avrà duecentoventi se dà la sua parola d’onore di non intervenire mai più nelle scelte di vita di Christmas o della sua famiglia, o della mia.

CHRISTMAS No, Santo…

Ancora una volta Christmas avanza per dire qualcosa, ma viene fermato da Santo che gli mette una mano davanti al petto.

Big Head si scambia qualche occhiata con il vecchio, poi guarda Christmas e Santo. Si mette in piedi, infilando una mano dentro la giacca.

Primo piano di Santo, con delle gocce di sudore sulla fronte e per la prima volta uno sguardo impaurito. Christmas si fa attento, fa un passo avanti.

Big Head prende dalla giacca un fazzoletto, con il quale si asciuga l’angolo delle labbra.

BIG HEAD Se ci tieni tanto ragazzo, accetto la tua offerta.

Christmas si rilassa, mentre Santo avanza, stringendo la mano del boss, ancora sudato.

Stacco.

La musica sfuma.

EST. STRADA – GIORNO

Christmas e Santo sono usciti dal locale e camminano lungo il marciapiede. E’ una giornata piovosa, ma le gocce non sembrano dar loro fastidio. A un certo punto Christmas si ferma ed entra in un vicolo, nervoso.

Santo lo segue.

CHRISTMAS Sei impazzito forse? Dove li trovo adesso duecentoventi dollari? Sai che ci fanno se non li paghiamo?

SANTO Certo che lo so. I soldi li metto io.

CHRISTMAS Ti sei dato allo spaccio di liquori forse?

SANTO Il lavoro paga bene. E anche mio padre ha un po’ di soldi da parte. Ne ho già parlato con lui stanotte, è d’accordo. Te lo dobbiamo, dopo quello che hai fatto per me.

Christmas guarda l’amico con uno sguardo ancora indeciso.

SANTO Consideralo un prestito. Sappiamo tutti e due che un giorno sarai ricco e allora potrai ridarmeli con gli interessi.

Christmas scoppia a ridere, poi abbraccia Santo, che ricambia afferrandolo e facendolo alzare da terra.

Per poco i due non rischiano di cadere su una pozzanghera.

La mdp li riprende in campo lungo mentre continuano a scherzare e chiacchierare addentrandosi nel vicolo.

Stacco.

INT. MAGAZZINO – GIORNO

Christmas sta osservando da vicino Cyril che sta riparando la cassa di uno stereo. Il ragazzo è molto interessato e il vecchio gli lancia ogni tanto qualche occhiata.

CYRIL Hai finito di là?

CHRISTMAS A che serve questo?

CYRIL E’ l’oscillatore. Serve a generare la frequenza. E vedi questa vite?

CHRISTMAS Non ne capisco niente Cyril, basta così.

CYRIL Che me lo chiedi a fare allora?

Christmas sorride e si alza dal tavolo, per avvicinarsi a una parete dove tra varie carte c’è appesa anche una foto che raffigura una anziana donna di colore.

CHRISTMAS E’ tua madre?

CYRIL Sei un ignorante come tutti i bianchi, ragazzo.

Christmas la guarda più da vicino, ma non sembra riconoscerla. Il vecchio sbuffa, avvicinandosi alla foto e fissandola intensamente.

CYRIL Non è mia madre. E’ Harriet Tubman. Era una schiava. Il suo padrone la prestava ad altri negrieri. L’hanno picchiata, legata con le catene, le hanno spaccato la testa e le ossa. Poi è riuscita a scappare e da quel momento ha aiutato decine e decine di schiavi a scappare. Dopo la guerra civile c’era una taglia di quarantamila dollari sulla sua testa. Più di qualsiasi altro criminale dell’epoca. Perché Grandma Moses, come la chiamiamo noi, era peggio di un criminale per voi bianchi.

Cyril guarda Christmas negli occhi.

CYRIL Parlava di libertà e questa è una parola di cui voi bianchi vi riempite la bocca e basta. Ma in bocca a un negro diventa un crimine. Ha lottato fino alla fine per abolire la schiavitù. E’ morta qui nella contea di New York il 10 marzo del 1913. E ogni dieci marzo io sputo su qualcosa che appartiene un bianco, per onorarla. Perciò non lasciare niente di tuo in giro quel giorno, sei avvertito.

Cyril se ne torna al tavolo, mentre Christmas osserva la foto.

CHRISTMAS Mia madre è italiana. E l’hanno trattata come una specie di negra.

CYRIL Cazzate.

La radio emette un rumore, un ronzio.

CYRIL Vieni a reggermi questo cavo.

Christmas si avvicina, afferrando con una pinza un cavetto e alzandolo per far lavorare meglio Cyril. Lui però gli prende la mano e la sposta, mettendola nella posizione esatta.

Stacco.

CHRISTMAS Grazie.

CYRIL Tu parli troppo.

INT, FOTOGRAFO – GIORNO

Ruth, vista dall’interno di un negozio, bussa alla porta. Non riceve risposta, così la ragazza apre ed entra. Notiamo che dietro di lei, dall’altra parte della strada, c’è un infermiere che si fuma una sigaretta e

la tiene d’occhio. Ruth indossa dei jeans e una camicia e ha con sè la macchina fotografica.

VFC UOMO Arrivo subito.

Rumore di passi dalle scale, poi un uomo anziano appare sorridendo (John Lithgow).

FOTOGRAFO Posso esserle utile?

RUTH Sono… lei ha parlato col direttore…

FOTOGRAFO Ah, sì, devi essere la signorina Isaacson.

RUTH Ruth.

FOTOGRAFO Bene Ruth, è un’ottima macchina quella che tieni in mano. Hai delle foto da sviluppare?

Ruth consegna la macchina al fotografo.

FOTOGRAFO Sei mai stata in una camera oscura?

Primo piano di Ruth che sembra pensierosa, poi scrolla il capo.

Stacco.

INT. CAMERA OSCURA – GIORNO

I colori della stanza sono quelli del classico rosso cupo. Assistiamo in dettaglio alle operazioni che portano allo sviluppo delle foto. I fogli vengono immersi in un liquido, poi prelevati e messi ad appendere.

Primo piano di Ruth che sta stretta nelle spalle, col respiro frequente, come se quell’oscurità la stesse opprimendo.

La ragazza guarda la porta, come se volesse uscire alla svelta.

FOTOGRAFO Eccole.

Ruth viene distratta dal fotografo che le fa cenno di avvicinarsi. Alcune foto stese sono pronte e si vedono le immagini.

In una c’è l’ombra delle sbarre della finestra della sua camera.

In un’altra c’è la figura della cuoca malinconica.

In un’altra c’è una anziana vecchietta che ci sorride tendendoci una mano, piena di rughe ma felice.

FOTOGRAFO Sono molto belle.

Ruth continua a guardarle.

C’è una foto con una pianta dalle foglie morte. Un’altra ha il primo piano di un ragazzo mentre sta ridendo sguaiatamente, quasi con le lacrime agli occhi.

In un’altra c’è il primissimo piano degli occhi di quel ragazzo, con una lacrima.

FOTOGRAFO Hai del talento Ruth.

Musica in sottofondo.

Il fotografo si allontana, come se riflettesse tra sè. Poi si volta all’improvviso.

FOTOGRAFO Che ne dici se chiedo al direttore di farti lavorare con me? Sai, mi chiamano per feste, banchetti, e una mano non mi dispiacerebbe.

Ruth lo guarda un po’ diffidente, poi dà un altro sguardo alle foto.

RUTH Mi pagherà?

FOTOGRAFO (scoppiando a ridere) Così mi piaci ragazza!

Ruth lo guarda andar via dalla camera continuando a ridere e quando è sola e guarda ancora le foto, anche nel suo volto appare un vago sorriso.

Stacco.

Continua la musica in sottofondo.

INT, STUDIO REGISTRAZIONE – SERA

Christmas sta attraversando un corridoio dello studio della radio portando con sè uno scatolone dall’aria pesante. Entra in una porta spingendola con la schiena, ritrovandosi in una stanza con una donna alle prese con una radio.

DONNA Oh, sei il magazziniere nuovo?

CHRISTMAS Mi chiamo Christmas. Questo dove lo poso?

DONNA Lascialo pure a terra, ci penseranno i ragazzi a sistemare quella roba. Allora Christmas, come ti trovi?

CHRISTMAS (posando la scatola) Non era proprio quello che mi aspettavo quando mi è venuta l’idea di lavorare in una radio, ma è un inizio.

DONNA E’ questo lo spirito giusto. Chiudi tu?

La donna indossa il cappotto, pronta per uscire. Nel farlo lo saluta con un sorriso che nasconde un’aria anche maliziosa e lui risponde con un altro sorriso, guardandola andar via.

Scuote la testa, sospirando. Poi si guarda intorno, ammirando la console piena di manopole e tasti, con diversi microfoni. Si siede sulla sedia, avvicinandosi a uno dei microfoni e battendo con le dita. Non fa alcun rumore.

Prova a premere diversi tasti, fino a quando si sente un fischio acuto che lo fa allontanare con una smorfia. Il microfono ora sembra funzionare.

CHRISTMAS Prova…

La sua voce è amplificata nella stanza. Si guarda intorno, poi sorridendo si avvicina nuovamente.

Stacco.

CHRISTMAS Buonanotte New York…

Continua la musica in sottofondo.

INT. STUDIO RADIO – SERA

Un uomo (Jason Lee) con indosso un cappotto sta attraversando il corridoio, lo stesso che abbiamo visto prima. Si chiama Karl.

In sottofondo si sente la voce di una persona che parla alla radio. L’uomo incuriosito si avvicina a una stanza, dove cinque persone stanno ascoltando rapiti quella voce che proviene da un altoparlante.

Nella stanza c’è un vetro a specchio che mostra dall’altro lato Christmas che sta parlando al microfono, senza però poter vedere la gente da questo lato. Il ragazzo è immerso nel buio, a tratti distinguiamo la sua sagoma.

VOCE CHRISTMAS …perchè la regola fondamentale del gangster è che un uomo possiede una certa cosa fino a quando riesce a tenersela…

KARL Chi è?

Un inserviente di colore con in mano uno scopettone gli fa cenno di far silenzio, mentre una ragazza con gli occhiali alza le spalle, divertita.

VOCE CHRISTMAS Vi domanderete come so tutte queste cose. Bè, è facile. Io sono uno di loro. Sono il capo dei Diamond Dogs, la più famosa banda del Lower East Side. Sono stato un morto di fame…

DONNA Scusa Karl, ora lo fermo.

KARL No, aspetta.

Nella stanza sono entrate altre persone, un altro inserviente e un’altra donna, anche loro incuriositi da quella voce.

VOCE CHRISTMAS …nasce tutto nei Five Points di quello che allora si chiamava il Bloody Ould Sixth Ward, il Sesto Distretto. Ma nè io nè voi eravamo nati, per fortuna…

Karl osserva uno degli inservienti che sorride e guarda l’altro, annuendo.

VOCE CHRISTMAS Erano posti selvaggi e malsani formati dall’incrocio di Cross Anthony, Orange e Little Water… Non conoscete queste strade?

DONNA Mai sentite.

VOCE CHRISTMAS E invece scommetto che ci siete passati decine di volte. Anthony Street è l’attuale Worth Street… La Orange ora si chiama Baxter. E Cross è Park Street. Little Water invece è scomparsa… allora, quante volte avete camminato su quegli storici marciapiedi?

Gli inservienti sorridono, mentre Karl si dirige verso la parete dove c’è un telefono, sul quale compone un numero. Dopo un po’ qualcuno risponde.

VOCE AL TELEFONO Pronto?

Karl non dice niente, si limita a porre il telefono per aria.

VOCE CHRISTMAS E in quello strano posto, pieno di saloon e di sale da ballo, che era una specie di Coney Island dell’epoca, frequentata da gente come noi, marinai, ostricai, operai e impiegati dal salario modesto, nacque la cultura del gangster, che a quei tempi era molto più rozzo di adesso.

VOCE AL TELEFONO Pronto? Chi è che parla? E’ uno scherzo?

Gli inservienti continuano a sorridere, così come tutti gli altri attratti da quelle parole pronunciate in tono profondo e graffiante.

VOCE CHRISTMAS E’ tardi, si è fatta ora di lasciarti, New York.

Gli ascoltatori dell’altra stanza borbottano e Karl li osserva sorridendo.

VOCE CHRISTMAS Ma presto tornerò e vi racconterò degli slum, dei reclutatori, della Old Brewery, di Mose il gigante, di Gallus Mag, di Patsy the Barber e di Hell-Cat Maggie, una donna che non vorreste mai incontrare. E vi svelerò le gesta dei gangster di oggi, quelli che frequento ogni giorno e che voi vedete in giro per le strade coi loro sgargianti vestiti di seta. Vi insegnerò a parlare come loro e vi racconterò le avventure fantastiche che si nascondono nei vicoli della nostra città.

Stacco.

Primo piano di un uomo a telefono, quello a cui Karl ha chiamato. Sta ascoltando, ma è irritato.

VOCE CHRISTMAS Vi lascio con una storiella su Monk Eastman, ai tempi in cui lavorava come buttafuori in una sala da ballo all’inizio della sua sanguinaria carriera e manteneva la calma nel locale con un enorme randello sul quale incideva meticolosamente una tacca ogni volta che stendeva un cliente turbolento. Dovete sapere che Monk, una sera, si avvicinò a un povero vecchietto

inoffensivo e gli aprì lo scalpo con un colpo tremendo.

Stacco.

Primo piano di una donna robusta nella stanza di registrazione che porta una mano alla bocca, impressionata.

VOCE CHRISTMAS Quando gli chiesero perchè lo avesse fatto, Monk rispose: be’ avevo già quarantanove tacche sul randello e volevo fare cifra tonda…

Gli uomini nella stanza sorridono.

VOCE CHRISTMAS Ora vi lascio. Devo sistemare un ratto che ha fatto il soffia e incassare la stecca nel mio speakeasy. Buonanotte New York. E Ricorda… i Diamond Dogs vegliano sulle tue storie.

Vediamo attraverso il vetro che Christmas spegne il microfono. Uno degli inservienti inizia a battere le mani, seguito dagli altri che formano presto un applauso caloroso.

Karl sorride mentre riporta la cornetta all’orecchio.

KARL Questa è la storia dell’America.

Karl ripone la cornetta senza attendere una risposta e corre fuori dalla porta, seguito dagli altri. Nel corridoio incontrano lo stesso Christmas che è appena uscito da un’altra porta.

Il ragazzo ha in volto un sorriso, che però si spegne subito non appena gli altri gli vanno incontro.

DONNA Hai una voce bellissima!

CHRISTMAS Mi avete sentito?

KARL Come ti chiami?

CHRISTMAS La prego, non mi licenzi… ho soltanto…

KARL Come ti chiami?

CHRISTMAS Christmas Luminita. Lavoro con Cyril nel magazzino.

KARL Ne sai davvero tante di queste storie?

CHRISTMAS

Sì,

Alle dieci. Domani. Qui.

signore.

KARL Registriamo la prima puntata.

Primo piano di Christmas in un’espressione che va sorriso. Karl va via, mentre gli altri si complimentano ancora col ragazzo, che viene accerchiato nel corridoio.

Stacco.

INT. SET – GIORNO

La musica sfuma.

che guarda Karl stupefatto, via via trasformandosi in un

Primo piano di Bill, a torso nudo, mentre guarda una donna con occhi carichi di odio e bramosia. La donna è bionda ed è coricata su un divano, ma visibilmente spaventata.

Bill con un balzo le va addosso e l’afferra per la gola, strappandole la camicia che va via facilmente, lasciandola in reggiseno. La donna geme.

Bill si slaccia i pantaloni e con l’altra mano la colpisce in faccia con uno schiaffo.

DONNA Ma che cazzo fai! Martin, questo è un coglione! Gli avete detto che deve far finta? Mi ha colpito davvero, cazzo!

E’ ripresa un’intera troupe che si trova alle spalle dei due. C’è un cameraman con la telecamera, un

addetto alle luci, un microfonista e il regista. In fondo notiamo però altre figure in penombra.

REGISTA (svogliatamente) Ehi Punitore, devi far finta.

La donna si alza dal divano mentre Bill la guarda andar via senza dire nulla. Il suo sguardo è spento.

REGISTA Dieci minuti di pausa!

Dal fondo del set appare anche l’uomo che aveva ingaggiato Bill, Goldwin, che si avvicina al regista.

GOLDWIN Qualche problema Martin?

REGISTA Il tuo Punitore fa troppo sul serio Goldwin. A proposito, che cazzo di nome è “il punitore”?

Bill si è avvicinato ai due e guarda serio il regista.

BILL A me piace.

GOLDWIN Sentito? A lui piace. Senti, vieni qua.

Goldwin prede Bill per un braccio e lo trascina in disparte, mentre il regista se ne va annoiato.

GOLDWIN Devi fare come ti dicono loro, altrimenti quelle puttane non vorranno recitare con te.

BILL Non posso. Io… Non sono fatto per questa roba.

GOLDWIN Ma che stai dicendo? Tu ci puoi diventare ricco con questa roba!

Bill scrolla la testa, poi si dirige verso una porta.

GOLDWIN Bill, ehi! Punitore! Dove cazzo vai, dobbiamo girare!

Sotto gli occhi della troupe che lo guarda incuriosito, Bill esce fregandosene di tutti e scompare oltre la porta.

Il regista guarda Goldwin a braccia conserte e con un sorrisino.

Stacco.

REGISTA La giri tu adesso la scena?

GOLDWIN (andandosene) Fottiti Martin.

INT. UFFICIO RADIO – GIORNO

Piano americano di un uomo seduto dietro una scrivania (cameo di Nestor Carbonelli). Indossa una giacca elegante e una cravatta rossa. Sta scrollando il capo.

Davanti a lui, su una poltrona, c’è Karl.

KARL Come sarebbe a dire? Quel Christmas è una miniera da sfruttare!

DIRETTORE Mah, non mi sembra questo granchè. L’ho sentito Karl, l’ho sentito. Non è difficile strappare qualche applauso dagli inservienti a fine giornata.

KARL Non sentivo parlare qualcuno così da… da sempre! Ha una voce che ci può far fare un boom di ascolti!

DIRETTORE Karl…

KARL Almeno proviamolo! Una settimana e vediamo come va.

DIRETTORE Abbiamo già la scaletta piena, ma lo segniamo in lista, chissà che prima o poi si liberi un posto e zac, inseriamo il tuo gangster.

Karl assume un’espressione accigliata, poi si alza e senza dire niente esce dall’ufficio, sbattendo la porta. L’altro sorride tra sé, abbassando lo sguardo verso delle carte.

Stacco.

INT. CORRIDOIO – GIORNO

Una volta uscito dall’ufficio, Karl si trova davanti Christmas, che lo bracca.

CHRISTMAS Allora? Che ha detto?

Primo piano di Karl, che sorride.

KARL Si va in scena ragazzo. Stasera.

Primo piano di Christmas che sorride. Stacco.

INT. STUDIO REGISTRAZIONE – SERA

Dentro lo studio di registrazione (diverso dal precedente) si trovano Karl e un paio di uomini e una donna. C’è anche Cyril. Dall’altra parte del vetro a specchio c’è Christmas, da solo, col microfono davanti. Sembra un po’ emozionato.

DONNA Karl, il direttore si incazzerà.

KARL Non dopo gli ascolti che faremo.

UOMO La responsabilità è tua, non voglio giocarmi il posto.

CYRIL Non preoccupatevi. Il ragazzo ci sa fare.

Gli altri guardano Cyril, che ha gli occhi fissi su Christmas.

KARL (premendo un pulsante nella console) Appena si accende la luce gialla davanti a te puoi parlare. Pochi secondi.

Christmas annuisce in nostra direzione, segno che probabilmente ci vede.

La luce si accende.

CHRISTMAS Buonanotte New York… Io sono… noi siamo la banda dei Diamond Dogs…

Il ragazzo è teso, guarda continuamente dentro la cabina dove si trovano gli altri, che gli fanno cenno di continuare.

CHRISTMAS Lasciate che vi racconti qualcosa… No, forse volete sapere chi sono i Diamond Dogs…

Christmas si blocca un’altra volta, portando le mani ai capelli.

Karl gli fa cenno di andare avanti, mentre gli altri in cabina sembrano delusi.

CYRIL (tra sè) Dov’è finita la tua parlantina?

Christmas però continua a stare in silenzio.

KARL Le luci! Spegnete tutte le luci!

UOMO Ma non vediamo un cazzo!

KARL Spegnetele!

L’uomo si alza e avvicinandosi alla parete, abbassa degli interruttori che portano la sala e quella di Christmas nel buio.

Stacco.

INT. SALA DI REGISTRAZIONE – SERA

Primo piano di Christmas, nella penombra dello stanzino. Ha gli occhi chiusi, poi li apre di scatto e grida con furore.

CHRISTMAS Issa lo straccio!

Di nuovo silenzio.

INT. SALA REGISTRAZIONE – SERA

Gli altri lo guardano sbigottiti.

stacco.

DONNA Che gli prende?

KARL Shh!

INT. SALA REGISTRAZIONE – SERA

Primo piano di Christmas.

CHRISTMAS Issa quello straccio!

Sorride.

CHRISTMAS Buonanotte New York. No, non sono impazzito. Issa lo straccio era il modo che si usava tanto tempo fa per dire di alzare il sipario. E allora… issiamo lo straccio, gente, perchè state per assistere a uno spettacolo che non avete mai visto. Un viaggio nella città di guardie e ladri, come si chiamava allora la

nostra New York. Siete in uno dei teatri della Bowery e le attrici sul palcoscenico sono talmente corrotte e dissolute che non potrebbero recitare in nessun altro teatro, credetemi. Preparatevi ad assistere a farse volgari, commedie indecenti, spettacoli che parlano di gangster di strada e assassini.

Stacco.

Cyril e Karl stanno sorridendo, così come gli altri presenti in sala.

La porta si apre all’improvviso e il direttore entra dentro con sguardo irato.

DIRETTORE Cos’è questa storia? Che fine ha fatto Bob?

KARL Gli ho detto di stare a casa per oggi. Devi ascoltarlo, è…

DIRETTORE Spegni immediatamente il microfono di quel ragazzo e manda una canzone.

KARL Ma lo sta ascoltando?

VFC CHRISTMAS I vostri vicini di posto sono strilloni, spazzini, raccoglitori di cenere, straccivendoli, giovani accattoni ma soprattutto prostitute e tuffatori. Sì, avete capito bene, tuffatori.

DIRETTORE (all’uomo alla console) Fa come ti ho detto o perdi il posto.

L’uomo guarda Karl dispiaciuto, ma non può fare a meno di disattivare il microfono a Christmas, che però non sembra essersi accorto della cosa e continua a parlare. Sentiamo il suo discorso in sottofondo, ma troppo attutito per poterlo comprendere.

DIRETTORE E’ bravo, bravo come tante altre persone che ogni giorno mi chiedono di lavorare qua. E forse lui un giorno ci sarebbe riuscito, chissà, col tempo. Coi miei tempi. E sai qual è il colmo? Che con questo

scherzetto tu, Karl, gli hai mozzato le gambe. Non lavorerà mai più da noi.

KARL Non puoi!

DIRETTORE Posso. E sei licenziato anche tu.

Karl guarda il direttore dapprima sbigottito, poi con rabbia. Si volta a guardare Christmas, che sta ridendo mentre parla e fa dei gesti con le mani.

Cyril osserva il direttore con sguardo duro.

DIRETTORE E che ci fanno questi negri qua sopra? Sgombrate questo fottuto studio!

Il direttore esce dalla stanza sbattendo la porta, mentre gli altri guardano dispiaciuti Karl, compreso Cyril che però non ha perso la calma.

Stacco.

EST. STRADA – GIORNO

Siamo in un angolo della strada, trafficata di gente a piedi e di auto chiassose.

VFC CHRISTMAS Come sarebbe a dire licenziati?

Christmas è poggiato a un muro con le mani in tasca. Con lui ci sono anche Cyril e Karl, pensierosi.

CHRISTMAS Non può passarla liscia!

KARL Che vuoi fare? Farlo pestare da qualcuno?

CHRISTMAS No, semmai lo farei di persona.

C’è qualche attimo di silenzio durante il quale sul volto di Cyril si dipinge un’espressione divertita.

Gli altri due lo guardano senza capire.

CYRIL Perchè no? Non avete la faccia giusta, ma il vostro spirito potrà compensare.

KARL Di che parli?

CYRIL Se vi dicessi che vi assumerei nella mia radio?

I due si guardano a vicenda, poi sempre più perplessi guardano Cyril che scoppia a ridere, incamminandosi. Christmas e Karl lo seguono.

Stacco.

EST. STRADA – GIORNO

I tre uomini sono arrivati nei pressi di un grande edificio in cantiere. Dall’esterno sembra però un cantiere abbandonato, fatiscente.

Di fronte all’edificio c’è la centrale della polizia.

CYRIL Avete sentito parlare di radio indipendenti?

KARL Sono illegali.

CYRIL Beh, sì, è vero.

CHRISTMAS Spiegatemi.

CYRIL E’ semplice ragazzo. Ci costruiamo da soli una radio e la facciamo ascoltare alla gente. Alla nostra gente. E tu parlerai loro.

KARL (sorridendo)

La fai facile. Ci vogliono attrezzature, manodopera, gente esperta… soldi.

CYRIL Nel magazzino della tua vecchia emittente ho raccolto tutta l’attrezzatura di cui ho bisogno. Aspettavo da anni il momento di fargliela vedere a quei bianchi spocchiosi e fotterli alla grande. E posso giurarti su Grandma Moses che sono in grado di metterla su. Per la manodopera… beh, ci dovremo lavorare su.

KARL Diventeremmo ricercati.

Passano alcuni istanti in cui i tre uomini si guardano attorno, pensierosi. Poi Christmas alza lo sguardo e sorride.

CHRISTMAS Quando iniziamo?

Christmas si avvicina a Cyril e gli porge la mano, che il vecchio gli stringe. I due rimangono fermi in quella posizione e guardano Karl,che scuote la testa.

Poi l’uomo sorride e fa spallucce. Posa la sua mano su quella dei due e le tre mani sono viste dall’alto.

Stacco.

INT. SALA RICEVIMENTI – GIORNO

KARL Tanto, peggio di così…

Siamo in una sala ricevimenti agghindata a festa. Gli invitati sono seduti a una grande tavolata a ferro di cavallo, qualcuno è al centro che balla al ritmo di una musica suonata da un’orchestrina.

Musica in sottofondo

Si fanno largo tra la folla, Ruth e il fotografo. Entrambi portano dei borsoni con il materiale da lavoro. Il fotografo viene raggiunto da un uomo in giacca e cravatta, sudato e sorridente, che gli stringe la mano con foga.

Stacco.

Il fotografo sta scattando alcune foto ai due sposi, tra cui c’è l’uomo di prima.

Stacco.

Ruth scatta una foto a un gruppo di ragazze vestite eleganti che ridacchiano.

Stacco.

La ragazza sta camminando lungo un corridoio con la macchina fotografica in mano, quando viene fermata da un ragazzo della sua stessa età.

RAGAZZO Ehi, tu. Non mi hai ancora fatto una foto.

Lei si volta, leggermente impaurita. Poi si calma, vedendolo in volto. E’ un biondino dall’aria tranquilla e simpatica.

RAGAZZO Ehi, che faccia. Piacere, mi chiamo David.

RUTH Io sono Ruth.

I due si scambiano la mano. Lui nota il dito mancante e lei ritrae la mano imbarazzata. Lui però gli sorride come per dirle che non è un problema. Poi passano alcuni istanti di silenzioso imbarazzo.

DAVID Allora, questa foto?

Ruth sorride, e toglie il copri obiettivo.

RUTH Come la vuoi?

DAVID In che senso?

RUTH Facciamo così. Va pure a divertirti. Ti farò una foto quando sarà il momento adatto.

DAVID E’ una promessa?

Ruth non aggiunge altro, gli sorride, poi va via. David fa altrettanto, verso un’altra direzione.

Stacco.

Gli sposi stanno tagliando la torta sotto gli applausi e le urla degli invitati che sono sempre più scalmanati.

Lo sposo, alticcio, prende un po’ di panna con le dita e sporca la moglie, che gli dà uno schiaffo scherzoso e poi assaggia la panna.

Ruth si aggira tra i tavoli, nello sguardo un sorriso vago. Punta la macchina fotografica verso la pista da ballo, dove c’è David che sta danzando con una vecchietta al ritmo della musica.

Il ragazzo sta stringendo la sua mano e il suo fianco e lei sorride felice facendosi guidare ma mostrando anche un’agilità notevole per l’età, poi lui si avvicina a lei e gli parla all’orecchio, rendendo la vecchietta ancora più sorridente.

Il tutto è visto dalla soggettiva della macchina fotografica, che scatta un paio di foto. David si accorge poi di essere stato fotografato, dice qualcosa alla vecchietta che annuisce in direzione di Ruth, quindi la cede a un uomo anziano dietro di loro e raggiunge la ragazza.

Si avvicina a Ruth con le mani in tasca, un po’ sudato.

DAVID Sai che vorrò vedere queste foto, vero? Gli sposi li conosco a mala pena, quindi dovrò venire a prenderle da te.

Ruth non gli risponde, limitandosi a un vago sorriso.

DAVID Hai un numero di telefono?

Ruth scrolla il capo. David prende dal portafogli un biglietto da visita e glielo porge. Lei lo guarda.

DAVID Chiamami tu, quando vorrai.

RUTH D’accordo, grazie.

La ragazza si allontana. Stacco.

Ruth è poggiata al muro di uno stanzino. Dev’essere ancora nel ristorante, perché sentiamo la musica in sottofondo. Quello in cui si trova è una specie di spogliatoio.

La ragazza guarda il biglietto di David, poi sospira e lo appallottola nel pugno, per poi lasciarlo cadere per terra. Dopo un po’ si incammina verso la porta.

Stacco.

EST. EDIFICIO HOLLYWOOD – NOTTE

La musica sfuma.

Musica in sottofondo

Un quartiere di Hollywood con palazzine non troppo eleganti, alcune fatiscenti. Le strade sono deserte e in uno dei palazzi si è accesa una luce.

Stacco.

INT. CAMERA SET – NOTTE

Continua la musica in sottofondo.

In una camera che sembra quella di un motel, ma più spaziosa, è organizzato un piccolo set. C’è solo una cinepresa, un microfono e una lampada. La troupe è altresì striminzita, con tre operatori ai rispettivi macchinari.

Sul letto è distesa una donna che ha il viso coperto da un sacchetto di carta e le mani e i piedi legate da corde. La donna sembra si stia lamentando, o forse piangendo.

La porta della camera si apre ed entrano Bill, vestito con una tuta in lattice nera e Goldwin, il suo agente.

GOLDWIN Ok ragazzi, siamo pronti?

I membri della troupe annuiscono, mentre Bill li guarda uno a uno con fare perplesso.

BILL Ti fidi di questi?

GOLDWIN Certo ragazzo, ora indossa quella cazzo di maschera e fa quello che sai fare. Hai carta bianca adesso.

Bill guarda la donna stesa sul letto, poi prende una maschera dalla tasca della tuta e la indossa. E’ una maschera in lattice che lascia scoperti solo gli occhi, rendendolo irriconoscibile.

GOLDWIN Azione.

Vediamo la scena seguente dalla soggettiva della cinepresa, che è sempre ferma nello stesso punto:

Bill entra in scena e si avvicina alla donna, facendola voltare di spalle. La schiaffeggia sulle natiche violentemente, facendola gemere. Poi sale sul letto e si mette sopra di lei, stringendole la gola con una mano. Con l’altra ha preso da terra una piccola frusta con la quale la colpisce, lasciandole un segno rosso nella schiena.

Fine soggettiva.

Mentre sentiamo in sottofondo le urla soffocate della donna, osserviamo la troupe a lavoro. L’addetto al microfono distoglie lo sguardo, schifato. Goldwin invece è serio e impassibile.

Primo piano di Bill che si muove avanti e indietro. Vediamo i suoi occhi contorti in una smorfia di piacere.

Dettaglio delle mani della donna.

Rapido flashback: una tenaglia taglia il dito di una piccola mano femminile.

Primo piano di Bill da ragazzo mentre grida qualcosa che non sentiamo all’interno del furgone dove ha stuprato Ruth.

Primo piano di Bill adulto e mascherato, che urla in direzione della donna, colpendola con tutte le sue forze.

Stacco.

INT. FURGONE – NOTTE

Goldwin è alla guida di un furgone e Bill è accanto a lui, ora vestito normalmente.

BILL Ci sono case di produzione disposte a comprare roba simile?

GOLDWIN Sei pazzo? No, sono film per privati. Non hai idea di quanti depravati ci siano in questa città disposti a sborsare fior di quattrini per un filmato di mezz’ora come questo. E noi ci faremo pagare a peso d’oro ragazzo. Diventerai ricco, te l’ho già detto?

BILL E che ne è della ragazza?

Goldwin fa spallucce, non risponde. Bill torna a guardare la strada.

GOLDWIN Chi è Ruth?

La musica sfuma.

Bill lo guarda, nervosamente.

GOLDWIN L’hai urlato a quella troia, ma non si chiama Ruth.

BILL Ho inventato un nome. Per entrare nella parte.

Goldwin lo guarda, poi scoppia a ridere.

Bill invece ha distolto lo sguardo, spostandolo verso il finestrino. La sua gamba trema.

Dissolvenza.

INT. MAGAZZINO – GIORNO

Cyril è nel magazzino della radio, sta frugando in uno scaffale, prende alcuni apparecchi e li infila in un borsone ai suoi piedi. Ripete l’operazione diverse volte, arrivando a riempire due borsoni, che porta fuori fischiettando.

Stacco.

EST. EDIFICIO – GIORNO

Continua la musica in sottofondo.

E’ inquadrato l’edificio fatiscente che hanno scelto per installare la radio. Di fronte all’edificio c’è la stazione di polizia, con due poliziotti che chiacchierano con dei bicchieri di caffè.

Cyril passa loro davanti con i due borsoni e saluta educatamente, senza ottenere più di uno sguardo.

Stacco.

Musica in sottofondo

INT. EDIFICIO – GIORNO

Continua la musica in sottofondo.

Dentro il palazzo una decina di uomini di colore sono a lavoro in una specie di cantiere. C’è chi taglia tavole, chi fa passare dei fili della luce tra le assi di un muro, chi si occupa di passare mani di vernice.

Stacco.

