Recensione in anteprima – Il regista Neill Blomkamp dopo i grandi successi di critica dei suoi precedenti film di fantascienza porta sul grande schermo un videogioco. Si tratta della vera storia di Jann Mardenborough che da semplice sim-racer diventa un pilota a tutti gli effetti di auto da Gran Turismo, le auto che danno il titolo al gioco. Un mezzo passo falso del regista. Al cinema dal 20 settembre.

La Storia

Jann Mardenborough (Archie Madekwe) è un gamer specializzato nel simulatore di corse automobilistiche Gran Turismo. È figlio di un ex giocatore di calcio (Djimon Hounsou) che ha militato nella squadra di Cardiff, la città del Galles dove vive insieme alla madre (Geri Halliwell) e al fratelloQuest’ultimo cerca di seguire le orme paterne mentre Jann è considerato una sorta di delusione dal padre.

Avrà però l’occasione di rifarsi quando la Nissan lancerà un concorso tra i giocatori di Gran Turismo, per reclutare nuovi piloti da far correre in vere corse automobilistiche. Il rischioso progetto di marketing è un’idea di Danny Moore (Orlando Bloom), che non trova un tecnico disposto ad affiancarlo finché non si rassegna a rivolgersi all’ex campione Jack Salter (David Harbour). Sarà lui ad allenare Jann e gli altri gamer, sottoponendoli prima a una rigida selezione e poi aiutandoli a dare il meglio di sé in pista.

Tratto dalla storia reale del vero Jann Mardenborough ne ripercorre sommariamente le tappe ma la sceneggiatura si prende enormi licenze e riposizionamenti di eventi che determinano lo svolgersi di una vicenda di formazione già vista e “da copione”, come si dovrebbe ma senza guizzi.

Non adatto ai sim-racer

“Gran Turismo”, il gioco, è un simulatore di guida molto famoso, nato nel 1997. Ha avuto diverse versioni nel corso degli anni, l’ultima “GT7” è del 2022 pubblicata sempre da Sony Computer per Playstation (console di proprietà Sony). Si tratta di un simulatore sviluppato con sempre più precisione e ricco di dettagli sia per quanto riguarda le auto inserite sia per quanto riguarda le piste e le competizioni.

Il gioco è preciso fin all’ultimo bullone di ogni auto o filo d’erba di ogni pista. La stessa cosa non si può dire del film che incappa di superficialità e poca precisione riguardo a piste, auto, dinamiche sportive, di gioco etc. Tutti dettagli che faranno arrabbiare i sim-racer, film che, in realtà si dovrebbe indirizzare, nelle volontà, proprio a loro.

Spacciare l’Hungaroring (a volte anche con il giro al contrario) per piste quali Silvestrone, Dubai, Le Mans non è solo un dettaglio che avrà sicuramente abbassato i costi di produzione ma qualcosa di fondamentale per i fan del gioco, i sim-racer e anche gli sportivi amanti delle corse in auto.

Auto che, soprattutto a Le Mans vengono mescolate con modelli di diverse edizioni, facendo confusione tra le categorie. Inoltre del gioco e dello sport non c’è mai accenno a prove libere, qualificazioni come se il protagonista vedesse la pista solo al primo giro di gara. Insomma un pressappochismo poco adatto alla nomea del gioco e irrispettosa per i sim-racer.

Tra banalità e poca originalità

La sceneggiatura non brilla per originalità e i personaggi non risultano valorizzati. Solo David Harbour riesce a dare spessore al suo personaggio. Le due cadute “classiche” come da copione da manuale di sceneggiatura sono presenti e banalmente inseriti forzando anche la storia reale di Jann che certi avvenimenti non li ha mai vissuti o li avrebbe vissuti molto più tardi.

La regia, dinamica e di buon livello sopperisce in parte a una sequela di dialoghi banali, poco accattivanti, già sentiti e, soprattutto, ridondanti. I sim-racer solitamente conoscono i protagonisti del simulatore a cui giocano, sembra anacronistico che Jann non sia stato almeno emozionato dal fatto di gareggiare con nominativi che ha visto migliaia di volte nel gioco. Di tutto questo non c’è nemmeno accenno nel film.

Il film presenta anche un altro paio di errori: nessun pilota gareggerebbe con sempre la visiera del casco alzata, nessun sim-racer utilizza la traiettoria durante il gioco, di solito la si abbandona dopo poche ore di gioco. “Gran Turismo”, il film, quindi, non rende giustizia alla precisione del gioco che vuole trasporre sul grande schermo. Ricorda molto, nello svolgersi, “Giorni di tuono”, è molto lontano dalla bellezza di “District 9” o “Humandroid”. Meriterebbe un voto tra il 3 e il 4 per tutti gli errori e le imprecisioni. Unica cosa corretta: i sim-racer si tolgono le scarpe per guidare.

Voto: 5

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *