Recensione in anteprima – Quarto capitolo della fortunata intuizione d’animazione che ha fatto sognare grandi e soprattutto piccini. Pensavamo di averli salutati per l’ultima volta nel 2010, ma forse erano loro a non voler salutare noi. Woody, Buzz e i loro amici torneranno al cinema dal 26 giugno.

Woody e i giocattoli di Bonnie si preparano a partire per una vacanza in camper, in compagnia dell’ultimo arrivato, Forky. Questo viaggio li porta a conoscere nuovi giocattoli e a ritrovare la sua vecchia fiamma, Bo Peep. 

Era proprio necessario?

Fin dai primi annunci dell’uscita di un quarto episodio, tra il 2014 e il 2015, la domanda che tutti si sono posti senza esitazione è stata questa. Una nuova storia da raccontare si troverà sempre, ma davvero abbiamo bisogno del proseguo di una trilogia che si è ormai conclusa in maniera così dolce e nostalgica? Certamente no, il bisogno non c’era.

Il terzo episodio era un epilogo perfetto. Tuttavia, se Toy Story 3 era l’epilogo della storia di Andy, Toy Story 4 può considerarsi l’epilogo di quella di Woody, stavolta unico protagonista. Quello che succede a Woody sin dai primi minuti è qualcosa che non volevamo vedere, ma che ha dato a Josh Cooley (regista in erba), l’opportunità di introdurre tematiche nuove come il cambiamento, l’obsolescenza e la necessità di rivalutarsi e reinventarsi, che affiancano quelle tradizionali come l’amicizia, il rapporto tra bambini e giocattoli e, più ampiamente, il senso della vita.

Toy Story 4 è in ogni caso un film poetico e malinconico che, come ogni creazione Pixar che si rispetti, agisce sui sentimenti dei bambini e dei grandi, insegnando loro che il cambiamento fa parte della vita e bisogna accettarlo per poterlo affrontare. Dopotutto la saga, nell’arco di ventiquattro anni, ha accompagnato una generazione dall’infanzia fino all’età adulta e ha cresciuto le successive.

Woody

La scelta di porre Woody -solo- sotto tutti i riflettori però, comporta un notevole sacrificio, in primis della sua storica spalla Buzz Lightyear, ormai ridotta a personaggio secondario, con un ruolo decisamente meno importante rispetto al passato; ma anche di tutti gli altri storici comprimari che hanno sempre trovato il loro posto nelle vicende, nonostante esse girassero comunque intorno a Woody.

Qui è diverso. Certo ci sono nuovi personaggi, tutti indubbiamente interessanti e originali; c’è il ritorno trionfale di Bo Peep, la pastorella rimasta “orfana” che ha scoperto tutti i vantaggi dell’essere libera e ricorda con affetto, ma senza rimpianti i tempi passati sul comodino di una bambina che aveva paura del buio. Ma giocattoli come Mr. Potato, Rex, Slinky, perfino Bullseye e Jessie avranno si e no una o due battute in croce e questo è inaccettabile per il fan di vecchia data.

Le new entries

I personaggi nuovi sono tutti ben riusciti, ognuno con una buona e salda caratterizzazione. Forky è pura espressione della creatività infantile, di cosa un bambino possa vedere in una semplice posata di plastica recuperata dalla spazzatura. Nel corso del suo viaggio interiore realizza che per quanto insignificanti ci possiamo sentire, ci sarà sempre qualcuno per cui vale la pena sforzarsi di essere migliori.

L’interpretazione di Luca Laurenti gli da quel tocco comico in più e lo rende simpatico fin dalle prime battute. Gabby Gabby invece, incarna quel senso di abbandono già espresso da più di un personaggio della saga (dal vecchio cercatore d’oro Stinky Pete al soffice orso rosa di peluche Lotso), ma che vede una reazione piuttosto differente e insolita.

L’animazione

Una cosa che non si può certamente discutere è la qualità tecnica. A partire dal primo film del 1995 fino ad oggi, la saga di Toy Story ha sempre saputo impartire magistrali lezioni di animazione, superandosi con ogni episodio. La resa della pelle di porcellana di Bo, o della pioggia sulla plastica degli altri giocattoli è straordinariamente realistica.

“Grazie Fabrizio”

La versione originale è dedicata a Don Rickles, voce di Mr. Potato, scomparso nel 2017, ma qui ancora presente grazie all’impiego di dialoghi d’archivio. Da noi la dedica si estende anche a Fabrizio Frizzi, senza il quale lo sceriffo Woody non è più lo stesso.

La sua mancanza si sente e fa male, sebbene sia sostituito dal candidato migliore: Angelo Maggi, doppiatore italiano ufficiale di Tom Hanks è perfettamente in grado di sostenere la pesante assenza di Frizzi, e poi già allora il presentatore italiano era stato scelto anche per la somiglianza con il timbro dell’attore americano, quindi per associazione tutte e tre le tre voci sono abbastanza affini.

Con il senno di poi, consci del lavoro fatto dal team americano con Mr. Potato, viene da pensare che forse, il team di doppiaggio italiano avrebbe potuto allo stesso modo, utilizzare i dialoghi in archivio per le frasi che Woody dice al tiro della cordicella che ha sulla schiena, secondo noi sarebbe stato un tenero omaggio, ma resta una nostra personalissima opinione.

voto: 7.2

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