Christmas si trova nel tetto dell’edificio e sta aiutando Cyril e un altro uomo a installare un’antenna. La parabole è coperta da un cartellone pubblicitario che le impedisce di essere vista da fuori.

Il ragazzo ride per qualcosa che Cyril ha detto in modo sgarbato.

Stacco.

Tra i lavoratori c’è anche Santo che sta portando delle stoffe, porgendole poi ad alcune ragazze che stanno fissando delle tende alle finestre. Con loro c’è anche Cetta, la mamma di Christmas, che sta aiutando.

Santo si scambia delle occhiate timide con una di quelle ragazze, che fa altrettanto.

Christmas li vede e passa dietro all’amico, dandogli una spinta che lo fa quasi cadere tra le braccia di lei, tra le risate generali e l’imbarazzo dei due.

Stacco.

Su un tavolo c’è una moltitudine di apparecchi elettronici e cavi. Cyril sta collegando dei cavi a una console dall’aspetto sgangherato. Sotto gli occhi degli altri uomini e di Christmas, prova poi a spostare una manopola. Dopo un paio di tentativi, da una cassa viene fuori un rumore statico e quelli esultano.

Dissolvenza in schermo nero.

La musica sfuma.

INT – RADIO INDIPENDENTE – GIORNO

La radio sembra essere molto più ordinata, c’è una sala adibita alle registrazioni con scrivanie e apparecchiature. Un camerino al centro della sala è dotato di vetri trasparenti.

Gli uomini hanno finito di lavorare e stanno chiacchierando.

CYRIL Direi che siamo pronti.

KARL Cosa intendete fare? Semplicemente iniziare a trasmettere?

CYRIL Certo, che altro vuoi fare?

KARL Dobbiamo mettere la gente in condizione di poterci ascoltare.

CHRISTMAS Hai qualcosa in mente?

KARL Semplice, pubblicità.

CYRIL Ci vogliono i soldi per la pubblicità e noi non ne abbiamo. Questa stanza ci è costata una fortuna a noi negri, non chiederò altri soldi.

CHRISTMAS Io sono a secco ragazzi.

KARL Ci serviranno mille dollari.

CYRIL Sei pazzo? Mille dollari? Porca troia, non crescono sotto i sassi mille dollari!

KARL Ho pensato a un modo. Chiederemo un dollaro a mille persone, le faremo investire nella radio.

CYRIL Che cavolo dici?

KARL Un dollaro è la quota minima per possedere un pezzettino della nostra radio. Ci impegniamo a rendere il dollaro a fine anno. E se ci saranno utili maggiori… saranno due dollari, magari.

CYRIL Sai che affare.

CHRISTMAS Cyril, stallo ad ascoltare. Credo sia una buona idea.

Cyril si alza, indispettito.

CYRIL E’ un’idea del cazzo invece! Siamo una radio clandestina, come pensi di ottenere degli utili? Con la pubblicità illegale? Che cazzo avete in testa voi due?

KARL Non saremo illegali per sempre. Siamo in un paese libero…

CYRIL Guardati intorno! Questi negri secondo te sono liberi? Liberi di fare cosa? Di morire di fame. E vuoi che gli levi un dollaro?

CHRISTMAS Gli levi un dollaro e gli dai una speranza.

Cyril scuote la testa, ma torna a sedersi, senza più replicare.

Un gruppo di uomini di colore ha ascoltato il discorso e uno di loro si alza e si avvicina loro, prendendo una banconota dalla tasca.

UOMO Il primo dollaro ce l’avete.

Anche Karl prende un paio di banconote della tasca e le posa nel tavolo.

Lo stesso fanno gli altri, chi posa qualche spicciolo, chi una banconota.

Tutti guardano Cyril, che sbuffa. Dopo un po’ si alza e brontolando prende il portafogli e posa pure lui la banconota.

CYRIL A stare con gli scemi si finisce per diventare scemi. Proviamoci. Io batto i miei negri, Christmas i suoi gangster. Che radio di merda…

Gli altri scoppiano a ridere e Christmas si alza per dare un abbraccio a Cyril.

CYRIL Ridete, ridete… ancora non ho capito a che ci servono tutti questi soldi.

KARL Vedrai.

CHRISTMAS La CKC sarà grande.

CYRIL La cosa?

CHRISTMAS La CKC. E’ così che si chiamerà la nostra radio. Le iniziali dei nostri nomi. Semplice, no?

CYRIL E la prima C per cosa starebbe? Christmas o Cyril?

CHRISTMAS Vuoi stare per primo? Ok, la prima C è tua.

CYRIL Mi stai fregando?

CHRISTMAS No, socio.

Musica in sottofondo.

CYRIL Socio…

KARL Socio.

CYRIL Socio di due bianchi, Grandma. Ci crederesti? Andrò all’inferno, poco ma sicuro.

Altre risate da parte del gruppo e lenta dissolvenza.

EST. STRADA – GIORNO

Piano sequenza:

Continua la musica in sottofondo.

Un bambino sta correndo per il marciapiede, si ferma poi entrando in un bar dove dei vecchi, inquadrati da fuori, sembrano sonnecchiare ascoltando vecchie canzoni.

BAMBINO Tra sette giorni mettete la radio sul canale 540, ci sono i Diamond Dogs che parlano al canale pirata di Harlem!

VECHIO Chi?

BAMBINO I Diamond Dogs!

Il bambino va via, riprendendo a correre ed entrando in un altro locale. La mdp si sposta a inquadrare un grande manifesto con la scritta “CKC la prima radio indipendente – canale 540”.

Due ragazze la stanno indicando. La mdp prosegue tra le strade della città, facendo lo slalom in mezzo alle auto del traffico e fermandosi in una piazzetta.

Dei passanti lungo un marciapiede vengono presi da una folata di vento. Questa trasporta anche un volantino che l’uomo afferra al volo. Nel volantino a lettere cubitali “CKC – Canale 540”.

Stacco.

INT. TAVERNA – NOTTE

Continua la musica in sottofondo.

Dall’inquadratura in dettaglio di quel volantino, la mdp fa uno zoom indietro: i colori cambiano diventando più scuri e la mano che lo tiene è diversa, è quella

di un uomo vestito in giacca e cravatta tavolo. Siamo in una taverna piena di fumo, con strimpella delle note a un pianoforte e uomini dalle facce poco raccomandabili. Christmas è seduto con loro e gli uomini si stanno passando quel volantino di mano in mano.

L’ultima mano alla quale arriva è quella di Big Head. Il boss scruta duro il volantino, poi Christmas.

L’aria è tesa, i tizi lo guardano in cagnesco.

BIG HEAD E parlerai dei gangster, eh?

CHRISTMAS Sì Big Head.

BIG HEAD E parlerai anche di me?

CHRISTMAS Perché no?

Uno di quei tizi si alza in piedi, mettendo una mano sotto la giacca, come per afferrare una pistola. Big Head però lo ferma con un gesto della mano.

e seduto a un

un vecchio che un gruppo di

BIG HEAD Forse non è stato un errore dare retta a quello spilungone del tuo amico. Dategli venti dollari. E tu, ragazzo, vedi di rendere giustizia al boss più importante della città. La gente deve aver paura di Big Head, mi raccomando.

Christmas sorride sotto gli occhi sorpresi degli altri.

Stacco.

Continua la musica in sottofondo.

EST, FABBRICA – TRAMONTO

Degli operai stanno uscendo da una fabbrica e davanti la porta Santo consegna loro dei volantini della radio, scambiando qualche sorriso e qualche parola a ognuno di quelli che passano.

SANTO Canale 540.

SANTO Anch’io ero un Diamond Dogs, sapete?

Dissolvenza.

INT. BORDELLO – NOTTE

SANTO Venerdì, canale 540.

Continua la musica in sottofondo.

Siamo in un salone dove sono riunite diverse donne, tra queste anche Cetta. Dagli abiti un po’ succinti di alcune di queste capiamo che sono tutte prostitute. Sal (William Kircher) è con loro e sta parlando in tono duro.

SAL Avete capito bene? Canale 540. Ditelo ai vostri clienti, agli amici, a chiunque.

Le donne annuiscono e si disperdono. Rimane solo Cetta, che guarda Sal sorridendo.

CETTA Grazie.

SAL Non c’è bisogno.

L’uomo ha l’aria rude, ma lo sguardo tradisce un affetto nei confronti della donna.

CETTA Tu per Christmas ci sei sempre stato e ti ringrazio di questo.

SAL Finiscila.

La donna sorride, poi si avvicina e lo bacio sulle labbra. L’uomo non ricambia, ma una mano si posa sul fianco di lei in un abbraccio.

Dissolvenza. La musica sfuma.

INT. RADIO INDIPENDENTE – NOTTE

Alla radio sono riunite diverse persone, tutte in piedi, in un silenzio religioso. La mdp scorre sui volti di Cyril, Santo, gli operai di colore, le donne e altra gente che è in piedi nella stanza, con gli sguardi puntati verso il centro della sala dove Christmas è seduto alla console, assieme a Karl che sta manovrando i comandi. L’uomo fa un cenno al ragazzo, che annuisce. Poi guarda Cyril e gli fa un cenno. Il vecchio si dirige alla parete e abbassa l’interruttore che spegne le luci. Rimane solo una piccola lampada a illuminare la console e lo sguardo di Christmas che ha chiuso gli occhi e ha tirato un lungo respiro. Karl preme un pulsante e una luce si accende. L’uomo parla quindi a un microfono.

KARL Buonasera amici, benvenuti a questa prima, storica trasmissione clandestina. Stiamo per trasmettere Diamond Dogs. Buon ascolto dalla CKC.

Stacco.

EST. CITTA’ – NOTTE

La città è inquadrata dall’alto, in panoramica. Sentiamo la voce radiofonica di Christmas.

VOCE CHRISTMAS Buonanotte, New York.

La mdp inquadra alcuni palazzi fatiscenti con le luci delle finestre accese.

VOCE CHRISTMAS Prima di iniziare voglio farvi una raccomandazione.

La mdp riprende una coppia che passeggia lungo il marciapiede. Sullo sfondo si vede un grande ponte.

VOCE CHRISTMAS Voglio che pensiate a tutte le prostitute di New York.

Stacco.

INT. CASA DI CETTA – NOTTE

Cetta è seduta al tavolo della cucina e sta ascoltando la trasmissione dalla radio regalata dagli Isaacson. Con lei c’è anche Sal, emozionato. La donna ha gli occhi lucidi.

VOCE CHRISTMAS Ma non dovete pensare al sesso. Voglio che le vediate come le vedo io. Come delle donne.

Cetta si porta le mani davanti al naso, scoppiando a piangere silenziosamente. Sal la guarda.

VOCE CHRISTMAS Io gli devo molto. E tutta New York è in debito con loro. Tenetele in considerazione… hanno cuore anche per quelli di noi che non ce l’hanno.

Sal si alza dalla sedia e si avvicina a Cetta, abbracciandola.

Dissolvenza.

INT. RADIO INDIPENDENTE – NOTTE

Cyril si è avvicinato alla console, ha un disco in mano che sta posizionando nel giradischi.

CHRISTMAS Adesso una canzone speciale. Poi vi lascerò entrare nel mondo buio e pericoloso di noi gangster di strada…

Il ragazzo fa un cenno a Karl, che appoggia la puntina sul disco.

CHRISTMAS Questa è per te, mamma.

Dal giradischi sentiamo una canzone.

CHRISTMAS Fred Astaire mi ha detto personalmente che la dedica a te. La riconosci?

Stacco.

INT. CASA DI CETTA – NOTTE

Sentiamo le note della canzone che arrivano dalla radio.

CETTA Lady… Lady, Be good…

La donna non trattiene le lacrime, ma ride allo stesso tempo. Sal prende un fazzoletto dalla tasca e le asciuga.

SAL Mi hanno detto che Fred Astaire è finocchio.

Cetta scoppia a ridere.

VOCE CHRISTMAS Grazie mamma.

Dissolvenza.

INT. VILLA A HOLLYWOOD – NOTTE

Continua la musica in sottofondo.

La mdp scorre in un salone elegante con gente che sorseggia drink e parlotta. E’ una festa, ci sono tavoli con stuzzichini e un bar con un piccolo bancone.

Un uomo si avvicina a un altro e gli dice qualcosa all’orecchio. Questo annuisce e si allontana, avvicinando un altro uomo che sta scherzando con una ragazza.

Anche lui gli dice una cosa all’orecchio.

UOMO Tra cinque minuti nella stanza al primo piano.

L’altro annuisce e si scusa con la ragazza, allontanandosi.

Stacco.

Alcuni uomini stanno salendo le scale della villa, arrivando al piano di sopra. Poi entrano in una stanza.

Stacco.

INT. STANZA DELLA VILLA – NOTTE

Continua la musica in sottofondo.

Vari uomini sono radunati in un salone, alcuni hanno dei drink in mano e guardano tutti verso il centro della sala dove c’è una giovane ragazza sulla ventina distesa per terra.

Ha mani e piedi legati, ma non sembra impaurita, sta infatti sorridendo a quel pubblico. Indossa un vestito elegante.

Dettaglio di una mano che chiude a chiave la porta.

Tra gli uomini notiamo poi Goldwin che si schiarisce la voce per attirare l’attenzione.

GOLDWIN Signori, ho il piacere di offrirvi in esclusiva uno spettacolo unico. In molti già lo conoscono per le voci che corrono su di lui, ma oggi potrete assistere dal vivo alla sua performance. Che entri il Punitore!

Una porta del salone si apre e fa il suo ingresso il punitore. Bill indossa la tuta nera in lattice e la maschera. Non fa caso agli applausi e alle risate degli uomini, si dirige infatti direttamente verso la ragazza, che dal canto suo inizia a dimenarsi come per liberarsi. Si capisce che si tratta di un falso tentativo, sta infatti recitando (e male) la parte della donna rapita.

DONNA Ti prego Punitore! Non profanarmi! Io posso…

Bill non la fa finire di parlare, la colpisce con un violento calcio al viso, facendola stramazzare per terra. Del sangue le esce dalla bocca, è stordita.

Lo sguardo smarrito della ragazza si posa su Goldwin che sorseggia un drink, mentre gli altri uomini si sono ammutoliti, nessuno più sorride.

Bill l’afferra per i capelli, costringendola a mettersi seduta per mostrarla meglio a quelli.

Dagli occhi di lei sgorgano le prime lacrime.

La musica sfuma. Stacco.

INT. CASA DI BILL – NOTTE

Siamo in un salotto spartano, dall’aria trascurata. Coricato su un divano c’è Bill, con gli occhi chiusi.

Seduto di fronte a lui, in una poltrona, Goldwin sta contando dei soldi, posandone una mazzetta in un tavolino sul quale c’è anche un posacenere pieno di cicche e diverse bottiglie di alcolici e bicchieri usati.

GOLDWIN Toh, la tua parte. Stasera abbiamo fatto il botto, quei coglioni venderebbero la casa per uno spettacolo dal vivo come il nostro.

Bill apre gli occhi e dà un’occhiata alla mazzetta.

Poi si mette a sedere sbuffando. Afferra una bottiglia di whisky e ne beve un sorso.

BILL Qualcuno prima o poi ci denuncerà.

GOLDWIN Cazzate, hanno pagato per guardare, chi vuoi che ci denunci?

BILL E la troia?

GOLDWIN Ti ho già detto di non preoccuparti delle ragazze, hanno chiaro fin da subito quello a cui vanno incontro, è una loro scelta. E se qualcuna di loro volesse parlare, ho amici fidati che se ne occupano.

BILL Non bisogna mai fidarsi delle troie come quelle. Prima o poi te la ficcano in culo.

Goldwin scrolla il capo sorridendo tra sè, poi prende qualcosa dalla giacca. E’ una bustina con dentro della polvere bianca. La apre e ne fa cadere un po’ sul tavolino.

Bill l’osserva. Goldwin poi sorride e ne fa cadere un po’ anche sul lato di Bill.

GOLDWIN Questa ti farà sparire ogni preoccupazione.

Goldwin arrotola una banconota e la dà all’altro. Poi per primo sniffa una striscia. Bill lo imita subito dopo.

Dopo la tirata, si rizza sulla schiena e si passa le mani sugli occhi. Goldwin sorride, rilassandosi sulla poltrona.

BILL Cazzo.

Si mette in piedi, barcolla un po’.

BILL Devi portare via questa roba del cazzo da casa mia. Ruth lo dirà alla polizia.

Goldwin scoppia a ridere, con gli occhi chiusi, senza rispondergli.

BILL Quella troia ebrea… dovevo tagliargli anche la lingua quanto ne avevo l’occasione. Ora è protetta dalla polizia, lo sapevi? Mi braccano come un cane… come…

Non riesce a terminare la frase, con un calcio fa cadere una sedia, poi si accascia per terra, e guarda il soffitto.

In sottofondo sentiamo ancora le risate sommesse di Goldwin, che ha quasi le lacrime agli occhi.

GOLDWIN Una volta sul set ho conosciuto un tizio che se la faceva sotto ogni volta che qualcuno gli nominava il Mississipi. Si chiamava Tommy. Vai a vedere perchè… ma quelli della troupe si divertivano a dire Mississipi e a vederlo andare su tutte le furie…

L’uomo ride più forte, Bill invece non si muove.

GOLDWIN Tu hai il cervello così andato che Tommy ti fa una sega!

Altre risate, mentre Bill fissa ancora il soffitto in uno stato quasi catatonico. La risata grassa va via via scemando.

Dissolvenza.

INT. NEGOZIO FOTOGRAFO – GIORNO

Primo piano di Ruth, con qualche lacrima agli occhi. E’ seduta alla scrivania di un piccolo stanzino che ha solo una brandina e una sedia sulla quale sono disposti alla rinfusa dei vestiti. Per terra c’è una valigia col resto degli indumenti. Sulla scrivania c’è una lettera che ha appena finito di scrivere.

Notiamo solo alcune frasi, inquadrate in dettaglio.

“Caro Christmas, So che mi hai scritto, anche se i miei non mi hanno mai mostrato quelle lettere, ma lo so.

La mdp inquadra poi diverse righe, senza un ordine preciso.

“Immaginerò le tue parole che non ho mai letto”

“Nella nostra favola ci sono troppi draghi e streghe cattive”

“Ho paura di trovarti seduto su quella panchina con un’altra”

“Perdonami per…”

E a fine lettera:

“Ti amo Tua e mai tua, Ruth”.

Qualcuno dall’altra parte della porta la chiama, è la voce del fotografo. Ruth si asciuga le lacrime, guarda intensamente la

lettera e infine la strappa in quattro parti, appallottolando i pezzi di carta e gettandoli via.

La porta poi si apre ed entra Clarence, il fotografo.

CLARENCE Il tuo modello di oggi ha telefonato che non ce la fa a venire agli studi.

Ruth distoglie lo sguardo, ancora bagnato di lacrime.

CLARENCE Scusami… vuoi che torni dopo?

Ma subito dopo Ruth lo guarda sorridendo, alzandosi.

RUTH Così ho la giornata libera?

CLARENCE No. Vuole che tu vada a casa sua.

La ragazza si irrigidisce.

CLARENCE E’ una brava persona. Un po’ strano, ma una brava persona. Manderà il suo autista, ma se vuoi ti accompagno io.

RUTH No, va bene.

La ragazza si china su un borsone, posandolo sulla

scrivania e iniziando a sistemare la macchina fotografica e gli obiettivi.

FOTOGRAFO Posso fare qualcosa per te?

Ruth si volta a guardarlo, poi gli si avvicina e lo abbraccia.

RUTH Grazie.

L’uomo colto di sorpresa, sorride e le carezza i capelli.

RUTH Mi hai tirato fuori da là.

I due rimangono così per un po’, lei respira a fondo, poi si scosta.

RUTH Non ho mai fotografato una persona così importante.

L’altro le sorride.

RUTH Dico davvero!

FOTOGRAFO Ha una faccia come tutti noi. Due occhi, una naso e una bocca.

RUTH (sospirando) E se le mie foto gli fanno schifo?

FOTOGRAFO Guardalo e poi dagli la luce giusta.

La ragazza apre la bocca, ma viene interrotta da un rumore, una voce femminile che proviene dal negozio.

VFC DONNA L’autista di mister Barrymore è arrivato!

FOTOGRAFO Vai. E ricorda. Due occhi, un naso e una bocca.

Ruth prende il necessario e si dirige verso la porta. Si ferma però prima di uscire.

RUTH Clarence… posso restare qui? Lo so che ormai guadagno abbastanza per prendermi un appartamento… ma vorrei restare in questa stanza. Posso?

Stacco.

INT. VILLA BARRYMORE – GIORNO

FOTOGRAFO

(ridendo) Vattene, sbrigati.

Una governante di colore precede Ruth in un salone elegante.

GOVERNANTE Il signor Barrymore sta scendendo.

Ruth annuisce e poggia la borsa su una sedia, prendendo la macchina fotografica e preparandola.

GOVERNANTE (a bassa voce) Ha bevuto…

Ruth annuisce, senza sapere cosa dire. Poi una porta si apre e fa ingresso l’uomo, in vestaglia (Jean Dujuardin).

Musica in sottofondo

JOHN BARRYMORE Sei tu che devi fotografarmi?

L’attore guarda la ragazza svogliatamente, poi si lascia sprofondare nella poltrona accanto, come se fosse stanco o annoiato.

Ruth non dice nulla e gli punta la macchina fotografica, scattandogli una foto di profilo mentre l’uomo ha lo sguardo perso nel vuoto.

Poi però si volta e la guarda, sentendo il click della foto.

John sorride.

JOHN BARRYMORE A tradimento, eh?

RUTH Mi scusi.

JOHN BARRYMORE Allora ti chiamerò Traditrice. Sono famoso per trovare soprannomi.

RUTH Posso scattarne ancora qualcuna così?

JOHN BARRYMORE Certo, sono tuo, Traditrice.

L’uomo la guarda, sorridendo.

RUTH Non sorrida.

JOHN BARRYMORE Non vuoi che le mie ammiratrici mi vedano felice?

La ragazza non risponde, lo guarda intensamente. L’uomo non smette di sorridere, ma a poco a poco il suo sguardo diventa nuovamente pensieroso. Ruth scatta una foto.

L’uomo si mette in piedi, come infastidito, le dà le spalle e stringe le mani a pugno.

Ruth scatta un’altra foto.

L’uomo si volta a guardarla con la bocca appena aperta, gli occhi smarriti.

Scatta un’altra foto. L’uomo si dirige in un’altra stanza.

JOHN BARRYMORE Vado a vestirmi.

Ruth attende qualche istante, poi lo segue, silenziosa e determinata.

L’uomo è in una stanza in penombra, con un filo di luce che penetra dalle persiane della finestra. C’è un armadio aperto con degli abiti ordinati e per terra, accanto ai suoi piedi nudi, c’è una bottiglia di whisky.

L’uomo sta guardando la bottiglia con aria pensierosa.

Ruth gli scatta un’altra foto. Poi entra nella stanza, apre le tende in modo da far entrare più luce e gli si avvicina inginocchiandosi per inquadrarlo dal basso.

RUTH Mi guardi.

Lui la guarda serioso e lei scatta.

JOHN BARRYMORE Non te le farò mai pubblicare, lo sai vero, traditrice?

RUTH Gliele regalo. Ne farà quello che vuole.

JOHN BARRYMORE Magari le straccerò.

RUTH Anch’io ho stracciato qualcosa stamattina.

La ragazza si volta, come pentita di aver fatto quella confessione.

JOHN BARRYMORE Cosa?

RUTH Qualcosa che non volevo vedere.

La ragazza carica la macchina fotografica mentre gli occhi le si inumidiscono.

L’uomo le si avvicina, le prende la macchina fotografica dalle mani e la inquadra, scattandole una foto. Poi gliela restituisce.

JOHN BARRYMORE Scusa traditrice. Eri molto bella.

Lei sorride appena.

JOHN BARRYMORE Dammi cinque minuti. Mi vesto, così potremo fare qualche foto da poter mostrare in giro. Prometto che non sorriderò.

Lei annuisce, poi esce dalla stanza.

Stacco.

La musica sfuma.

INT. AUTO – GIORNO

Un auto corre per le strade trafficate di Manhattan.

C’è un autista e un giacche e cappelli.

E poi ci sarebbe da

passeggero, entrambi vestiti con

AUTISTA saldare quell’affare col nipote di

Edwing.

UOMO Oh, cristo, quella sì che è una gatta da pelare. Andrà a finire che l’ammazziamo, già lo so.

AUTISTA Non essere così pessimista capo. Magari lo facciamo ragionare.

UOMO No, quello si fa ammazzare, te lo dico io.

AUTISTA Allora lo facciamo stasera?

UOMO Che giorno è?

AUTISTA Venerdì.

UOMO No, stasera ci sono i Diamond Dogs alla radio. L’altra settimana hanno parlato di Big Head, voglio vedere se parleranno anche di me. Facciamo un’altra volta.

L’autista annuisce e l’auto viene inquadrata dall’esterno mentre si allontana tra le strade.

Stacco.

INT. DISTRETTO DI POLIZIA – GIORNO

Sala riunioni del distretto: una ventina di poliziotti sono seduti e ascoltano un altro poliziotto in abiti civili. Ha l’aria nervosa. Hanno tutti le orecchie tese ad ascoltare un registratore dal quale viene la voce di Christmas.

VOCE CHRISTMAS E allora sapete che cosa gli hanno fatto? Lo hanno portato a Willisburg, una vecchia discarica a nord di New York e l’hanno messo fuori dall’auto. Dovete sapere che le discariche sono il regno dei randagi. I tre sbirri si sono chiusi dentro l’auto, mentre Johnny è rimasto fuori, a implorare di aprirgli, perchè i cani avrebbero sentito il suo odore. I tre sbirri non sapevano però che erano stati seguiti dagli amici di Johnny e immaginate le loro facce lesse quando hanno visto dagli specchietti retrovisori quattro auto che li circondavano.

Un paio di agenti in ultima fila sorridono, e il capo spegne la radio con un gesto secco, una manata. Il poliziotto smette di sorridere di colpo.

CAPO Un mese!

Gli altri poliziotti si guardano tra di loro, qualcuno abbassa lo sguardo, qualcun altro tossisce.

CAPO E’ passato un mese da quando quella radio pirata è andata in onda, e noi non abbiamo uno straccio di niente, nè una soffiata, nè un nome, niente. E intanto quel cane continua a prenderci per il culo nelle sue trasmissioni. Allora?

Nessuno dei poliziotti risponde. Uno in prima fila scrolla il capo e apre bocca.

POLIZIOTTO Nessuno parla, Capo. Qualcuno per coprirli, ma la maggior parte pensa che siano veri gangster e hanno paura. Durante la trasmissione lanciano messaggi di minaccia.

CAPO Alzate i culi e trovateli!

I poliziotti si alzano e si sparpagliano uscendo dalla stanza, nel frattempo la mdp si sposta verso la finestra, la oltrepassa e viaggia sopra la strada, andando in direzione dell’edificio che è lì di fronte, quello della radio. Entra attraverso una finestra e si ritrova nello studio di registrazione, dove diverse persone sono al lavoro.

Tra queste c’è Christmas, che sta aiutando Cyril a sistemare delle apparecchiature.

Nella stanza entra poi Karl, che ha un’espressione turbata. Gli altri se ne accorgono.

CHRISTMAS E’ successo qualcosa?

KARL Ho pensato di non dirtelo, ma… non sarebbe stato giusto.

Anche Cyril smette di lavorare, prestando attenzione all’altro.

KARL Il nostro contatto esterno ha ricevuto una chiamata da parte di un produttore di Hollywood. A quanto pare le voci sulla trasmissione sono arrivate fino a là.

CHRISTMAS E’ grandioso!

KARL Già, ma questo produttore si occupa di film e ha chiesto in prestito il nostro conduttore per scrivere un paio di sceneggiature sui gangster.

Christmas diventa perplesso, si alza in piedi. Cyril posa il cacciavite sul tavolo, guardando il ragazzo.

KARL Se accetterai, dovrai trasferirti là per qualche tempo. Si parla di mesi, forse un anno. Sai che significa?

CHRISTMAS Che la trasmissione non potrà andare avanti.

KARL Già. Abbiamo lavorato tanto per questo, Christmas. Non gettare tutto al vento per quegli avidi succhiasoldi. Del resto qua abbiamo messo su un po’ di soldi con le pubblicità e andrà sempre meglio, ne sono sicuro.

Christmas è pensieroso, con lo sguardo rivolto alla finestra. Cyril si alza, guardando di sbieco Karl.

KARL Ti sei appena comprato un appartamento, non sono i soldi che ti mancano, ma non puoi abbandonarci Chris…

CYRIL E’ tardi per parlarne. Va a casa ragazzo, devi pensarci su.

Karl è contrariato, ma lo sguardo duro di Cyril lo fa tacere. Christmas continua a fissare la strada dalla finestra. Dissolvenza.

INT. CASA

Christmas nota Sal, dentro il

Christmas

CHRISTMAS – NOTTE

sta entrando nel portone del suo palazzo e il padrone di casa, che se ne sta seduto suo appartamento, ma visibile dall’atrio.

si avvicina e lo saluta con un cenno.

CHRISTMAS Ehi Sal, ci hai ascoltati stasera?

SAL domandi a fare? Tua madre mi costringe ad

Che lo ascoltarvi ogni volta che ha l’occasione.

CHRISTMAS Dai, che ti piace.

SAL Tua madre?

CHRISTMAS No, parlavo della trasmissione.

Sal è un po’ in imbarazzo e si limita a sbuffare e alzare le spalle, mentre Christmas sorride tra sè e gli dà le spalle, salendo le scale.

Stacco.

INT. CASA CHRISTMAS – NOTTE

Christmas è entrato in casa, ha poggiato il cappotto su una sedia e si è tolto le scarpe. Le luci sono spente e lui si dirige in camera da letto, dove c’è la madre che sta dormendo. Il ragazzo la guarda, poi si allontana, ma viene fermato dalla sua voce.

CETTA Ehi tu.

CHRISTMAS Pensavo dormissi.

CETTA Lo sai che fino a che non torni non prendo sonno.

Christmas sorride e si va a coricare accanto alla madre, sopra le coperte, a pancia in su e con lo sguardo verso il soffitto. Cetta si mette un po’ a sedere, notando qualcosa di strano.

CETTA Che hai? Come mai non sei andato nell’appartamento nuovo?

CHRISTMAS Lo sai, ogni tanto ho nostalgia del mio vecchio materasso. Quello nuovo è troppo duro. E mi hanno offerto un lavoro a Hollywood, vogliono che scriva un film.

Cetta rimane in silenzio per un po’, assimilando la notizia.

CETTA Sai, l’altro giorno Sal mi ha portato a uno spettacolo teatrale.

CHRISTMAS Quel, Sal?

CETTA Proprio lui, l’avresti detto? Mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno, quindi bocca cucita. Insomma, è stato stupendo vedere quegli attori

recitare. E ho desiderato che un giorno anche tu avresti fatto un’opera teatrale. Ce l’hai nel sangue, sei sempre stato bravo nell’inventarti storie.

CHRISTMAS Tu però riuscivi sempre a scoprire quando inventavo qualcosa.

I due sorridono, persi nei ricordi.

CETTA Che pensi di fare?

CHRISTMAS Se vado via, la CKC rischia di fallire.

CETTA Quanto sei modesto!

Christmas sorride.

CHRISTMAS Beh, è così. Stiamo aumentando i programmi, ma Diamond Dogs è quello che va per la maggiore.

CETTA Ma c’è qualcos’altro che ti spinge verso Los Angeles, vero? Ti conosco, non ci avresti mai pensato altrimenti.

Musica in sottofondo.

Christmas non risponde, si è fatto serio.

CETTA Il sipario si apre. Te lo ricordi che ti raccontavo sempre del teatro quando eri piccolo? Allora, issa lo straccio!

Christmas si volta a guardarla, incuriosito.

CETTA In terra, al centro del palcoscenico, c’è una ragazza che è stata quasi sbranata da un drago. Sta morendo. Ma è destino che in quel momento, in sella al suo mulo, passi un cavaliere povero, così povero che ha solo una spada di legno, ma è bello, biondo, forte. E’

l’eroe. E la platea lo sa. Trattiene il fiato mentre fa il suo ingresso. L’orchestra suona delle note cupe perché è un momento drammatico. E’ l’inizio della storia. Il cavaliere salva la ragazza e si scopre che è una principessa… anche se dubito che ci siano re e principesse tra gli ebrei.

CHRISTMAS Mamma!

CETTA E’ amore a prima vista. I due si guardano negli occhi e…

CHRISTMAS Vedono quello che nessun altro può vedere.

CETTA Shht, zitto… e poi il cavaliere, che non ha terre nè titoli né tesori per aspirare alla mano della principessa, parte per un lungo viaggio. Prima incontra un ricco mercante che ha una figlia di nome Lilliput rinchiusa nel corpo deforme di una cagna rognosa da una strega cattiva e la libera dal sortilegio. Ed è così che il cavaliere si guadagna la sua prima moneta d’oro. Poi il vecchio e saggio re lo va a trovare nella sua umile stalla e tutti i paesani da quel momento guardano il cavaliere in un altro modo e credono che la sua spada di legno sia di finissimo acciaio.

Christmas chiude gli occhi, mentre la madre quasi sussurra la storia.

CETTA E poi la principessa, in segno di riconoscenza e come pegno d’amore, regala al cavaliere una tromba d’oro, in modo che possa suonare le più melodiose note. E il cavaliere è così bravo a suonare che tutta la contea, in breve, è stregata da quell’angelica melodia. E il cavaliere diventa ricco e famoso. Ma la principessa è stata rinchiusa in cime alla torre dalla matrigna cattiva. E non lo sente. E allora la melodia, di giorno in giorno, si fa più straziante. Finché un giorno il cavaliere capisce che non ha altro sistema che arrampicarsi sulla torre del castello di Hollywood e la platea…

CHRISTMAS …trattiene il fiato, sì, ho capito.

(ride) Se so raccontare storie è tutto merito tuo.

CETTA Come ti sei fatto bello… vai a Hollywood e trova Ruth.

CHRISTMAS Ho paura.

CETTA Solo un coglione non avrebbe paura ad arrampicarsi su una torre con una tromba e una spada di legno alla cintola.

Christmas sorride, tira su col naso, poi si avvicina e le scompiglia i capelli. Lei si difende tenendolo lontano con le braccia e provando a calciarlo giù da letto.

