Recensione – 20 anni – Il 27 marzo 1998, usciva nelle sale italiane “La Maschera di Ferro’” film tratto dal romanzo di Dumas con un cast stellare – Irons, Malkovich, Depardieu, Byrne, Laurie e un giovane e promettente Leonardo di Caprio, attore emergente e volto fresco della nuova Hollywood di fine anni 90, reduce dal successo di Romeo+Giulietta del 1996 e dell’intramontabile Titanic del 1997. La maschera di ferro è una pellicola che tratta delle avvincenti avventure del famoso e valoroso gruppo dei tre moschettieri entrati nell’immaginario collettivo e tornati alla ribalta proprio grazie a questo film che ebbe un buon successo.

Francia, XVII secolo: Leonardo di Caprio (Re Luigi XIV) è un sovrano aggressivo e bellicoso, disinteressato verso la situazione di malcontento e difficoltà generale che sta vivendo il popolo parigino sull’orlo di una rivoluzione. I Gesuiti sono individui vicini al popolo e perciò sono considerati una minaccia dal Re stesso che chiede a Jeremy Irons (Aramis), ex moschettiere diventato un ecclesiastico, di trovare e uccidere il capo dei Gesuiti. Tuttavia è proprio Aramis il capo dei Gesuiti e perciò decide di convocare i suoi vecchi compagni di avventure, Gabriel Byrne (D’Artagnan), John Malkovich (Athos) e Gérard Depardieu (Porthos) per portare a termine un piano: scambiare il Re. Difatti, tutta la vicenda ruota attorno alle avventure dei 3 moschettieri che vogliono sostituire il Re Luigi XIV con il suo gemello omozigote, Leonardo di Caprio (Filippo), una persona più buona e molto diversa dal suo fratello regnante, che si trova rinchiuso in prigione con una maschera di ferro per nascondere la sua vera identità. Nelle sue 2 ore complessive, la pellicola procede tra frasi ad effetto e colpi di scena caratterizzati da complotti, intrighi, combattimenti e disvelamenti sorprendenti.

“La maschera di ferro” è un film del 1998 per la regia e sceneggiatura di Randall Wallace – noto per essere lo sceneggiatore di “Pearl Harbor” e “Braveheart – Cuore Impavido”: quest’ultimo gli valse la candidatura all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale. La recitazione di tutti gli attori è notevole; in particolare, Leonardo di Capro, ai tempi una stella nascente, dimostrò di avere delle buone capacità interpretative anche se raggiunse una piena maturità recitativa dopo l’incontro con Steven Spielberg in “Prova a Prendermi” e dal sodalizio con Martin Scorsese a partire da “Gangs of New York” – e di essere un grande attore in grado di accettare il duplice ruolo di Luigi XIV/ Filippo e tutte le difficoltà che ciò ne consegue – ad esempio, vedasi Tom Hardy nel doppio ruolo dei gemelli Kray in Legend”.

Tuttavia si nota che l’attore ha una migliore destrezza e credibilità nei panni del malvagio e arrogante Luigi XIV piuttosto che nel ruolo del buon fratello gemello Filippo. Riguardo il resto del cast, le interpretazioni di mostri sacri del cinema come John Malkovich e Gabriel Byrne risultano superbe e fortemente credibili così come il magnifico Aramis di Jeremy Irons; tuttavia è Gérard Depardieu l’attore che più di tutti offre un’interpretazione eccezionale e straordinaria immedesimandosi perfettamente nei panni del godereccio Porthos. Le musiche sono di Nick Glennie-Smith – da segnalare il suo lavoro per “I Pirati dei Caraibi: La Maledizione della Prima Luna” – e i bellissimi costumi sono curati da James Acheson – costumista di altri importanti film come “Highlander”, “L’ultimo imperatore”, la trilogia di “Spider-Man” e “L’Uomo d’acciaio”.

La pellicola uscì nei cinema americani il 13 marzo 1998 e in Italia il 27 marzo 1998 con un incasso globale al box-office di 183 milioni di dollari di cui 53 milioni di dollari solo in America. Ricevette numerose candidature – in particolare nel 1998 l’European Film Awards per il contributo di Gérard Depardieu al cinema mondiale, l’International Film Music Critics Award per la miglior colonna originale e nel 1999 il Costume Designers Guild Awards – ma valse anche il ‘premio come peggior coppia cinematografica’ ai Razzie Awards del 1998 a Los Angeles a Leonardo di Caprio nella parte dei gemelli.

Il film – il cui titolo originale è ‘The Man in the Iron Mask’ – è ispirato al 3° romanzo storico del 1848 inserito nella trilogia del ‘Ciclo dei moschettieri’ di Alexandre Dumas – scrittore francese noto specialmente per ‘Il Conte di Montecristo’. I primi due romanzi della raccolta sono ‘I tre moschettieri’ e ‘Vent’anni dopo’ tutti focalizzati sul periodo della Francia del 1600 che va da Luigi XII a Luigi IV e le imprese del noto gruppo di militari francesi.

Ancora oggi, a 20 anni di distanza, la “Maschera di Ferro” è ricordata come una pellicola avvincente ed emozionante che fu molto apprezzata dalla critica e che ancora oggi è amata dal pubblico per merito dell’eccellente cast e grazia alla capacità del regista di aver reso onore al mitico gruppo dei 3 moschettieri. È un film in costume di alto livello, paragonabile ad altre eccellenti produzioni storiche che riescono a trasportare lo spettatore in altre epoche.

“Ho addestrato io questi uomini. Si batteranno fino alla morte. Ma se dobbiamo morire… se noi dobbiamo morire… meglio morire così.”
“Uno per tutti. Tutti per uno”

Voto: 7.5

Di Sabrina Pusterla

Interessata di media ed entertainment. Da sempre una eterna cinefila, amo il cinema a 360°. Mi piace visionare, analizzare e parlare dei film. Progetti? Tanti. Sogni nel cassetto? Troppi. Spero un giorno di pubblicare un libro ed un podcast in cui parlo della settima arte. "Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima." (Cit. Ingmar Bergman)

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