Recensione in anteprima – Torino 36 – In concorso – Debutto alla regia dell’attore Valerio Mastandrea. La sua prima opera scandaglia l’animo umano che affronta un lutto famigliare. “Ride” è un dramma con qualche spunto di commedia, come d’abitudine dei film recitati dal regista. Si sorride e si fanno i conti con i sentimenti di chi resta. Al cinema dal 29 novembre.

Amabili resti

Carolina (Chiara Martegiani) è vedova da una settimana e non riesce a piangere. Seduta sul divano, assorta in cucina, in piedi alla finestra, scava alla ricerca delle lacrime che tutti si aspettano da lei. Anche Bruno (Arturo Marchetti), il figlio di pochi anni che sul terrazzo di casa ‘mette in scena’ i funerali del genitore. Nessuno, nemmeno il padre (Renato Carpentieri) e il fratello di Mario Secondari, giovane operaio morto in fabbrica, sembra riuscire a fare i conti col lutto. Tra un occhio nero e una nuvola carica di pioggia, Carolina farà i conti con l’assenza.

Cosa rimane quando si muore? Questa è la domanda che sembra sotterranea al film nella prima parte. Una domanda che si incunea nei silenzi di una donna, Carolina, che vengono riempiti dai ricordi, dagli oggetti del defunto e dalle musiche ascoltate insieme. E’ ciò che rimane negli sguardi e nella quotidianità disturbata del piccolo Bruno. Sono i conti in sospeso con gli assenti, colpevoli o meno della propria vita.

Renato Carpentieri muore improvvisamente sul lavoro e diventa un fatto di cronaca importante al punto da prevedere, al suo funerale, giornalisti e tv. Il film però non si sofferma sul funerale o sulla notizia, tanto meno sulle cause di quella morte improvvisa. Lo spettatore viene preso per mano e vede la sofferenza di Carolina, del padre di Renato, del figlio Bruno in contrapposizione con la sofferenza “di passaggio” di amici e conoscenti.

La lacrima obbligatoria

“Ecco, quando ti chiedono come sta mamma, tu puoi dire ” Ride, mamma ride””

Carolina non riesce a piangere per la morte del marito. Anche il figlio Bruno, ancorché nella sua giovane età, la interroga su questo argomento. Quanto sopra è la risposta esasperata di una persona che non si capacita del fatto che la sua sofferenza non viene percepita come importante solo perché non sono evidenti le lacrime.

Questa disturbante situazione è vissuta da Carolina con ulteriore sofferenza. In una società in cui ciò che appare è più importante di ciò che si è si sente realmente la mancanza di lacrime di Carolina non è compresa. Inoltre il pianto di amici e conoscenti risultano ipocriti ed eccessivi se paragonati alla conoscenza del defunto.

Abbracci non richiesti, visite inopportune, colpe non confessate, promesse non mantenute, tutto viene convogliato e passa davanti a Carolina. Nessuno però può determinare quale sia il modo giusto e i giusti sentimenti da provare per onorare una morte. E’ un po’ come la scena iniziale del film dove si parla di convenzioni di abbigliamento per il funerale, dal nero al non poter andare in tuta. Un chiaro esempio di come si possa dare più importanza alla forma rispetto al contenuto.

Da  Mastrandrea attore a Mastrandrea regista

“Ride” rappresenta il debutto alla regia di Valerio Mastandrea. Attore di commedie e drammi, il neo regista trasferisce tutto il suo sapere ed esperienza in questo suo primo film. E’ innegabile come Mastandrea abbia tentato di ricreare quel clima a metà strada tra film drammaticamente serio e commedia intelligente con humor britannico.

Quello che può sembrare un pregio risulta anche un difetto del film. “Ride” rimane vincolato troppo a un’economia narrativa che non sempre vedono il momento divertente riuscire a integrare perfettamente la scena. Si ride in questo film e si cerca di dare la giusta importanza a sentimenti propri avanti a tragedie immense.

Esiste una scena, molto bella, verso il finale, che vede protagonista Bruno. Un crescendo di sottofondo musicale accentua ed enfatizza il giusto trasporto emotivo. La musica, in questo film, ha una profonda importanza e viene sfruttata al massimo, sia essa utilizzata per sottolineare un’azione sia che si tratti di integrare ed essere protagonista di ricordi ed emozioni.

La buona prova degli attori e una sceneggiatura non perfetta e che si lascia andare a qualche retorica di troppo confermano un debutto interessante e discreto con una regia molto attenta anche a ricercare inquadrature e scene non banali.

Voto: 6,4

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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