Dissolvenza. La musica sfuma.

INT, APPARTAMENTO DI BILL – NOTTE

Bill è coricato nel suo letto, indossa solo degli slip e la coperta è messa alla rinfusa sopra il suo corpo sudato. Apre gli occhi e si guarda intorno nella stanza da letto al buio, dove si intravede del disordine.

Dettaglio di un tavolino dove ci sono dei residui di polvere bianca. Sullo sfondo, lo vediamo alzarsi e andare alla finestra. Le dita scostano la tenda e lui guarda fuori con sospetto.

Davanti l’ingresso dell’edificio sono parcheggiate tre auto della polizia coi fari spenti.

Bussano alla porta. Bill trasale.

VFC UOMO Signor Cochrann? Apra la porta per favore.

Musica in sottofondo

Bill si guarda intorno, sempre più impaurito. I poliziotti continuano a bussare con insistenza e lui, riluttante, va ad aprire.

Non appena apre la porta, si trova davanti Ruth. La ragazza lo indica con la mano alla quale manca il dito.

RUTH Sì, è lui.

I poliziotti superano la ragazza ed entrano nella camera mentre Bill indietreggia e scuote il capo.

BILL No, non ho fatto niente! Non statela ad ascoltare!

I poliziotti fanno sedere Bill su una sedia della camera e gli legano le braccia e le gambe. Lui si dimena con tutte le sue forze, ma non riesce a liberarsi. Ruth lo guarda da un angolo, sorride.

Bill incrocia il suo sguardo, è carico d’odio, ma anche di paura.

POLIZIOTTO Ci dà il permesso signorina Isaacson?

Ruth annuisce.

BILL Permesso per cosa? Cosa vi ha detto quella troia?

I poliziotti mettono sul capo di Bill un casco metallico dal quale escono dei fili elettrici collegati a una batteria che sta ai suoi piedi.

Lui si dimena e la sedia cade per terra con lui. Dalla sua soggettiva, disteso per terra, vediamo la figura di Ruth che lo fissa.

Poi un poliziotto che va verso il muro, dove c’è una leva.

BILL Noooo!

Il poliziotto abbassa la leva. In quell’istante Ruth si fa improvvisamente vicinissima, gli sorride con un ghigno.

Bill si mette a sedere sul letto, di soprassalto. Si guarda intorno, e dei poliziotti e di Ruth non c’è più traccia. Sudato a mollo, si alza e va verso la finestra per guardare di sotto. Non ci sono auto della polizia. Si porta le mani ai capelli, ansima ancora per la paura e si sfoga prendendo una sedia e lanciandola al muro, con un urlo di dolore.

Poi si accascia per terra, spalle alla parete. La testa si china sulle ginocchia, i singhiozzi lo assalgono.

Dissolvenza in schermo nero.

INT. TRENO – GIORNO

Christmas è seduto dentro un vagone, con lo sguardo perso verso il finestrino. Si vede ancora la stazione, il treno è appena partito. Si scorge sulla banchina un Christmas ragazzino che corre assieme al treno salutando con la mano e gridando qualcosa. Il Christmas adulto sorride e chiude gli occhi, distendendo la testa verso l’alto.

VFC KARL E così ci lasci soli, eh?

Stacco.

INT. RADIO INDIPENDENTE – GIORNO

Christmas è nello studio di registrazione, con lui ci sono Karl e Cyril, oltre a vari addetti.

CHRISTMAS E’ solo per poco tempo. Per quando torno ho in mente nuove idee per la CKC. Ad esempio, potremo rapire delle celebrità, incappucciarle e portarle alla radio per intervistarle.

CYRIL Forse è un bene che tu vada via per un po’, si vede che hai bisogno di riposarti.

Tutti e tre ridono, poi Christmas posa una mano sulla spalla di Karl e l’altra su quella di Cyril, guardandoli con riconoscenza.

Dissolvenza.

INT. TRENO – GIORNO

Christmas sorride tra sè e sè, nel vagone. Fuori l’ambiente è cambiato, il treno ha lasciato la città.

Dissolvenza.

INT. APPARTAMENTO DI SAL – GIORNO

Christmas è nell’appartamento di Sal, il padrone del palazzo. Cetta sta cucinando qualcosa in un cucinino di un paio di metri quadrati, mentre i due uomini sono davanti l’ingresso.

SAL E così stai per andartene. Era ora.

Il più giovane sorride.

SAL Senti… ti darebbe fastidio se io e tua madre vivessimo insieme?

CHRISTMAS Insieme come?

SAL Secondo te che cazzo vuol dire insieme? Insieme, poca puttana. Guarda. Se butto giù questo muro e unisco l’appartamento di fianco con l’ufficio viene fuori una casa di tre stanze. Qui ci faccio un bagno grande, con la vasca, e al posto della cucina ci metto il mio studio. E una delle due stanze da letto diventa la camera da pranzo. Viene fuori un appartamento da ricchi.

Cetta, dal cucinino, lancia un’occhiata ai due.

CHRISTMAS E tue e mamma vivrete insieme?

SAL Insieme, sì.

CHRISTMAS E perchè lo domandi a me?

SAL Perchè sei suo figlio, porca troia. E perchè finalmente ti sei levato dai coglioni.

CHRISTMAS La sposi?

SAL Vedremo.

CHRISTMAS Si o no?

SAL Vaffanculo, non mi mettere con le spalle al muro! Tua madre non l’ha mai fatto e porca puttana se mi ci metti tu!

CHRISTMAS Lavorerà ancora?

SAL Tua madre ha smesso già da tempo di fare quel mestiere. Non te l’ha detto?

CHRISTMAS Noi… non ne parliamo mai. Comunque, okay.

SAL Okay cosa?

CHRISTMAS Hai il mio consenso.

SAL Bene, ma non ti montare la testa. Ora sei ricco e famoso, ma pisciasotto sei e pisciasotto rimani, non scordartelo.

CHRISTMAS Posso abbracciarti?

SAL Se ci provi ti do un pugno sul naso.

CHRISTMAS Okay.

SAL Okay cosa?

CHRISTMAS Dammi il pugno.

Il ragazzo gli si avvicina e abbraccia l’uomo, che inizialmente è imbarazzato e irato, ma poi sbruffa e ricambia l’abbraccio. La madre, sullo sfondo, li guarda e sorride.

Stacco.

EST. HOLLYWOOD – GIORNO

Christmas è sceso in una stazione piena di gente. Trasporta una valigia di cartone e si avvia verso l’uscita, un po’ confuso. Una volta fuori, sulla strada, alza lo sguardo verso una collina dove capeggia la scritta “Hollywoodland”. Un mezzo sorriso nel suo volto.

Quindi si avvia lungo il marciapiede. Stacco.

INT. STUDIOS – GIORNO

Christmas, con la sua valigia, è in piedi davanti una receptionist che sta leggendo una lettera. La donna annuisce, poi compone un numero al telefono.

Le pareti dell’ufficio sono tappezzate di locandine di film.

Dalle porte entrano ed escono varie persone, molte di fretta.

RECEPTIONIST Il signor Mayer sarà da lei tra poco.

Christmas annuisce, andando a sedersi in un divano di fronte.

Stacco.

Una porta si apre e fa il suo ingresso il signor Mayer. Un uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati e pancetta. La donna gli indica Christmas, che si alza per salutarlo. I due si stringono la mano.

MAYER Mister Luminita, la facevo diverso.

CHRISTMAS Bruno, sopracciglia così folte che si uniscono ai capelli, basso, andatura da scimmione e una scia di aglio?

MAYER (sorridendo) E una pistola alla cintola, magari. Mi segua.

I due uomini entrano nel corridoio dal quale il primo era venuto.

MAYER Ho sentito parlare bene di lei dai miei amici di New York. Dicono che sia un attore nato. E’ vero che si scrive da solo i suoi copioni?

CHRISTMAS Non li scrivo, io improvviso. E non voglio fare

l’attore.

MAYER Era quello che volevo sentire. Gli attori a Hollywood si moltiplicano con la velocità degli scarafaggi a New York. Io ho bisogno di autori. Autori originali, che sappiano darmi qualcosa di nuovo ed elettrizzante. Lei è in grado di darmelo?

CHRISTMAS Non lo so.

MAYER L’America oggi vuole anche il sangue, vuole la vita, gli eroi negativi… perchè c’è sempre un lato buio. L’importante è che alla fine la luce trionfi. Lei, o meglio le sue storie, hanno la luce e il buio. Vuole prestarle al cinema?

CHRISTMAS Vedremo.

MAYER Lei è un grande giocatore, lo ammetto. Ma non tiri troppo la corda, ho frotte di scrittori in erba che pagherebbero per trovarsi al suo posto.

I due sono arrivati di fronte una porta, Mayer la apre e gli mostra un’ampia stanza con quattro scrivanie, in ognuna delle quali c’è una macchina da scrivere.

MAYER Le offriamo un modesto appartamento a un paio di miglia da qui, una scrivania dove potrà venire a scrivere, ma se ritiene potrà portarsi la macchina nella sua nuova casa. Voglio una sceneggiatura entro due settimane, per il compenso ne parlerà con Nicholas, ma non si aspetti grosse cifre, giusto qualcosa per pagarle da mangiare e bere. Se lo scritto andrà bene e lo sceglieremo per fare un film, il compenso salirà. Con un paio di film ben realizzati, ti potrai comprare una casa tua se siamo fortunati ai botteghini.

CHRISTMAS Ho già una casa a New York.

MAYER Vorrà dire che ne avrai due. Adesso devo andare. Aspetta Nicholas, ti porterà al tuo nuovo appartamento e ti spiegherà cosa dovrai scrivere.

Christmas annuisce.

MAYER Mi aspetto grandi cose da te.

CHRISTMAS Non ho ancora accettato signor Mayer.

MAYER Oh, accetterai, solo un pazzo non lo farebbe. Questo è il cinema ragazzo, sei a Hollywood!

L’uomo gli dà una pacca sulla spalla, poi si volta e si allontana. Il ragazzo entra nella stanza e si guarda intorno. Tira un profondo sospiro.

VFC NICHOLAS E questa è la tua nuova casa.

Stacco.

INT. APPARTAMENTO – GIORNO

A parlare è stato Nicholas, che sta mostrando il nuovo appartamento a Christmas. Si tratta di un giovane sulla trentina, ben vestito. Sono appena entrati in una cucina, c’è una porta da un lato che dà sul bagno e un’altra che dà su una camera con un letto a una piazza.

Christmas posa la valigia per terra, è pensieroso.

NICHOLAS Amico, non so cosa ti aspettavi, ma ritieniti fortunato. Mayer di solito non si scomoda a trovare appartamenti per gli sceneggiatori, si vede che ci tiene ad averti.

Christmas scuote la testa, sorride.

CHRISTMAS No, pensavo a un’altra cosa. Nicholas, hai sentito parlare degli Isaacson? Sono venuti qua da New York per produrre film.

NICHOLAS Parli di Philiph Isaacson? Credo di sì, ha prodotto diversi film anni fa, ma sono stati un fiasco e ci ha messo poco per andare in bancarotta.

CHRISTMAS Sai dove abita?

NICHOLAS No, mi spiace.

Christmas annuisce, fa qualche passo e apre una mensola della cucina per guardarne l’interno, vuoto.

NICHOLAS Ma posso farti avere l’indirizzo domani mattina, ok?

Christmas si volta a guardarlo mentre chiude la mensola e annuisce sorridendo.

Stacco.

EST. VILLA – GIORNO

Christmas si trova davanti al cancello chiuso di una villa in città e un uomo dall’altra parte si sta avvicinando. Sembra un maggiordomo e si ferma dietro le sbarre.

UOMO Posso esserle d’aiuto?

CHRISTMAS Cerco i signori Isaacson.

UOMO Temo che sia arrivato tardi. Gli Isaacson erano i vecchi proprietari, hanno venduto da qualche anno.

CHRISTMAS Sa dove si sono trasferiti?

UOMO So che vivono in un appartamento in città, ma non so l’indirizzo. Posso sapere perchè li cerca?

CHRISTMAS Sono un amico della figlia, Ruth.

UOMO Già, ho sentito parlare di lei.

CHRISTMAS (più interessato) Cosa ha sentito?

UOMO (vago) Non sono affari miei signore… ma comunque, aspetti un attimo qua fuori.

Christmas annuisce mentre l’uomo si allontana, scomparendo dalla sua visuale dietro degli alti cespugli.

Stacco.

Christmas non si è allontanato molto ma è più teso e finalmente l’uomo riappare. Ha con sè un biglietto, che consegna a Christmas.

UOMO La cameriera conosceva quest’indirizzo. Se ha fortuna, li troverà là.

Christmas lo ringrazia con un sorriso

CHRISTMAS A buon rendere!

E va via. Stacco.

EST. APPARTAMENTI – GIORNO

Christmas si trova in un’area meno elegante dell’Hollywood che conosciamo, ci sono solo edifici a schiera di quattro piani, le condizioni non sembrano delle migliori e le strade sono poco trafficate.

Si trova dinanzi il portone di una di quelle palazzine e ha appena bussato.

Un uomo con una folta barba gli apre il portone, squadrandolo dalla testa ai piedi con fare sospetto.

CHRISTMAS Cerco il signor Isaacson.

L’uomo sembra più rilassato adesso e si volta, rientrando in una porta.

Stacco.

UOMO Primo piano a destra.

Christmas sta bussando a una porta in legno. Nessuno risponde.

Bussa un’altra volta.

Si sente un rumore confuso venire da dentro. Poi dei passi di tacchi e la porta si apre. La signora Isaacson si presenta al giovane, guardandolo incuriosita, con un vago sorriso.

E’ truccata pesantemente, gli occhi sono cerchiati da righe nere e un po’ colate, ha del rossetto rosso sulle labbra e i capelli ben cotonati. Indossa una camicetta e una gonna con delle calze trasparenti e per finire dei tacchi a spillo.

SIG.RA ISAACSON Desidera?

CHRISTMAS Signora Isaacson?

SIG.RA ISAACSON Sono io. Chi è lei?

La donna si regge alla porta un po’ a fatica, traballa sui tacchi, l’aria di chi ha bevuto.

CHRISTMAS Sono un amico di Ruth. Lei è in casa?

La donna si rabbuia per un attimo, poi però sorride nuovamente ed entra in casa lasciando la porta aperta.

SIG.RA ISAACSON Non c’è, mi spiace. Entri pure, desidera qualcosa da bere?

Christmas fa un paio di passi dentro l’appartamento. C’è una mobilia povera ma al tempo stesso sgargiante, delle tende in pizzo, dei mobili vecchi in legno, diversi tappeti e pareti tappezzate di quadri di diverse dimensioni.

Su un tavolino ci sono dei bicchierini sporchi e un posacenere pieno di cicche di sigarette. Alcune sono sparse anche per terra.

CHRISTMAS No, grazie. Vorrei sapere solo dove trovarla.

SIG.RA ISAACSON Non ci siamo già visti? Come hai detto di chiamarti?

CHRISTMAS Mi chiamo… Mike. Non ci siamo mai conosciuti, io ho incontrato sua figlia qui a Hollywood un paio di anni fa, poi ho perso le sue tracce e ora vorrei rivederla. Mi hanno dato il suo indirizzo quelli della villa sulla Mulholland.

SIG.RA ISAACSON Oh, la villa, sì. Abbiamo deciso di venderla dopo che quel coglione di mio marito ha perso tutto e…

La donna si porta una mano alla bocca, sorride divertita.

SIG.RA ISAACSON Mi scusi per questo linguaggio.

La donna si lascia cadere goffamente sul divano, invitando il ragazzo a fare altrettanto con un gesto svogliato.

CHRISTMAS Vostra figlia…

SIG.RA ISAACSON Già, Ruth. Stanne alla larga ragazzo, è impazzita la poveretta.

Christmas si acciglia, piega il capo da un lato.

CHRISTMAS Impazzita?

SIG.RA ISAACSON I medici parlavano di crisi isteriche. E’ stata in una casa di cura, forse poi ne è uscita, ma non ne sono sicura, non l’ho più sentita.

CHRISTMAS Perchè?

SIG.RA ISAACSON Vuoi proprio saperlo?

La donna si versa del liquore in un bicchierino.

SIG.RA ISAACSON Non è malata. E’ solo una puttana che ha voluto vendicarsi, ha fatto di tutto per fotterci la reputazione, a me e mio marito. E ce l’ha fatta. E’ anche colpa sua se ora siamo in debito e se mio marito è costretto a lavorare in una fabbrica! Noi le dirigevamo le fabbriche!

Christmas si volta cercando di nascondere uno sguardo nervoso, respira.

CHRISTMAS Qual è la clinica?

SIG.RA ISAACSON Hydenwood Hospital o qualcosa del genere. Sei sicuro di non volere proprio nulla? Non si fa bere una signora da sola, è da maleducati.

Christmas si volta di nuovo a guardarla, nel volto un’espressione dura.

CHRISTMAS Dalle mie parti si dice che le persone ottengono dalla vita ciò che meritano.

La donna inarca un sopracciglio.

CHRISTMAS (allargando le braccia) Si è mai chiesta qual è la sua colpa in tutto questo?

La donna lo guarda con occhi gelidi, occhi che si assottigliano come se lo stessero squadrando. Poi si spalancano all’improvviso e le dita stringono con forza il bicchierino fino a diventare bianche.

SIG.RA ISAACSON Sei quel pezzente di Manhattan, eh? Sì, sei proprio tu. Ti sei fatto più carino, sembri quasi presentabile… ma sei rimasto il pezzente di prima.

La donna si alza, lanciando il bicchiere addosso a Christmas, che si para con un braccio. Il bicchiere gli sbatte nel gomito, poi cade a terra e si rompe.

SIG.RA ISAACSON Vieni qua a casa mia a cercare mia figlia, mi racconti cazzate e poi osi pure insultarmi! Non l’hai capito che tu non l’avrai mai?

Christmas gli lancia un’occhiata triste, si volta e si dirige verso la porta. La apre, mentre lei lo segue a passi veloci, rischiando di cadere a causa della sbronza e dei tacchi.

SIG.RA ISAACSON Va pure da lei! Vacci! E ringraziala da parte mia!

Christmas è uscito e sta scendendo le scale. La donna si ferma sul pianerottolo e continua a gridargli dall’alto mentre lo vede scendere.

SIG.RA ISAACSON Raccontale di me! Dille dove sono costretta a vivere! Chiedile se non ha qualche rimorso per il modo in cui ha ridotto sua madre!

Christmas ha ormai raggiunto il portone, lo apre ed esce.

Stacco.

Christmas, fuori, chiude gli occhi per qualche istante, si passa un dito sul naso, inspira, poi con le mani in tasca si incammina per la strada.

Stacco.

La signora Isaacson è rientrata in casa, ha chiuso la porta e si appoggia con le spalle a essa. Lentamente scivola verso il basso, sedendosi per terra in una posa scomposta e scoppiando a piangere.

Le mani vanno verso i capelli, se li tira disperata e lancia un urlo di dolore.

Dissolvenza.

EST. STRADA – SERA

Un’auto viaggia lungo le strade di Hollywood.

Il fotografo è alla guida, mentre Ruth è seduta di fianco a lui e ha tra le mani delle foto che guarda attentamente. Alcune foto sono quelle che aveva scattato all’attore nei momenti più cupi e riflessivi.

CLARENCE Mister Barrymore si è complimentato con te. Ha deciso di rendere pubblica qualche foto. Forse le metterà in mostra a una festa.

RUTH A te piacciono?

CLARENCE Sì Ruth, hai fatto un ottimo lavoro…

Le frasi dell’uomo sono dette con un po’ di amarezza. Lei se ne accorge.

RUTH Cosa c’è?

CLARENCE E’ solo che so già come andrà a finire. Queste foto Ruth… non sono solo un ottimo lavoro. Sono splendide. E non passerà molto prima che questa città se ne accorga e ti rapisca portandoti all’apice del successo.

RUTH Tu sei troppo ottimista.

CLARENCE Perchè parli di ottimismo? Il successo non è sempre sinonimo di felicità, ormai dovresti averlo capito. Ma sono sicuro che sarai abbastanza furba da non farti contaminare da questo mondo… e soprattutto da non dimenticarti del tuo umile maestro!

Ruth sorride e anche lui. L’auto si ferma davanti al negozio del fotografo e i due scendono.

Musica in sottofondo

Poco più distante, poggiato a un lampione, c’è Christmas. Ne vediamo solo la sagoma. Ruth aguzza gli occhi per guardarlo meglio. Christmas la vede e si incammina verso di lei.

Ruth si blocca, il suo sguardo si fa incredulo. Il fotografo se ne accorge.

CLARENCE Lo conosci?

Ruth annuisce, ma non si sposta.

RUTH E’… è tutto a posto Clarence. Puoi entrare.

L’uomo annuisce e prosegue, scambia solo un’occhiata con Christmas mentre gli passa accanto, poi entra nel negozio e chiude la porta.

I due ora sono faccia a faccia, a due metri di distanza.

Lei scuote il capo mentre le prime lacrime le sgorgano sulle guance.

Lui è altrettanto emozionato, compie i passi che li separano e quando le è davanti, l’abbraccia con forza.

Anche lei ricambia l’abbraccio, seppur debolmente, continuando a piangere.

Dopo alcuni lunghi istanti, si scostano.

Lei si asciuga le lacrime con le maniche della camicia, c’è dell’imbarazzo tra i due.

CHRISTMAS Ti va di bere un caffè? Ho visto una caffetteria aperta, dietro l’angolo.

Lei annuisce accennando un sorriso e si avviano insieme lungo il marciapiede, senza toccarsi, ma coi gomiti che si sfiorano.

Stacco.

INT. CAFFETTERIA – SERA

La musica sfuma.

I due sono seduti a un tavolino della caffetteria che è vuota se non fosse per un uomo seduto da solo al bancone. Davanti a loro ci sono delle tazze fumanti di caffè.

Lei ha lo sguardo chinato in basso, pensierosa. Lui la guarda con un sorriso senza staccarle gli occhi di dosso, ma è evidente che anche lui fa fatica.

RUTH Ho letto di te. Della trasmissione dei Diamond Dogs.

CHRISTMAS Hai visto? Faccio una trasmissione dove si parla.

In sottofondo sentiamo la voce di Ruth da bambina.

VFC RUTH PICCOLA Sono quelle che mi piacciono di più.

Lei alza lo sguardo, poi chiude gli occhi e lo distoglie, portandolo verso la vetrata che dà sulla strada.

CHRISTMAS Io invece ho sentito che sei diventata una fotografa. Me lo hanno detto all’ospedale.

Lei si passa una mano tra i capelli.

CHRISTMAS Sono contento che ora tu stia bene. E… la fotografa… è stupendo.

Ruth lo guarda finalmente in faccia, triste.

RUTH Non ho mai ricevuto le tue lettere. Nè tu le mie. E’ stata mia madre. L’ho saputo da poco.

Christmas ricambia lo sguardo, poi beve del caffè.

CHRISTMAS Devi mostrarmi qualche foto.

Ruth abbozza un sorriso e annuisce. Anche lei beve un po’, sempre timidamente, senza riuscire a sostenere troppo a lungo quello sguardo di lui che invece non la molla.

Dettaglio delle loro gambe sotto il tavolino. Si sfiorano, si muovono di poco, poi lei scosta le sue per evitare di toccarlo.

CHRISTMAS Sei bellissima… pensavo ti saresti un po’ imbruttita crescendo, da ragazzina eri un’amore ma…

RUTH (interrompendolo) Christmas, per favore…

Musica in sottofondo.

La ragazza non riesce a continuare la frase, si alza e si guarda intorno, poi si allontana dal tavolo sotto gli occhi increduli di lui, che si alza per rincorrerla.

Lei esce fuori dalla caffetteria e lui la raggiunge, posandole un braccio sulla spalla e facendola voltare.

I due sono vicinissimi, lui la stringe. Lei non lo guarda, scuote ancora il capo. Christmas le passa una mano sui capelli, per toglierle un ciuffo dalla fronte e metterlo dietro l’orecchio. Poi le si avvicina e la bacia sulle labbra. Lei chiude gli occhi e si lascia baciare, le sue mani vanno verso i capelli di lui, li stringe con forza e il bacio si fa più passionale, quasi violento. Lei gli stringe la faccia come se non volesse che si staccasse, lui le cinge con un braccio la vita e con l’altro il collo.

All’improvviso lei si stacca, di colpo.

Chiude gli occhi e ansimando poggia la fronte sul petto di Christmas, che è rimasto con le labbra socchiuse.

RUTH Devo andare. Mi dispiace.

CHRISTMAS Io ti ho trovato Ruth. Non ti lascio andar via. No.

Ruth prova a scostarsi da quell’abbraccio, Christmas fa un po’ di resistenza, ma lei alla fine si stacca e si volta. E’ combattuta, lo leggiamo dal suo volto dolorante.

RUTH Sono avariata.

Lui le si avvicina, le mette una mano sulla spalla ma lei con un movimento lo allontana.

RUTH Quando ti ho visto, la prima cosa che ho provato è stata paura. Avrei dovuto essere felice, eppure la prima cosa a cui ho pensato è stato il dolore. E’ stato Bill, sono state le sue cesoie, il suo alito, tutto mi torna alla mente ogni volta che…

La ragazza scrolla il capo, non riuscendo a terminare la frase. Eppure non piange più.

Christmas la guarda in silenzio, triste.

RUTH E’ allora che ho capito di essere avariata. Contaminata da quel dolore, che mi impedirà di essere felice. Non lo sarò mai e tu con me. Non potremo avere un futuro insieme.

CHRISTMAS Noi possiamo farcela. Non lascerei mai che Bill si avvicinasse di nuovo a te…

RUTH Questa non è una di quelle favole dove l’eroe salva la principessa. Questa è la realtà e devo lottare da sola, devo uscirne solo con le mie forze o non sarò mai libera.

CHRISTMAS Ruth…

Ruth si volta a guardarlo, sorride appena.

RUTH Non è colpa tua.

Il ragazzo si infila le mani nelle tasche, respira a fondo, poi torna a guardarla senza saper cosa dire. I suoi occhi sono lucidi.

CHRISTMAS Mi ami?

RUTH Che importanza può avere?

CHRISTMAS Ne ha per me.

Lei non risponde.

CHRISTMAS Ho bisogno di sentirtelo dire. Me lo devi Ruth.

Lei si avvicina di qualche passo.

RUTH Giura che non mi cercherai.

CHRISTMAS Non puoi chiedermelo!

Lei gli posa una mano sulla giacca, sistemandogliela con affettuosità.

RUTH Forse un giorno sarò pronta. E allora ti cercherò io. Questa volta tocca a me.

Christmas non riesce a trattenere una lacrima. Lei si alza sulle punte e gli dà un bacio sulla guancia, poi si volta e si incammina lungo il marciapiede.

Lui la guarda andar via, immobile, davanti la caffetteria.

Primo piano di Ruth, ormai lontana. Il suo volto è contratto in una smorfia, un pianto silenzioso.

Campo lungo sulla strada. Christmas è sempre fermo sul posto, mentre Ruth è sempre più lontana.

Dissolvenza in schermo nero.

INT. CASA DI BILL – GIORNO

La musica sfuma.

Le immagini sono sfocate, è la soggettiva di qualcuno che si guarda intorno ma vede solo una stanza sfocata. In sottofondo sentiamo il battere su una porta.

Stacco.

La porta dell’appartamento di Bill viene aperta da Goldwin che è assieme a una donna anziana che a quanto pare gli ha dato la chiave.

GOLDWIN Grazie, può andare, ci penso io.

La donna lo guarda con aria irritata, ma se ne va. Goldwin richiude la porta.

Il salotto è in uno stato indecente, pieno di rifiuti e coi mobili spostati, come se vi si fosse svolta una festa.

GOLDWIN Bill! Bill, ci sei?

Goldwin avanza fino alla camera da letto, la porta è aperta. Bill è riverso sul letto, a pancia in su e senza coperte, completamente nudo.

Goldwin fa una faccia schifata, dev’esserci un cattivo odore. La camera è altrettanto in disordine e per terra accanto al letto vediamo una chiazza scura che sembra vomito.

Su un tavolino dal vetro incrinato, ci sono piccole tracce di polvere bianca.

Goldwin posa una mano sul collo dell’uomo, poi scuote il capo.

Stacco.

Bill è stato coricato dentro la vasca da bagno. Goldwin, sudato e ansimante, apre il rubinetto e dall’alto cade l’acqua che risveglia Bill, il quale apre gli occhi e si guarda intorno un po’ spaesato e impaurito.

Goldwin si flette sulle ginocchia per averlo faccia a faccia e tranquillizzarlo. Gli prende una mano.

GOLDWIN Ehi, tranquillo, sono io. Non c’è nessun poliziotto.

Bill annuisce, poi chiude il rubinetto e si passa le mani sul volto bagnato. Sta per dire qualcosa, ma viene colto da un conato e si sporge dalla vasca per vomitare nel gabinetto accanto.

Goldwin si scosta e lo guarda schifato.

GOLDWIN Cristo santo, sei conciato male. Quanta te ne sei fatta?

Bill, finito di vomitare, torna a distendersi nella vasca.

BILL Ne hai con te?

GOLDWIN No, mi spiace. Che cazzo è successo, Bill? Non ti sei presentato alle riprese della scorsa settimana, non rispondi al telefono, non apri la porta. Credevo di dover trovare un cadavere oggi.

BILL Non sono stato molto bene, ma ora va meglio.

GOLDWIN Vuoi mandare tutto a puttane? Vuoi smettere di guadagnare? E’ questo che vuoi?

BILL No.

GOLDWIN Allora alzati, giriamo oggi pomeriggio.

Goldwin fa per andarsene ma Bill lo trattiene per la gamba.

BILL No, ho bisogno di farmi. Solo un po’, me la porteresti?

GOLDWIN Devi darmi i soldi.

BILL Me li trattieni dalla paga per il girato di oggi. Andiamo…

GOLDWIN Hai già speso tutto quanto? Cristo…

Goldwin lo guarda ora amareggiato, poi scuote il capo.

GOLDWIN Sarò qua tra qualche ora, ma tu datti una pulita, puzzi come un maiale.

Goldwin va via, uscendo dal bagno. Sentiamo i suoi passi mentre rimaniamo sul primo piano di Bill che ha chiuso gli occhi.

GOLDWIN VFC E dà una ripulita a questa casa del cazzo!

Bill riapre gli occhi. Seduta nella vasca di fronte a lui c’è Ruth, la Ruth giovane che lui ha conosciuto. Gli sorride.

Poi gli mostra il dito mancante, allargando il sorriso. Bill è infuriato, emette un urlo.

Lo vediamo in campo lungo dal salotto: è solo dentro la vasca e si dimena, scalcia e colpisce le pareti coi pugni, ringhiando come un animale.

Stacco.

EST. STRADA – GIORNO

Siamo in un viale alberato e trafficato di Hollywood, c’è qualche nube in cielo. Un camion passa davanti alla mdp e quando va via notiamo un telefono a gettoni sul marciapiede, con Christmas che vi parla.

Primo piano dell’uomo, che annuisce.

VOCE TELEFONO Sei proprio sicuro? Occasioni così non ricapitano tutti i giorni, ti è stata data la possibilità di sfondare e la stai mandando a quel paese.

CHRISTMAS E’ stato gentile con me, ma devo tornare a New York.

VOCE TELEFONO Potresti scrivere le sceneggiature da là, ne parlo col direttore e organizziamo la cosa. Non è la prassi che hanno di solito, ma chi lo sa…

Christmas pare riflettere un po’ tra sè, poi socchiude gli occhi.

CHRISTMAS No Nicholas, ho altro in mente al momento. Grazie di tutto.

Posa la cornetta al suo posto, chiude gli occhi e respira a fondo.

Dopo un po’ compone un altro numero leggendo da un foglietto di carta che aveva in tasca.

A rispondere è la voce di Clarence.

VOCE CLARENCE Chi parla?

CHRISTMAS Ruth è ancora lì?

VOCE CLARENCE No, se ne è andata ieri.

Christmas annuisce, come se se lo aspettasse.

VOCE CLARENCE Mi ha spiegato che lo ha fatto perchè tu non la cercassi.

Christmas annuisce ancora.

CHRISTMAS Ha detto dove andava?

VOCE CLARENCE Mi spiace ragazzo… anche se lo sapessi, non credo sarebbe giusto dirtelo. Ruth ha bisogno di stare sola adesso.

Dall’altro capo, il fotografo ha riagganciato. Christmas rimane con la cornetta in mano, rassegnato.

Stacco.

musica in sottofondo

EST. CITTÀ – GIORNO

Panoramica sulla città di New York, ripresa da vari scorci che mostrano il brulicare di persone per le strade.

Christmas è ai piedi di un edificio a ridosso del Central Park. Un portiere fa per prendergli la valigia, ma lui gli dice di no col capo, sorridendogli. Il portiere allora gli apre il portone e lo conduce all’ascensore.

PORTIERE Bentornato Mrs. Luminita. Adesso la risentiremo alla radio?

Christmas gli sorride mentre le porte dell’ascensore si chiudono.

Stacco.

INT. APPARTAMENTO – GIORNO

Continua la musica in sottofondo.

Christmas entra nell’appartamento, è elegante ma sobrio. Si avvicina a una grande vetrata che dà sul parco e sulla città, una vista mozzafiato. In basso, è possibile notare una panchina vuota. Christmas guarda proprio in quella direzione, con un certo disagio. Poi si sposta verso un’altra stanza, dove c’è una scrivania in noce con una macchina da scrivere sopra.

Stacco.

L’immagine della vetrata che dà sulla città muta rapidamente, passando dal giorno alla notte.

La mdp poi si sposta, tornando a inquadrare l’appartamento.

Passa dapprima dal tavolo con la macchina da scrivere, dove alcuni fogli scritti e strappati sono sul tavolo,

per poi proseguire verso la camera da letto. Christmas sta dormendo sopra le coperte. Alcuni fogli sono sparsi anche in quella stanza. Un primo piano mostra come le sue palpebre siano gonfie.

Dissolvenza in schermo nero.

INT, APPARTAMENTO – GIORNO

La musica sfuma.

Qualcuno sta bussando insistentemente alla porta. Christmas, ancora assonnato, va ad aprire, trovandosi davanti Santo con una busta di carta.

SANTO Mister Luminita, le do il bentornato ufficiale. Ho la colazione. Sbrigati a mangiarla.

Santo si avvicina e lo abbraccia, mentre Christmas sorride un po’.

