Recensione – 20 anni – Era il 7 maggio 1999 ed usciva nelle sale italiane “Matrix”. Sono passati vent’anni da quando i fratelli Wachowski hanno scritto e diretto Matrix, la loro opera che ha riscontrato il maggior successo a livello mondiale. Matrix è diventato cult, è un film noto a tutti e il termine stesso è entrato a far parte del lessico quotidiano. Ma cos’è Matrix? Ha senso chiederselo vent’anni dopo? E la risposta sarebbe la stessa che Morpheus diede originariamente a Neo?

Cos’è Matrix?

Matrix è una realtà virtuale, è un mondo fantoccio – copia della società di fine Novecento – all’interno del quale le macchine tengono prigioniere le menti degli esseri umani. Esse infatti hanno preso il controllo del mondo, lo hanno reso invivibile per l’uomo, e coltivano quest’ultimo solo come fonte di energia.

Lo spettatore nella prima parte del film viene colpito da più parti da informazioni controintuitive che lo scombussolano, esattamente come succede a Neo (Keanu Reeves), il protagonista di quest’opera. Il signor Anderson vive una doppia vita: impiegato in un’azienda di cyber sicurezza di giorno e rinomato hacker la notte, conosciuto con il soprannome NeoImmediatamente viene avvicinato da personaggi bizzarri e ultra caratterizzati: Trinity (Carrie-Anne Moss), Morpheus (Laurence Fishburne), l’agente Smith (Hugo Weaving).

Incapace di accettare la mole di nuovi dati di cui entra in possesso, impiega del tempo prima di adattarsi alla nuova realtà e al proprio nuovo destino: essere l’eletto. Morpheus infatti quasi da subito lo mette alla prova, comunicandogli di essere l’eletto, la figura che secondo una profezia è destinata a condurre gli uomini alla vittoria nella guerra contro le macchine.

La ribellione consta delle poche centinaia di umani sopravvissuti, viventi in un’ultima città sotterranea – Zion – dalla quale partono navi elettroniche capaci di collegare i viaggiatori a Matrix generando segnali pirata per combattere le macchine in entrambe le realtà.

Matrix a vent’anni dall’uscita in sala

A vent’anni dal loro gioiello, non esistono più i fratelli Wachowski, bensì esistono le sorelle Wachowski. Andy e Larry da anni hanno infatti cambiato sesso e sono diventati Lana e Lilly. Cos’altro è cambiato? La società, le persone e l’impatto del film, no. Matrix” è tutto questo, ma il genio degli autori non è limitato all’immaginazione di un futuro apocalittico.

“Matrix” come opera vive e vivrà sempre. Nasce come risposta agli animi soprusi, alle menti che si sentono inadeguate, a chi si sente prigioniero di un’epoca che non gli appartiene. Essa si propone come soluzione all’insostenibilità del mondo che ci circonda; essa trova nuova linfa in ogni nuova generazione che non si rispecchia nella precedente. 

L’opera dei fratelli statunitensi ha avuto il grande pregio di colpire il grande pubblico narrando una storia inconsueta, basata su un filone narrativo che vede tra i suoi maestri Philip K. Dick, che con i propri racconti tramanda la spaccatura nella credibilità del rapporto fra società ed evoluzione tecnologica. Il film fa anche riferimento a opere quali “Ghost in the shell”, i racconti di Isaac Asimov e il mito della caverna di Platone (oltre a qualche spunto da Star Trek, n.d.d.).

Considerazioni tecniche

Il film vive di azione, che in esso si veicola egregiamente con una regia dinamica e un montaggio eclettico, accompagnati da una colonna sonora elettro-rock-punk di grande impatto.

È interessante far notare come a livello tecnico il film abbia necessitato di un lavoro tanto originale quanto dispendioso. Un esempio di ciò è il miglioramento della tecnica cosiddetta bullet time, grazie alla quale i creatori sono stati in grado di dare fluidità ai movimenti di macchina a velocità reale all’interno di un rallenty. Questa tecnica ha richiesto il lavoro di ingegneri che hanno implementato l’algoritmica necessaria a rendere l’effetto voluto.

I registi e tutti gli addetti ai lavori del comparto tecnico hanno anticipato i tempi, comportandosi quasi da artigiani, e creando sequenze oggi realizzabili facilmente grazie alla CGI.

“Cerco di aprirti la mente, Neo, ma posso solo indicarti la soglia, sei tu quello che la deve attraversare”                                 Morpheus rivolto a Neo

Evoluzione – Rinascita – Rivoluzione – Superamento

Il film si presta alla speculazione scientifica e filosofica: si passa dalle macchine senzienti alla realtà come simulazione, per finalizzare l’azione drammatica nella volontà di individualismo e rappresentazione della propria esistenza. Neo inizia a esistere nel momento in cui decide di esistere, nel momento in cui accetta che la propria volontà non debba sottostare al linguaggio di programmazione delle macchine. Il finale di “Matrix” vuole far intendere che l’uomo è destinato a subire l’evoluzione tecnologica, e può uscirne vincitore solo valicando i limiti che si è auto-imposto e che lo hanno portato a costruire le macchine stesse.

I due sequel, Reloaded e Revolutions, vengono ritenuti dalla maggioranza degli spettatori molto inferiori al primo capitolo. Chi scrive non la pensa esattamente così. I capitoli successivi al primo perdono molto del Pathos iniziale, quello nato dalla curiosità per un’opera originale ma guadagnano in accezione filosofica. Sviluppano le potenzialità  filosofiche che venivano solo accennate nel primo film e di cui si parlava poco fa’: pensando a Nietzsche si può dire che le macchine siano lo strumento creato dall’uomo al fine di liberarlo dai propri vincoli e portarlo allo stadio successivo.

“Matrix” vuole anche dimostrare l’inettitudine e l’insicurezza dell’essere umano. L’evoluzione della tecnica, della meccanica e dell’informatica, oltre a comportare benefici pratici nella vita quotidiana, ci ha condotti a chiedere: se noi siamo in grado di costruire una realtà virtuale, cosa impedisce al nostro stesso mondo di essere fittizio e frutto della mente di esseri superiori?

La profonda angoscia umana nasce dalla più banale ma ancestrale paura di essere soli e dover essere padroni della propria vita. La popolazione che Neo incontra in “Matrix” non vuole essere svegliata. Vuole essere guardiana del proprio destino, ma rinchiusa in una gabbia virtuale vivendo costretta da regole imposte da altri, alla ricerca di uno scopo. Non a caso nel secondo capitolo della trilogia, l’agente Smith interroga Neo sfornando un eccellente monologo sulla necessità di avere uno scopo, un fine.

Gli umani sono i buoni?

Concludiamo l’articolo con una citazione dell’agente Smith, uno dei migliori villain di fine millennio, interpretato magistralmente da Hugo Weaving:

“Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto, durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d’istinto sviluppano un naturale equilibrio con l’ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l’unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un’altra zona ricca. C’è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un’infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura.”

Vi sfido a contraddirlo.

Voto: 8

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *