Recensione in anteprima – Tratto dal romanzo di Agathe Christie “Poirot e la strage degli innocenti”, arriva al cinema la terza regia di Kenneth Branagh della serie Poirot dopo “Assassinio sull’Oriente Express” del 2017 e “Assassinio sul Nilo” del 2022. Il romanzo, con opportune modifiche, viene ambientato a Venezia, nel secondo dopoguerra. Un giallo che si tinge di horror in un’atmosfera plumbea e piovosa. Al cinema dal 14 settembre.

La storia

Il celebre Hercule Poirot (Kenneth Branagh) ha detto basta. Nonostante i clienti non smettano di inseguirlo anche a Venezia, dove si è ritirato in pensione, il suo è soprattutto un esilio volontario, un addio alle armi.

La vecchia amica Ariadne Oliver (Tina Fey), scrittrice di gialli, non vuole però credere che Poirot possa stare lontano da un mistero da risolvere più del tempo di un capriccio, e per questo lo invita, la notte di Halloween, a prendere parte ad una seduta spiritica nel palazzo della cantante d’opera Rowena Drake (Kelly Reilly), convincendolo che sarà divertente, per lui, poter sfatare davanti a tutti il mito della medium Joyce Reynolds (Michelle Yeoh). Naturalmente l’occasione si arricchisce di un omicidio e Poirot è costretto, nonostante tutto, a rimettersi al lavoro.

La storia originale del romanzo “Poirot e la strage degli innocenti” è ambientato nella campagna inglese. Michael Green, lo sceneggiatore, ambienta invece tutta l’azione a Venezia ispirandosi al mistero della città immersa nell’acqua con palazzi antichi con un non meglio precisato passato. Un espediente che esalta la bellezza della Venezia che appare per gran parte del tempo, piovosa, con il mare in tempesta, plumbea e accentuandone le scene con poca luce, proprio per creare mistero e un pizzico di horror. Poco credibile invece, una festa di Halloween a Venezia nel 1947.

Un horror giallo

“Assassinio a Venezia”, proprio come suggerisce il titolo, è immerso nell’atmosfera veneziana. Una Venezia dei primi anni del secondo dopoguerra che possiamo ammirare soprattutto nella parte iniziale e finale del film, la parte “solare”, quella che narra la vita di tutti i giorni e in pieno giorno. L’intera vicenda notturna, con la festa, la risoluzione del mistero, è invece girata nei famosi Pinewood Studios britannici dove son stati ricostruiti gli interni del palazzo veneziano e anche parte della laguna circostante.

Rispetto ai precedenti “Assassinio sull’Orient Express” e “Assassinio sul Nilo”, questo “Assassinio a Venezia” è un giallo che sconfina nell’horror utilizzando espedienti per creare spavento nello spettatore. Sono espedienti classici, spesso abbastanza prevedibili e telefonati. Creano un maggiore interesse nella vicenda che, altrimenti potrebbe sembrare molto più innocua di quanto ci si potrebbe aspettare.

Con delle buone scene d’ambiente, un cast variegato e ben diretto e una sceneggiatura che non brilla ma che lascia i giusti spazi allo spettatore per poter elaborare l’enigma, “Assassinio a Venezia” non appare al livello dell’esordio del filone che Kenneth Branagh sta dedicando al personaggio di Hercule Poirot. Pur mantenendo una certa godibilità.

L’animo dei personaggi

I personaggi presenti in “Assassinio a Venezia” hanno una caratteristica in comune, compreso lo stesso Poirot. La vicenda si svolge dopo pochi anni dalla fine della seconda guerra mondiale e gli animi dei personaggi sono turbati da quanto hanno vissuto in quegli anni di guerra. Ci sono personaggi che sono tornati dal fronte avendo visto orrori indicibili, ci sono altri che hanno vissuto quei momenti tramite gli occhi dei propri familiari.

Questa caratteristica pervade l’intera vicenda e si spande su tutti i personaggi senza focalizzarsi, come nei precedenti capitoli, solo su Poirot. L’esperto detective belga quindi lascia un po’ la scena ad altri ma, soprattutto non cannibalizza l’attenzione rispetto al caso da risolvere e agli intrecci che vi sono dietro come invece era un po’ accaduto in “Assassinio sul Nilo”.

“Assassinio a Venezia” è un film discreto, a tratti molto buono che, sicuramente intrattiene ottimamente. Forse farà storcere il naso sugli appassionati e fedeli dei romanzi di Agatha Christie ma il pubblico comunque si ritrova ad assistere a un film che fa rimanere sempre desta l’attenzione.

Voto: 6,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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