CHRISTMAS Perché questa fretta?

SANTO Bene, allora non l’hai ancora saputo. Sai che ti dico? Farai colazione dopo, vatti a vestire.

CHRISTMAS Cosa?

Santo lo afferra per la mano e lo conduce in camera da letto.

Stacco.

SANTO Devo vestirti io? Dai, veloce!

EST. STRADA – GIORNO

Christmas è con Santo, ora anche lui vestito di tutto punto. I due stanno camminando svelti lungo il marciapiede.

CHRISTMAS Vuoi dirmi che sta succedendo?

SANTO Lo vedrai coi tuoi occhi. Appena ho saputo che eri tornato in città ho pensato che lo avessi fatto perchè hai saputo la notizia, invece sembra una bella coincidenza.

CHRISTMAS Te la passi bene?

SANTO Come? Sì, sì, lavoro e famiglia vanno alla grande. A proposito, devi farmi da testimone per il matrimonio il prossimo mese, ma poi ne parliamo. Siamo quasi arrivati.

Christmas scuote il capo rassegnato. I due hanno svoltato un angolo e si trovano davanti l’edificio della CKC. Una folla di gente, per lo più di colore, è radunata davanti l’ingresso e ha l’aria festosa. Una decina di poliziotti li controlla dall’altro lato della strada, davanti la centrale.

VOCE Ehi, c’è anche Christmas!

VOCE 2 E’ tornato Christmas!

Ben presto l’uomo viene circondato da diverse persone.

CHRISTMAS Qualcuno mi spiega che sta succedendo?

Tra la folla spicca un volto bianco, quello di Karl, che eccitato lo avvicina e gli stringe le mani.

KARL Bentornato socio!

Anche Cyril lo raggiunge e gli indica con un dito il tetto dell’edificio. Noi con lui notiamo che è stato riallestito un piccolo cantiere.

CYRIL Notato niente?

CHRISTMAS Che sta succedendo?

Gli altri ridono e lui si arrabbia.

CHRISTMAS Porca puttana, qualcuno mi spieghi!

KARL Ok, ok. Vedi quei tizi laggiù?

Karl gli indica tre persone bianche vestite eleganti che parlottano in disparte.

CYRIL Finalmente ne ha fatta una giusta il nostro direttore. Il polacco li ha convinti a creare una sede indipendente della CKC. Abbiamo ottenuto tutti i permessi, avremo una nuova antenna, raggiungeremo mezza America!

KARL Abbiamo acquistato tutto l’ultimo piano. Faremo tre sale, uffici, tutto insomma.

SANTO Daranno da lavorare a tanta gente.

Dalla gente radunata là attorno si alzano risate e applausi.

CHRISTMAS Vuol dire che non siamo più una radio clandestina?

Dalla folla si alza un coro di “NO!”.

CHRISTMAS Due settimane… sto via due settimane e mi combinate un casino.

CYRIL Dovresti andartene via più spesso ragazzo.

Tutti quanti ridono, Karl poi si allontana.

KARL Vado con loro, ho in mente una serie di programmi da proporgli…

Karl si allontana verso i tre tizi distinti e nel frattempo un ragazzino di colore si è piazzato in mezzo alla strada e grida verso i poliziotti.

RAGAZZINO Ehi agenti, allora, l’avete più trovata la CKC?

Dalla folla si alzano risate di scherno e i poliziotti

hanno diverse reazioni, chi si imbarazzato e chi irato prende

AGENTE Vuoi che ti tolga quel sorriso negro?

gratta la testa in mano i manganelli.

dalla faccia, pidocchio

Un altro agente però lo ferma mettendogli una mano sul petto. Dev’essere il superiore in comando.

AGENTE Andiamo… ce l’hanno messa in culo per un bel po’ di tempo, ammettiamolo.

Gli agenti si allontanano rientrando in centrale. Sentiamo il parlottare di qualcuno di questi.

AGENTE Lascia che ne pizzichiamo uno. Li faremo pentire di averci preso per il culo.

Intanto la gente sotto la radio continua a ridere e schiamazzare. Cyril ha preso in disparte Christmas.

CYRIL Voglio farti vedere la tua nuova postazione.

Mentre i due avanzano verso il portone, un bianco si piazza davanti a loro.

IL CALABRESE Ehi tu, sai chi sono io? Io sono il Calabrese.

Christmas lo squadra, notando la sagoma di un coltello che l’uomo tiene dentro la tasca, puntato in avanti.

CHRISTMAS E qual è il problema?

IL CALABRESE Sono di Brooklyn.

Si avvicina all’orecchio del ragazzo.

IL CALABRESE E ho una banda tutta mia. Perchè non parli anche di me nella tua trasmissione? Un po’ di pubblicità non fa mai male, se mi capisci. In cambio magari ti faccio qualche soffiata.

Christmas sorride.

IL CALABRESE (a voce più alta) La vuoi sapere una cosa forte? Lo sai come mi chiamo? Pasquale Anselmo. Sono l’unico in tutta New York che ha due schede FBI. Perchè non sanno qual è il nome e quale il cognome. Una scheda dice “Pasquale Anselmo” e l’altra “Anselmo Pasquale”. Hai capito? E’ forte, no?

La gente sorride attorno ai due, anche Christmas.

CHRISTMAS Sì, è forte. Lasciaci il tuo numero e indirizzo, ti chiamiamo per una puntata, ok?

Il calabrese sorride contento e lascia andare Christmas dentro il palazzo, dandogli una pacca sulla spalla.

Stacco.

INT. RADIO – GIORNO

Cyril e Christmas camminano per gli uffici della nuova radio, messi a punto, con mobili e apparecchiature nuove.

CYRIL Ho comprato un appartamento qualche piano più giù. Ci starà sorella Bessie e altre sue amiche, coi loro figli e nipoti.

Christmas gli sorride, posandogli una mano sulla spalla.

CHRISTMAS Ce l’hai fatta, eh? Grandma Moses sarebbe fiera di te.

CYRIL Lo sarebbe di tutti noi.

Il vecchio nasconde un po’ di emozione distogliendo lo sguardo e indicandogli la stanza.

CYRIL C’è ancora un po’ di disordine, ma verrà un gioiello. E’ qui dentro che parlerai. E’ sensibilissimo.

Christmas si guarda intorno, soddisfatto. Cyril invece cambia tono, si fa silenzioso. Dopo un po’ a voce più bassa e calma.

CRYIL L’hai trovata?

Il sorrido dal volto del ragazzo scompare.

CHRISTMAS Ho deciso di tornare per scrivere per il teatro. Il cinema non faceva per me. E poi lo devo a mia madre, lei adora il teatro.

Cyril lo guarda in silenzio, serio.

CHRISTMAS Non voglio parlare di lei, Cyril.

I due si scambiano qualche occhiata, ma alla fine il vecchio si rilassa e gli dà una pacca sulla spalla.

Dissolvenza.

SEQUENZA DI SCENE

In dissolvenza incrociata:

Musica in sottofondo

CYRIL Il teatro eh? Mi piace.

Ruth si trova dinanzi una modesta chiesa in città. Indossa un vestito nero, un cappello e degli occhiali da sole. La ragazza entra in chiesa, trovando diverse persone sedute nelle panche. Sono tutti vestiti in nero e in fondo alla navata si nota una bara aperta. La ragazza deglutisce e si avvia verso la bara.

Christmas è seduto alla scrivania del suo appartamento, batte le dita sulla macchina da scrivere, poi sposta lo sguardo, andandolo a posare sul vetro che dà sul parco.

Bill è in un camerino e sta indossando una tuta in lattice nera. Si infila i guanti, poi prende la maschera e se la rigira tra le mani, prima di indossarla e guardarsi allo specchio. Il suo sguardo è spento.

Primo piano della signora Isaacson, con gli occhi chiusi e il viso pallido. E’ distesa nella bara della chiesa e Ruth è sopra di lei, a guardarla. Non vediamo gli occhi della ragazza, coperti dagli occhiali da sole. Ma sembra si stia limitando a guardarla. Dietro di lei alcune persone parlottano silenziosamente, indicandola. Poco più distante, seduto in prima fila, c’è il padre, che la guarda con un’aria triste. Si alza e si avvicina alla figlia, affiancandola. Lei volta il capo verso il padre, non dice nulla.

Insieme tornano a guardare il corpo della madre. Il padre abbraccia la figlia in maniera sobria, lei fa altrettanto e insieme si allontanano, andando verso le panche.

Christmas sta parlando al microfono nel nuovo studio di registrazione. Con lui c’è anche un altro uomo che non conosciamo, entrambi stanno discutendo e ridendo. Cyril, dietro una console, ride con loro.

Christmas dice qualcosa, poi rimane qualche istante a pensare in silenzio, quindi riprende con la sua solita parlantina.

Una donna nuda è legata in piedi in uno stanzino, le braccia legate al soffitto e le gambe al pavimento.

Un riflettore l’abbaglia, mentre entra in scena Bill con in mano una frusta. Il punitore lecca la frusta, poi avvicina la sua lingua al volto della donna che piange impaurita.

La lecca, poi la morde facendola sussultare, infine si allontana e la colpisce nel fondoschiena con la frusta, facendola gemere.

Dissolvenza.

Siamo nell’appartamento degli Isaacson. Philiph sta cucinando qualcosa in una pentola, è della carne immersa in un sugo di pomodoro. E’ molto indaffarato e attento, assaggia il sugo, poi dice qualcosa ad alta voce.

Philiph ha messo la carne in due piatti, che porta verso il tavolo apparecchiato sobriamente. Al tavolo c’è Ruth, che gli sorride. Tra i due c’è un po’ d’imbarazzo ed esitazione, ma il padre fa di tutto per sembrare disinvolto.

Le posa il piatto davanti e fa un inchino come un cameriere, poi si va a sedere di fronte a lei. Le chiede di assaggiare e lei manda giù un boccone. L’espressione di lui è molto tesa, attende il verdetto, poi sorride soddisfatto e si mette più comodo.

Sullo sfondo c’è un tavolinetto che viene messo a

fuoco mentre il tavolo va fuori fuoco. Ci sono due cornici, una ritraente la signora Isaacson e un’altra che li ritrae tutti e tre insieme, più giovani e al mare, sorridenti.

Dissolvenza.

Christmas sta guardando il parco dal suo appartamento. Nella scrivania dietro di lui ci sono una serie di fogli scritti e altri appallottolati.

Si dirige verso la scrivania e prende la macchina da scrivere.

E’ uscito dal portone dell’edificio con la macchina sottobraccio e attraversa la strada, andando verso il parco.

Si è seduto su una panchina, la stessa nella quale si incontrava da bambino con Ruth. Si guarda intorno, nel viso un po’ di nostalgia. Poi riprende a scrivere alla macchina poggiata sulle sue gambe.

Completato un foglio, lo rilegge brevemente e lo posa accanto a sè.

Siamo dentro il camerino di Bill. Nel tavolo è poggiata la maschera che indossava. La mdp scende verso il basso, inquadrando Bill seduto

per terra e rannicchiato. Indossa ancora Con le braccia si stringe le ginocchia e chinato verso il basso. Sta tremando.

La porta del camerino si apre, è Goldwin dentro. L’uomo osserva Bill, poi scuote il capo. Entra dentro, richiude la porta.

la tuta nera. il volto è

che sbircia

Si va a sedere per terra accanto a Bill, parlargli con fare tranquillo. Poi gli posa una mano sulla spalla. Dissolvenza in schermo nero.

iniziando a

La musica sfuma.

EST. STRADA – SERA

Christmas è dentro un taxi che viaggia per le vie di Manhattan. Indossa un pesante cappotto elegante. Il tassista si ferma a un certo punto e riconosciamo il vecchio quartiere di Christmas.

TASSISTA Sono quattro dollari. E stia attento signore, non è un quartiere sicuro.

Christmas sorride e lo paga, poi scende. Mentre il taxi riparte, scorge una Cadillac parcheggiata davanti l’edificio di casa sua, con quattro ragazzini attorno che la guardano e provano ad aprirla.

Christmas gli si avvicina e loro si fermano, insospettiti.

CHRISTMAS Fa freddo eh?

Uno dei ragazzini si fa avanti, è piccolo ma sembra il più sveglio.

RAGAZZINO Che vuoi? Ti sei perso?

CHRISTMAS Lasciate in pace quella macchina per stasera, ok?

RAGAZZINO E’ tua?

CHRISTMAS No.

Il ragazzino infila la mano in tasca e prende un coltellino a serramanico dalla lama consumata, rigirandolo tra le mani per mostrarlo.

RAGAZZINO E allora fatti gli affari tuoi.

Christmas alza le mani in segno di resa.

RAGAZZINO Questa è zona nostra.

CHRISTMAS E come vi chiamate?

Il ragazzino è colto impreparato a quella frase e si guarda con gli altri, che fanno spallucce. Poi riassume un tono duro.

RAGAZZINO Siamo… siamo i Diamond Dogs!

CHRISTMAS Anni fa c’era una banda da queste parti che si chiamava così.

RAGAZZINO Si vede che hanno sentito parlare di noi e se la sono data a gambe. Adesso questo nome è nostro!

CHRISTMAS Posso abbassare le mani?

RAGAZZINO D’accordo, ma non fare mosse stronze.

CHRISTMAS Tranquillo, non voglio farmi affettare. Però dovrei entrare lì. Posso?

Il ragazzino si volta verso i suoi amici.

RAGAZZINO Lo lasciamo andare?

Gli altri annuiscono.

RAGAZZINO Ti è andata bene, pollo. Oggi siamo in buona. Puoi andare. Per stasera i Diamond Dogs ti graziano.

Christmas sorride e si dirige verso il portone di casa.

Uno degli altri ragazzini però lo ferma prima che possa scomparire.

RAGAZZINO 2 Ehi. Che facevano questi Diamond Dogs che conoscevi tu? Erano forti?

CHRISTMAS Abbastanza. Ma usavano la testa per risolvere i problemi, non le pistole o i coltelli.

Il ragazzino di prima, il capo, si avvicina pure.

RAGAZZINO E chi era il loro capo?

CHRISTMAS Un tizio che aveva un nome da negro.

RAGAZZINO Ah. Io mi chiamo Alber, ma per gli amici sono Zip.

Christmas scende qualche gradino e allunga la mano verso Zip, che gliela stringe.

CHRISTMAS Piacere Zip.

ZIP Che dici, Zip è un buon nome per il capo dei Diamond Dogs?

CHRISTMAS E’ un gran nome.

Il piccolo sorride.

ZIP E tu come ti chiami?

CHRISTMAS Ho un nome stupido, lascia stare. Dove abiti?

Zip gli indica un palazzo là vicino.

CHRISTMAS Se te ne vai a casa invece di congelarti in strada, magari potresti buttare un occhio su questa Cadillac. E’ di un mio caro amico. Se so che i Diamond Dogs la controllano, mi sento più al sicuro.

Prende una banconota dalla tasca e la dà al ragazzino.

CHRISTMAS Che dici, si può fare?

Zip l’afferra al volo.

ZIP Ok, vedrò che cosa si può fare.

CHRISTMAS Grazie amico.

Zip si è girato e ha sceso le scale, mostrando la banconota agli altri che la fissano meravigliati. Christmas sorride, poi entra nel portone.

Stacco.

INT, APPARTAMENTO LUMINITA – SERA

Christmas, Cetta e Sal sono seduti a tavola, con una cena a base di spaghetti e polpette. Notiamo che la stanza è diversa, più ampia e modernizzata.

CHRISTMAS Non voglio sentire storie Sal, tu verrai alla prima.

SAL Non dirmi quello che devo fare pisciasotto.

CETTA Ragazzi, non litigate. E poi lui verrà di certo.

Cetta lancia un’occhiata severa ma divertita a Sal. Mentre la donna mangia, è inquadrata la sua mano con un anello al dito.

SAL Sono sicuro che sarà pieno di gente elegante e io col cazzo che mi metto uno smoking. L’ho promesso a mio padre una volta, che non mi sarei mai mischiato con quella merda dell’alta società.

CHRISTMAS Sta tranquillo, la maggior parte degli invitati per la prima viene dai nostri quartieri. E ti faranno entrare anche senza smoking. E mamma sarà così elegante che avranno occhi solo per lei.

Sal sbuffa, poi mangia un pezzo di polpetta. Cetta sorride e posa una mano su quella dell’uomo, per poi chinarsi e baciargliela.

SAL E che cazzo Cetta, lo sai che queste smancerie non devi farle quando ci sono altre persone.

Christmas scoppia a ridere e anche la madre, mentre l’uomo scuote il capo e continua a borbottare.

Dissolvenza.

Christmas è affacciato alla finestra, la cena è finita. Cetta gli si avvicina e lo affianca, accendendosi una sigaretta.

CETTA Mancano tre giorni. Sei sicuro di non volerlo fare?

CHRISTMAS Anche volendo, non saprei dove chiamarla o scriverle. E poi non sarebbe giusto. E’ stata lei a volerlo.

CETTA Tornerà, vedrai.

CHRISTMAS Forse un giorno, chi lo sa?

Il ragazzo sorride alla madre, che posa la testa sulla sua spalla, stringendolo.

La mdp si sposta a inquadrare il cielo stellato. che si vede dalla finestra.

EST. VILLA BARRYORE – NOTTE

Musica in sottofondo

Sotto il cielo stellato, lo stesso di prima, notiamo l’insegna di Hollywood nella collina.

