Recensione – Quarto film da regista di Rolando Ravello, è in distribuzione streaming dal 2 luglio su Prime Video, remake della pellicola spagnola del 2017 “Es por tu bien”. Tornando a temi già affrontati, come il rapporto coi giovani e gli adoloscenti, nella difficoltà ad approcciarsi con la vita, il passaggio verso una più profonda maturità, e il razzismo, si mostra essere un passatempo leggero, e senza troppe pretese, ma chiaro e lineare nella sua dinamica narrativa.
Tre padri immaturi
Già dalle prime scene del film si mettono in luce i rapporti fra i protagonisti della vicenda. Marco Giallini (Arturo), avvocato in piena carriera, attivo affinché tutto sia perfetto, è il motore principale degli avvenimenti.
Inquadrato in primo piano, prova il discorso per il matrimonio imminente della figlia ai suoi due amici e cognati. Comprimari sono infatti Giuseppe Battiston (Sergio), uomo tutto d’un pezzo, maschio e “selvatico”, e Vincenzo Salemme (Antonio), poliziotto iperprotettivo.
Presto l’arrivo della ragazza segreta, vegana e di colore, di Valentina (Matilde Gioli), interrompe le nozze tanto attese. Valentina, come una novella Cenerentola, fuggendo dalle proprie nozze insieme alla ragazza, e lasciando cadere sulle scale la proverbiale scarpetta, porta allo scompiglio le dinamiche familiari del trio.
I padri, immaturi e chiusi a ciò che in apparenza risulta troppo diverso dalle loro aspettative e dal loro stile di vita, faranno di tutto pur di tenere le rispettive figlie lontane dai loro amori, giudicati impossibili, inappropriati e immorali.
Razzismo e percorso di crescita
Come ogni romanzo e storia di formazione che si rispetti, i padri dovranno passare attraverso una serie di prove ed errori, prima di ritrovare la chiarezza nei rapporti, e un nuovo legame più autentico e profondo nelle loro famiglie.
Rischiando di mettere in crisi il loro matrimonio e di perdere tutto, dovranno capire che il bene più vero per le loro figlie sta ben oltre le apparenze.
Rolando Ravello mette in campo ogni tematica cara alla modernità: amore omosessuale, veganesimo, droga, relazioni “impossibili” per differenza d’età, di ceto e di genere, e la sessualità.
Pur cadendo in diversi scivoloni e molti cliché già visti, in dinamiche narrative non proprio perfette, e in momenti d’ironia a volte scontata, va dritto verso il messaggio del film: l’Amore vero è senza colore.
Musica ed emozione
Non mancano attimi d’emozione, molto spesso lasciati alle note delle canzoni rap di Biondo, interprete di se stesso, fidanzato di Marta (Eleonora Trezza), figlia di Antonio.
Mentre infatti dal punto di vista della ripresa non vi è molta innovazione, e tutto viene prevalentemente raccontato attraverso immagini stabili e regolari, ciò che è soprattutto degno di nota è l’aspetto musicale.
La colonna sonora, composta da musiche originali di Maurizio Filardo, e interpretate appunto da Biondo – Simone Baldasseroni -, racchiude in sé i momenti di maggiore intensità narrativa.
Rolando Ravello si serve di volti e maestranze già di rilievo per precedenti lavori. In primis Marco Giallini, già interprete del primo film “Tutti contro tutti” del 2013. Il risultato è dunque un film certamente non perfetto, ma in grado di fornire un buon sottofondo emozionale, adatto ad ogni età. Si riflette insieme sul senso vero della vita, e sull’importanza della famiglia.
Voto: 6.1