Recensione – 20 anni – Il 18 Giugno 1999 arrivava nelle sale italiane Soldi sporchi, film diretto da Sam Raimi e ritenuto oggi tra le opere di maggior rilievo del regista statunitense. Il film scava nell’animo umano fino ad arrivare agli istinti più brutali, grazie all’abilità di Raimi nel tratteggiare le personalità contorte dei quattro personaggi principali.
L’aereo
È Capodanno. I fratelli Hank (Bill Paxton) e Jacob Mitchell (Billy Bob Thornton), insieme all’amico di quest’ultimo, Lou (Brent Briscoe), trovano casualmente i rottami di un aereo precipitato e sommerso dalla neve. Dentro vi sono il cadavere del pilota, ormai macabro pasto dei corvi, e una borsa piena zeppa di banconote, tutte in grosso taglio: sono oltre 4 milioni di dollari.
Dopo un diverbio, dovuto al fatto che il più riflessivo Hank ha pensato alle possibili conseguenze, delle quali lo svagato Jacob e l’ambiguo Lou non si curano affatto, i tre decidono comunque di tenere i soldi. Hank, insieme alla determinata moglie Sarah (Bridget Fonda), si rivela il più furbo e un freddo calcolatore, ma nemmeno lui impedirà agli eventi di precipitare rapidamente, quando l’avidità avrà preso inevitabilmente il sopravvento.
L’animo cattivo degli uomini
Scritto da Scott B. Smith, il quale ha tratto il film dal suo romanzo A Simple Plan (che è anche il titolo originale della pellicola), Soldi sporchi scava nell’animo umano fino ad arrivare agli istinti più brutali, grazie all’abilità di Raimi nel tratteggiare le personalità contorte dei quattro personaggi principali.
La rispettabile coppia composta da Hank e Sarah sembra il ritratto della famiglia americana medio borghese, ma in realtà nasconde un arrivismo che non li farà dubitare per sfociare nella piena illegalità, pur di arraffare il denaro; il fragile Jacob vive di espedienti e con la bottiglia spesso in mano, incapace di risollevare un’esistenza precaria; il rude Lou è invece succube della moglie possessiva ma è richiuso nel suo soprannome di ubriacone cittadino.
Un trio, anzi, un quartetto, di improbabili criminali che non esiteranno a sporcarsi le mani su quei soldi di misteriosa provenienza; questi ultimi fungono quasi da personificazione del male che attrae ferocemente i protagonisti, i quali tireranno fuori la loro insita cattiveria d’animo. Che è forse dentro ogni uomo, ed esce allo scoperto se si presenta l’opportunità? Come possono, persone comuni, trasformarsi in mostri? Sono le domande che Sam Raimi riesce a porre nella loro cruda realtà – certo, quella raccontata attraverso un film – ma che nella società americana, in particolare, sono all’ordine del giorno, come la cronaca testimonia continuamente.
Un cult d’autore
La casa, Darkman, L’armata delle tenebre, Pronti a morire, e, successivamente a Soldi sporchi, la storica trilogia di Spider-Man, ampiamente prima che i cinecomic diventassero un universo cinematografico. La carriera di Raimi è composta da film di straordinaria qualità e popolarità, e A Simple Plan si incastona perfettamente tra le opere più importanti dell’autore.
Un thriller drammatico riconosciuto ormai come un cult per l’elaborata scrittura e alcune sequenze di forte impatto visivo (tra cui i corvi che volano minacciosi attorno Frank, Jacob e Lou, quasi come un cattivo presagio). Il film ottenne, tra i vari riconoscimenti, anche due candidature agli Oscar: proprio per la sceneggiatura di Scott B. Smith e per il migliore attore non protagonista, ovvero Billy Bob Thornton, il quale aveva vinto la statuetta per la scrittura non originale di Lama Tagliente, pellicola del 1997 da lui anche diretto e interpretato.
Soldi sporchi è un’opera da riscoprire soprattutto per ammirare il talento di Sam Raimi, autore che andrebbe rivalutato anche per colmare la sua prolungata assenza dal grande schermo.
Voto: 7.5