Stacco.

Ci troviamo in un grande giardino adibito a festa, con tavolini sparsi sul prato, una musica classica in sottofondo e gente che continua ad arrivare. Sono tutti molto eleganti, le donne sfoggiano lunghi abiti scintillanti.

Lungo un viale del giardino sono esposti alcuni poster dove riconosciamo le foto che Ruth fece a Barrymore, più altre foto che ritraggono diversi attori e gente di vari ranghi, da vagabondi a star.

Gli invitati passeggiano in quella galleria ammirando le foto.

Alla fine del viale troviamo Ruth. In un abito nero elegante ma sobrio, con un cocktail in mano. Con lei c’è Barrymore e stanno parlando con una coppia.

BARRYMORE Vi vorrei presentare Ruth Isaacson, la fotografa.

UOMO Incantato madame. Si parla tanto della sua bravura come artista, ma nessuno mi aveva detto che era anche una così bella donna.

DONNA (dandogli un colpetto in testa) Herny!

I quattro sorridono.

RUTH Il piacere è mio.

DONNA Ragazza, devi scattare qualche foto anche a me, magari riuscirai a farmi apparire senza rughe, con John hai fatto miracoli!

BARRIMORE Ehi, potrei offendermi!

Tutti e quattro ridono.

Stacco.

Al cancello arrivare. Due guardie gli inviti.

RUTH Sarà un piacere.

della villa altre auto continuano ad le lasciano passare una volta controllati

Dopo che un una ricetrasmittente.

auto passa, una guardia viene contattata a

VOCE Sta arrivando l’auto del senatore Wilkins. Assicuratevi che fili tutto liscio.

GUARDIA Ricevuto.

Poco dopo un auto dai vetri oscurati si ferma al cancello, che viene immediatamente aperto.

L’auto va a parcheggiarsi assieme alle altre e una guardia del corpo scende per aprire la porta al senatore, un uomo sulla cinquantina coi capelli bianchi.

Un paio di persone lo avvicinano e lo salutano, poi insieme alle due guardie del corpo si allontanano verso la festa.

Stacco.

INT. VILLA BARRYMORE – NOTTE

In una stanza ricca di tappeti e quadri ma priva di mobili si trovano una decina di persone. Tra queste ci sono anche Bill e Goldwin, e il resto compone una piccola troupe: ci sono due donne in accappatoio che chiacchierano con alcuni uomini addetti alle illuminazioni e alla ripresa.

Bill sta bevendo da un bicchiere del whisky, è teso, gli occhi spiritati e leggermente tremante.

GOLDWIN Cerca di non fare cazzate, questa è l’occasione che abbiamo per risalire la cresta. Girano voci sul tuo conto, te lo devo dire.

BILL Che voci?

GOLDWIN Che sei un drogato e un alcolizzato e non ti si alza più. Ecco quali voci. Quindi vedi di farli divertire stasera. Vacci giù pesante se devi.

Bill guarda le ragazze che sorridono tranquille e annuisce.

BILL Ho bisogno di andare in bagno.

GOLDWIN Va pure, ma tra mezz’ora ti voglio qua per il trucco.

Bill annuisce, poi si avvicina a Goldwin e gli posa una mano sulla spalla.

BILL Me ne serve un po’, per caricarmi. Poi vedrai che servizietto le faccio, ti faccio divertire.

L’uomo alza gli occhi al cielo, poi fruga nella tasca interna della giacca e prende una scatoletta metallica, che gli passa.

GOLDWIN Questa è l’ultima volta. Dico sul serio Bill, questa roba ti sta uccidendo. Non voglio averti sulla coscienza.

Bill se la infila subito in tasca e va via senza dire altro.

Goldwin lo guarda andar via amareggiato. Stacco.

La musica sfuma.

EST. VILLA – NOTTE

Barrymore sta scambiando i saluti col senatore, mentre le guardie del corpo sono a poca distanza e controllano gli invitati.

Ruth, in disparte, scambia qualche parola con Clarence il fotografo, anche lui molto elegante.

Un cameriere con un vassoio passa accanto a Ruth, poi supera il senatore e le sue guardie e si allontana dalla folla.

Lo seguiamo lungo un vialetto, fino al parcheggio. Si guarda intorno assicurandosi che non ci sia nessuno, quindi si dirige verso un auto, quella del senatore. Sotto il vassoio, coperto da una tovaglia, c’è una scatola nera.

Stacco.

INT. VILLA – NOTTE

Bill è nel bagno degli uomini, si guarda allo specchio subito dopo aver tirato.

Anche Ruth è nel bagno, quello delle donne. Si sta sistemando il trucco allo specchio.

Bill esce dal bagno e nel corridoio della villa incrocia davanti a sè Ruth. I due si guardano per qualche istante, rallentando il passo fino a fermarsi a un paio di metri di distanza l’uno dall’altro.

Entrambi si sono riconosciuti.

Ruth va istintivamente a toccarsi la mano col dito mancante.

Bill si guarda intorno, prima a destra, poi si volta per guardarsi alle spalle e poi torna a fissare la ragazza. Nel suo sguardo è evidente la paura.

Le sue mani tremano.

Ancora una volta guarda fuori e attraverso la vetrata del corridoio nota le guardie del corpo del senatore. Uno di loro incrocia il suo sguardo mentre dice qualcosa alla radiotrasmittente.

Ruth è ferma al suo posto, ha gli occhi lucidi ma un’espressione quasi calma.

Musica in sottofondo

Bill indietreggia, guardandola sempre più spaventato. Ruth fa un passo verso di lui, sempre più sicura.

Bill guarda ancora fuori, dove non c’è più traccia delle guardie del corpo. Anche i suoi occhi sono lucidi, scuote il capo e va sempre più indietro.

Dagli occhi di Ruth ragazza continua ad dalla paura di lui.

Bill all’improvviso verso l’esterno.

sgorgano alcune lacrime, ma la avanzare lentamente, rafforzata

si volta e corre via, scappando

Ruth lo segue con lo sguardo dal vetro, mentre fa slalom tra gli invitati e in modo goffo corre lontano dalla folla.

Stacco.

EST. VILLA – NOTTE

Bill continua a correre guardandosi sempre intorno, come se qualcuno lo stesse seguendo. La gente lo fissa e lui sembra terrorizzato da tutti quegli sguardi che ha addosso.

I rumori che si sentono sono solo quelli dei suoi passi, il suo fiato e il suo cuore che batte all’impazzata.

Arrivato al parcheggio, prova ad aprire le portiere delle auto, ma le prime tre le trova chiuse.

Giunge poi davanti l’auto del senatore. La sua mano si posa sulla maniglia.

Primo piano dell’uomo che si guarda indietro, terrorizzato.

Stacco.

Gli invitati stanno chiacchierando tranquillamente nel giardino. Ruth è uscita fuori e ha lo sguardo rivolto verso la direzione nella quale Bill è scappato.

All’improvviso si alza in cielo una potente fiammata accompagnata dal rumore di uno scoppio fragoroso. Gli invitati scappano via, lontano dall’esplosione, ma Ruth avanza invece verso il parcheggio, verso il punto da cui si alzano le fiamme, incrociando persone che urlano, altre accucciate sotto i tavoli.

Una delle guardie del corpo la supera correndo, per poi dire qualcosa alla radio.

GUARDIA E’ la macchina del senatore. Portatelo dentro, dev’esserci un attentatore!

Una delle guardie che era addetta al cancello, gli si avvicina di corsa.

GUARDIA 2 C’era un uomo, qualcuno che cercava di aprire le auto. Lo stavamo raggiungendo, ma poi è esplosa.

Ruth, dietro di loro, guarda la grande fiamma e il fumo nero che si alza dalle auto.

Con la mano si asciuga le lacrime dal viso, che però ha un’espressione quasi serena.

Clarence arriva correndo.

CLARENCE Ruth! Stai bene?

RUTH Sì, sto bene.

La ragazza sorride. Lui la guarda perplesso.

FOTOGRAFO Lo conoscevi?

Lei rivolge un’ultima occhiata alle fiamme, poi si volta e si lascia accompagnare via dall’amico.

Dissolvenza.

RUTH No.

La musica sfuma.

INT. TEATRO – SERA

Un sipario occupa lo schermo. E’ ancora chiuso e nella platea la gente sta occupando i posti. Sono persone di diversi ranghi, c’è gente elegante, altra vestita in modo più umile, bambini, gente bianca e di colore. Seduto in seconda fila c’è Cyril accompagnato da una donna della sua età. Più lontano scorgiamo anche Karl, anche lui accompagnato. Nel corridoio Cetta, molto elegante, è scortata da Sal che indossa solo una camicia e dei pantaloni, ma ha i capelli ben in ordine.

Stacco.

EST. TEATRO – SERA

Davanti al teatro è radunata una folla di persone e giornalisti che illuminano la scena coi loro flash.

Un’auto si ferma davanti al teatro e ne esce Christmas, accompagnato da Santo che tiene la mano di una ragazza.

I giornalisti lo circondano subito, ma vengono interrotti da due uomini vestiti da gangster che puntano dei mitra in direzione di Christmas, per poi fare fuoco.

Dai mitra vengono fuori delle scintille e poi dei coriandoli vengono fatti cadere da dietro. Sotto un applauso scrosciante, Christmas sorride e si incammina tra i gangster, poi arrivato dinanzi la porta trova una donna vestita da prostituta che gli sorride maliziosa.

Tra altri applausi e fischi, Christmas entra dentro. Stacco.

INT. TEATRO – SERA

Santo si è avvicinato a Christmas, si trovano sul fondo del teatro e la gente ha quasi finito di prendere posto.

SANTO Ci siamo eh?

CHRISTMAS La tua Betty è bellissima stasera.

SANTO Lo so. Ti ho già detto che mi farai da testimone?

CHRISTMAS Non vedo l’ora.

Santo abbraccia l’amico, i due stanno in quella posizione per alcuni lunghi istanti. Poi si guardano e Christmas gli dà uno schiaffetto sulla guancia, quindi lui va via raggiungendo Betty al suo posto.

Stacco.

Cetta è seduta in prima fila, tiene la mano di Sal stretta, lui sembra anche più emozionato e a disagio.

Stacco.

VFC Luci! Issa lo straccio!

Le luci del teatro si spengono e la platea rimane al buio. Christmas chiude gli occhi, rimanendo in fondo alla sala, in piedi. Il brusio va via via scemando.

Stacco.

EST. TEATRO – SERA

Un taxi si è fermato davanti il teatro e ne esce una donna con un vestito lungo e una borsa. Si tratta di Ruth, che osserva le grandi locandine sulle quali è scritto “Diamond Dogs”.

Sale le scale correndo e facendosi largo tra la folla che è rimasta fuori.

Una volta dentro, viene fermata da alcuni addetti.

RAGAZZO Signorina, non può entrare senza invito!

Ruth però non lo ascolta e lo supera correndo, entrando attraverso un telone rosso e ritrovandosi nel buio della platea.

Proprio in quel momento il sipario si apre: nel palcoscenico ci sono due bambini che passeggiano su uno sfondo fatto di palazzi. Del fumo esce dai lati, riempiendo il palcoscenico di una sottile nebbia.

Una voce maschile, calda e tonante, riempie la sala.

VOCE Questa è una storia fatta di eroi, di principesse da salvare e di draghi cattivi.

Christmas ha ancora gli occhi chiusi. Cetta è già commossa e ha un fazzoletto in mano.

Ruth si guarda intorno e quando lo vede sorride. Il ragazzo dell’ingresso la trova.

RAGAZZO Signorina, la prego, non può stare qua.

Christmas apre gli occhi a causa di quella voce e vede Ruth che si avvicina a lui.

Musica in sottofondo

Anche lui fa altrettanto, compie qualche passo verso di lei.

Il ragazzo della reception, notando Christmas, decide di non intervenire ulteriormente.

VOCE Ma quanto vedrete questa sera non è una favola di quelle che raccontate ai vostri figli, è la realtà. E’ Manhattan coi suoi abitanti, coi suoi gangster, coi suoi odori, con la sua paura e con tutto il suo cuore.

Christmas e Ruth si sono avvicinati, lui le prende le mani e la tira a sè. Si baciano sulle labbra, entrambi commossi.

RUTH Te l’avevo detto che ti trovavo.

I due si baciano ancora, più appassionatamente. La mdp ruota a mostrarli come una sagoma scura, mentre nel palcoscenico i due bambini hanno iniziato a recitare e le loro parole si sentono in sottofondo.

BAMBINO E’ tua quella trottola?

BAMBINO 2 Sì, perché?

BAMBINO Hai il permesso di giocarci in questa strada?

BAMBINO 2 Io non lo sapevo.

BAMBINO Ora lo sai. Ci vuole il permesso. Ma è il tuo giorno fortunato, ragazzo. A proposito, come ti chiami?

Le parole vanno lentamente a scemare, sostituite dalla musica che cambia:

La mdp che inquadra i due bambini nel palcoscenico, prosegue oltre la nebbia artificiale e i palazzi di cartone, arrivando in un altro palcoscenico, come se fosse montato dietro quello che abbiamo visto.

Sul pavimento in legno ci sono diverse persone e la scenografia è quella di un matrimonio, con panche e altare Gli sposi sono Santo e Betty: lui e sua moglie si stanno scambiando le fedi, mentre Christmas e Ruth, dietro di loro, si guardano sorridendo.

La mdp prosegue oltre, compie una curva ritroviamo in un altro palcoscenico, la scenografia è composta da un palazzo di

e ci cui cartone.

Goldwin esce dall’edificio, quando viene circondato da tre agenti di polizia, uno dei quali lo ammanetta dicendogli qualcosa. L’uomo cerca di divincolarsi, irato, ma un poliziotto lo colpisce con un pugno allo stomaco, facendolo piegare in due e zittendolo, per poi accompagnarlo dentro una volante (anch’essa di cartone).

La vediamo partire e dal finestrino vediamo lo sguardo spento e rassegnato di Goldwin che lascia la scena.

La mdp supera il palazzo di cartone, entrando in un altro palcoscenico dove è rappresentato l’appartamento ad Hollywood del padre di Ruth.

Il signor Isaacson è seduto al tavolo dove ha finito di consumare una cena da solo. L’uomo afferra una bottiglia di vino e si alza, andando verso il divano. Beve un sorso, poi guarda un gruppo di lettere su un tavolino lì accanto. Sfogliandole rapidamente, ne nota una in particolare: la apre e tira fuori un foglio scritto a mano.

Posa la bottiglia a terra e inizia a leggere. E’ una scrittura femminile. Il suo viso si riempie di gioia.

Musica in sottofondo.

La mdp si alza in aria, supera dei riflettori, un pontile in legno con degli addetti ai lavori e un pavimento, ritrovandosi in un altro palcoscenico.

Cyril e Karl indossano giacche eleganti. Sono all’interno di un grosso ufficio, seduti a una scrivania. Dall’altro lato ci sono altri due uomini che porgono loro dei fogli. Uno di questi è il direttore della radio dove lavoravano, scuro in viso.

Cyril annuisce a Karl, che va a firmare quei fogli. Poi i due si stringono la mano sorridendo, mentre il direttore appare nervoso e irritato.

La mdp oltrepassa la finestra, ritrovandosi in un corridoio del teatro, quindi entra in un altro spazio dove Cetta e Sal stanno discutendo animatamente in un’ampia cucina. Lei rotea minacciosa un matterello, mentre Sal alza le mani al cielo, esasperato.

Nella sala da pranzo adiacente, Christmas sta sparecchiando i resti di un pranzo, mentre Ruth si sta dirigendo in un’altra stanza.

La seguiamo mentre entra in una camera da letto e guarda all’interno di una culla rosa: c’è una bambina di pochi mesi che si sta per svegliare. Ruth le carezza i capelli, dondolando la culla. Dalla soggettiva della bambina, vediamo che arriva anche Christmas ad affiancarla, abbracciando Ruth.

L’immagine si chiude a poco a poco, sempre dalla soggettiva della bambina, come se stesse chiudendo gli occhi.

Dissolvenza in schermo nero.

UN FILM DI GIUSEPPE TORNATORE

BASATO SUL ROMANZO “LA GANG DEI SOGNI” DI LUCA DI FULVIO

SCENEGGIATURA DI ANDREA CARBONE

CON HAYDEN CHRISTENSEN – CHRISTMAS ANNA PAQUIN – RUTH EMILE HIRSCH – BILL MATT SMITH – SANTO MARISA TOMEI – CETTA HELENA BONHAM CARTER – SIG.RA ISAACSON DAVID DUCHONVY – SIG. ISAACSON WILLIAM KIRCHER – SAL BILL COBS – CYRILL

JASON LEE – KARL OLIVER PLATT – GOLDWIN ANDREW DIVOFF – PEPPER STEVE HOWEY – JOEY WADE WILLIAMS – BIG HEAD JOHN LITHGOW – CLARENCE E

JEAN DUJARDIN nella parte di John Barrimore

MUSICHE

ENNIO MORRICONE ANDREA MORRICONE BILLY HOLIDAY FRED ASTAIRE

Il film partecipa a un gioco di cinema virtuale senza scopo di lucro. Non si intendono sfruttare i volti e i nomi delle persone citate.

www.cinematik.it per info: andrewcarb@gmail.com

©2013-05-03 Diritti riservati

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *