Recensione – 50 anni – Fra le opere più note di Franco Zeffirelli, “Fratello sole, sorella luna” racconta liberamente le vicende di San Francesco d’Assisi, dalla sua vocazione all’istituzione della regola francescana. Girato dal 7 febbraio 1971 fino a settembre dello stesso anno, uscì nelle sale italiane il 3 marzo 1972. Vincitore del David di Donatello per la miglior regia, fu anche candidato agli Oscar per la miglior scenografia.

Poetica della spiritualità

Nei ruoli più importanti troviamo attori dalla provata esperienza, come Valentina Cortese (Pica di Bernardone – volto anche di Erodiade nella miniserie televisiva “Gesù di Nazareth” del 1975) e Alec Guinness (Papa Innocenzo III), uniti ad attori del tutto nuovi per il grande schermo. Francesco è Graham Faulkner, mentre Chiara d’Assisi è Judi Bowker.

Per narrare la storia di Francesco, Zeffirelli scelse di tracciare un ritratto distante dalla comune visione di Santo della pace e della povertà. Infatti, secondo lui, Francesco sfuggiva ad ogni possibile definizione. Riuscì a portare dentro se stesso e nella quotidianità una tale guerra contro gli istinti materiali, da portarci violentemente lontani da quello che pensavamo in precedenza.

Come i suoi amici, primo fra tutti Bernardo di Quintavalle, eroe delle Crociate, furono spinti a lasciare tutto per seguirlo e ricostruire le rovine di San Damiano, così i seguaci della nuova fede trasmessa da Francesco vivono una nuova spiritualità. Il tempio dello Spirito è la nuova dimora del cristiano, e le ricchezze dell’epoca e del clero tradizionale crollano. Nel film questo viene rispecchiato dalla quasi assenza di dialoghi, mentre dominano i suoni leggeri della Natura. Le parole vane non hanno più importanza, ma al centro vi è il Mistero dell’animo umano.

Portare guerra alle tradizioni

Francesco esemplifica i personaggi principali della filmografia di Zeffirelli. Rappresenta un giovane contestatore, in crisi a causa dell’approcciarsi della vita adulta, e in preda all’angoscia di trovare un ruolo nel mondo. Già “Romeo e Giulietta”, del 1968, narra di ribellione, e della tempesta che si muove nel cuore dei giovani. “Amore senza fine”, del 1981, è poi la tragica vicenda di un amore adolescenziale, incapace di stare dentro confini e limiti.

Anche “Il giovane Toscanini” del 1988, unione delle due facce dell’animo di Zeffirelli, regista di cinema e lirica, è il racconto di un giovane dal temperamento impulsivo e arrogante. In “Amleto”, del 1990, Mel Gibson è infine volto di chi per rifiuto di diventare uomo portò alla distruzione l’intera famiglia. Lo stesso Zeffirelli è famoso per il suo animo tempestoso, tanto che riuscì a controllare anche i capricci di Elizabeth Taylor, protagonista di “La bisbetica domata” del 1967.

L’estetica di Zeffirelli

A dominare è senza dubbio l’estetica. Entrare nell’immagine e creare visivamente il mondo da mettere poi in movimento, lasciti del suo lavoro di scenografo, sono il punto di partenza per ogni opera del regista. L’attenzione puntigliosa verso la messa in scena traspare nella scelta dei luoghi, sempre pertinenti all’argomento trattato.

Esempi sono la Fortezza di Montalcino, dove si svolge la scena del denudamento di Francesco, e il Palazzo dei Consoli di Gubbio, per la seduta plenaria dei maggiorenti del popolo. Le scenografie curate da Renzo Mongiardino, storico collaboratore di Zeffirelli, rievocano poi la pompa medievale. Rilevanti risultano anche campi di papaveri e cereali, specchio della Natura percorsa nella vocazione del Santo.

La colonna sonora è composta ed eseguita da Riz Ortolani, insieme a Donovan. Da ricordare sono le canzoni “Fratello sole sorella luna/Preghiera semplice/Canzone di San Damiano”, ad opera di Claudio Baglioni, in cui le preghiere diventano musica.

Riflessioni finali

In questo film si vede l’affetto sincero provato da Zeffirelli nei confronti del Santo, e della sua città d’origine Assisi. Assisi è stata da sempre, per lui, come un ritorno al focolare, alla casa dello Spirito, del Bene e della Pace.

Un rifugio dal disordine e dalla confusione intorno a noi. Nonostante dunque non sia pienamente fedele alle vicende storiche di Francesco e del suo Ordine, e narri solamente una parte limitata della sua vita, la lotta del Santo volta a ritagliarsi un proprio spazio personale nell’esistenza terrena, e la sua intuizione per cui l’uomo è anche anima e spirito, sono senza tempo.

Tutt’oggi da questo film possiamo ricavare forti esempi per un modo diverso di vivere. In Francesco e nel suo agire, resta una concretezza di ideali solamente in apparenza semplice, e comunque condivisibile.

Voto: 7.2

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