Recensione in anteprima – (NO SPOILER) – La trilogia sequel, iniziata alla fine del 2015 grazie al ai diritti acquistati da Disney, volge al termine con questo capitolo che diventa anche la conclusione dell’intera saga dei capitoli precedenti. “The rise of Skywalker” (L’ascesa di Skywalker) già emblematico nel titolo, porta avanti la storia scavando e riproponendo elementi e personaggi della trilogia originaria e prequel. Un riassunto espanso che spesso esalta (fan o non fan) e altre volte lascia perplessi con una sceneggiatura e una regia alcune volte prevedibili. Al cinema dal 18 dicembre.

Star Wars Episode IX: The Rise of Skywalker screen grab CR: Lucasfilm

La storia (sequel)

La resistenza resiste, ma ne rimane ben poco: uno sparuto gruppo di uomini e donne tra cui Leia Organa (Carrie Fisher), Dameron Poe (Oscar Isaac), Finn (John Boyega), Rose Tico (Kelly Marie Tran) e Rey (Daisy Ridley), in cui la Forza scorre potente. Il Primo Ordine non è riuscito a sterminarli solo grazie al sacrificio di Luke Skywalker (Mark Hamill), che in una sorta di proiezione spettrale ha attirato su di sé il fuoco avversario e sfidato a duello Kylo Ren (Adam Driver), permettendo agli altri di mettersi al sicuro e di continuare a combattere ancora un anno dopo essere scampati all’eccidio. Kylo, affiancato dal generale Hux (Domhnall Gleeson), sembra aver preso il controllo del Primo Ordine e ora niente sembra in grado di fermarlo.

Difficile, come sempre, spiegare di più della trama senza sfociare in spoiler. Quindi questa sinossi è quanto, in poche righe, come da tradizione, viene descritto nella scena iniziale con le parole che, attraverso le stelle scorrono allontanandosi dallo spettatore. E’ la classica situazione che strappa applausi ai fan.

J.J. Abrams, già co-sceneggiatore e regista del primo capitolo di questa nuova trilogia (“Il risveglio della forza”) che non poche critiche ha attirato a sé si muove facendo un passo avanti e guardando costantemente al passato. Che alcune “introduzioni” siano solo un espediente di marketing per alimentare “nuovi acquisti” soprattutto tra i fan più piccoli è un’operazione a cui siamo ormai abituati. Meno se questi nuovi gadget risultano poco determinanti (o per nulla) alla trama.

Di pedine, spie, generali e imperatori

Il ritorno di almeno due personaggi era già annunciato da trailer, spot, manifesti, clip e indiscrezioni. Quindi, la curiosità degli spettatori è capire come (e in che forma) il ritorno del defunto Palpatine (Ian McDiarmid) si incastra nella storia (e se ha ragione d’essere) e come il generale Lando Carlissian (Billy Dee Williams) può essere (di nuovo) utile alla causa della resistenza.

“Star Wars” è una saga fantasy che presenta anche elementi di thriller, avventura e, chiaramente di azione. Azione tra le stelle che, in questo caso, forse più che in altri, si avvicina alla propulsione e alla navigazione di “Star Trek” e “Battlestar Galactica”. Ma J.J.Abrams non ricorda vagamente solo questi film. Tra un’azione e l’altra la sensazione di un’atmosfera alla “Indiana Jones” o in simil “Il Signore degli Anelli” da una parte rallegra e interessa, dall’altra pone il film su binari già collaudati sfociando in parte in dinamiche prevedibili e scontate.

Aspettarsi colpi di scena da un film che fa parte di una saga che ha, nel suo dna uno dei colpi di scena più memorabili della storia del cinema è lecito ma aspettarselo di quella portata è impossibile. Eppure gli avvenimenti inaspettati ci sono benché poi lo spettatore può benissimo aver già capito come andrà a finire tutta la vicenda. Pedine di una storia che è eterna lotta tra bene e male, tra l’avventura della consapevolezza delle proprie capacità e la ricerca delle proprie origini e radici.

Si scrive addio ma si legge (forse) arrivederci

Quando si parla di “Star Wars” non si può non menzionare 42 anni di storia di una saga e di un fenomeno che ha cambiato non solo il cinema di genere ma la storia stessa del cinema mondiale. All’interno de “L’ascesa di Skywalker” vi è anche la citazione esplicita di questi 42 anni ricchi di azione, festa, personaggi storici e secondari, un universo intero di razze e rapporti, di mondi costruiti sia in funzione della storia sia per essere corollario della stessa.

In 42 anni tutto ciò che si è creato oltre gli 8 (e adesso 9) film è qualcosa che ha pochi pari (“Star Trek”, “Harry Potter”, “Jurassic Park”, ecc..): i due spin-off, le serie tv, i racconti non ufficiali attraverso tutti i media prima cartacei poi anche digitali. Ma la forza della saga non è solo nelle molteplici eredità che la trilogia originale ha creato, è qualcosa che si è insinuato nel tessuto sociale di fan e non.

Dire addio a una saga di questa portata non è semplice e “L’ascesa di Skywalker” non ha come primaria funzione questa volontà. Si tratta di un capitolo che, giocoforza deve poter lasciar spazio allo spettatore di salutare alcuni attori e personaggi. E’ una storia che si conclude dopo 3 film, dopo 9 in tutto ma che potrebbe essere comunque un nuovo arrivederci perché a certi personaggi è impossibile dire addio, a certi sentimenti e sensazioni non è nemmeno pensabile.

In conclusione

Sì perché nonostante tutto una sintesi della qualità del film bisogna pur farla. A livello registro J.J.Abrams non aggiunge nulla alla sua capacità di saper orchestrare delle belle battaglie spaziali e degli intrecci a volte ben riusciti.

La sceneggiatura, in diversi punti lascia più di qualche dubbio, e sembra più interessata a compiacere non tanto il fan ma il pubblico più ampio sacrificando qualche passaggio logico e qualche presunto colpo di scena. La dinamica degli eventi sottolinea molto spesso l’importanza del gioco di squadra coinvolgendo molti dei personaggi ma è innegabile che l’interesse si focalizza su Rey e su Kylo Ren

“L’ascesa di Skywalker” nonostante la sua durata di oltre 2 ore e 20 minuti non annoia mai ma esalta solo in poche scene. Qualcuna sicuramente passerà alla storia ma sembra anche abbastanza forzata nella realizzazione finale. Nel difficile compito di portare a termine una storia così articolata e complessa il film riesce almeno a non naufragare ed è in apparente discontinuità con “Star Wars gli ultimi Jedi”.

Voto: 6,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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