Recensione – Torino TFF39 – Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis sono i registi di questo progetto che coinvolge un cast tecnico e artistico di Italia, Francia e Argentina. Una storia antica, tra leggenda e tradizione che prende vita e forma nelle immagini di questo intenso film. E’ uscito al cinema il 2 dicembre 2021 dove essere stato in concorso al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs.
Tra storia e leggenda
Luciano (Gabriele Silli) è il figlio del medico locale di un borgo della Tuscia tardo ottocentesca: un’anima persa, un ubriacone che si trascina attraverso il villaggio e le campagne con grande scandalo per la comunità. Ma Luciano guarda in alto, e ama una contadina Emma (Maria Alexandra Lungu) promessa ad un principe: lo stesso che taglieggia la comunità, e contro cui Luciano intende ribellarsi in nome di una giustizia di principio. Le cose non andranno come crede, e l’uomo si troverà a vagare dall’altra parte del mondo in cerca di un tesoro leggendario inseguito da molti, convinti che l’oro nascosto cambierà la loro vita. Quella vita in cui le cose importanti invece, a ben guardare, sono altre.
“Re granchio” è la narrazione di una favola, di una leggenda che valica i confini nazionali coinvolgendo Tuscia (l’Etruria dopo la dominazione etrusca) e la Terra del fuoco in Argentina nel tardo ottocento. Questa storia viene rievocata all’inizio del film da dei cacciatori attorno a una delle classiche tavole imbandite che ogni tanto sono soliti organizzare.
Si tratta di una storia che si tramanda da decenni e che, ovviamente prende forma a seconda del narratore. Punti di vista che cercano di convergere man mano verso quella che è la storia che il film ci presenta. Un uomo normale che sembra incarnare la giovinezza di molti o che molti hanno scansato grazie a idee chiare riguardo al loro futuro.
Come quadri d’autore
Più della vicenda, colpisce come questa viene raccontata dai due registi. Dediti al documentario, l’inizio è tipicamente di questo genere e successivamente “Re granchio” si dipana in quadri, scene, sempre più coinvolgenti che cercano di portare lo spettatore a sentire quanto sta provando il protagonista.
Grazie a un’ottima fotografia, una scelta azzeccata di colorazioni e a una messa in scena molto ben dettagliata i quadri prendono vita e Luciano acquista spessore man mano rendendo giustizia a quel personaggio che sembra solo un fannullone ubriacone e che invece ha molto da offrire soprattutto a se stesso.
La ricerca della propria strada
Luciano cerca la sua strada, combatte per la sua amata, esce dagli schemi di una cultura contadina che vede tutti al servizio e sotto il potere del principe. E’ un ribelle che non nasconde il suo egoismo ma che ha in sé quel coraggio e incoscienza dell’eroe della sua vita senza purtroppo averlo ancora compreso.
Il rapporto con Emma è semplice e normale come tra due fidanzati senza tenere conto del fatto che è osteggiato. Un rischio che aggiunge sostanza a un animo travagliato che insegue i suoi sogni persino quello più irrealizzabile dall’altra parte del mondo.
Un film da vedere e uno dei migliori prodotti della cinematografia italiana di quest’anno.
Voto: 7