Recensione in anteprima – Venezia 75 – Orizzonti – L’esordiente Emanuele Scaringi traspone al cinema l’omonima graphic novel di Zerocalcare: il risultato è una commedia piacevole, ma che potrebbe deludere i fan del fumettista romano. Al cinema dal 13 settembre.

 

La storia

Zero vive nel quartiere di Rebibbia, Tiburtina Valley. Terra di mammuth, tute acetate e cuori grandi. Zero è un disegnatore, ma senza un posto fisso si arrabatta tra vari lavoretti.

La sua vita scorre sempre uguale ma, una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un armadillo che, con conversazioni al limite del paradossale, lo aggiorna su che cosa accade nel mondo. A tenere compagnia a Zero nelle sue peripezie quotidiane è l’amico Secco.

La morte di Camille, compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.

Dal fumetto al cinema

C’era molta attesa, e anche un pizzico di preoccupazione, nei confronti dell’esordio di Emanuele Scaringi, a cui è stato affidato il compito di trasporre la prima graphic novel di Zerocalcare, “La profezia dell’armadillo“, opera parzialmente autobiografica che ha rivelato il talento del fumettista romano e che ha conquistato un enorme successo di pubblico. L’impresa non era facile, perché il fumetto non si prestava facilmente ad un adattamento, per svariati motivi, dalla frammentarietà della storia – di fatto una collezione di episodi tenuti insieme da un filo rosso, ossia il tema dell’elaborazione del lutto come specchio della crescita -, ai continui riferimenti all’immaginario pop di cui l’autore si serve per dare un volto ai suoi personaggi, che in molti casi non sono altro che una personificazione dei diversi lati della coscienza del protagonista.

Per ovvie ragioni, dunque, il film – scritto da Michele Rech, ossia Zerocalcare stesso, in collaborazione con Valerio Mastandrea, Oscar Glioti e Johnny Palomba – finisce per discostarsi dal fumetto, tentando un difficile equilibrio tra l’inserimento dei singoli episodi presenti nell’opera originale e l’aggiunta di materiale inedito, che però non sempre è all’altezza.

Il risultato finale

Il risultato è una commedia piacevole, a tratti molto divertente, che trova il suo principale punto di forza nella chimica tra gli interpreti Simone Liberati Pietro Castellitto, capaci di restituire efficacemente le personalità di Zero e Secco. Dove la pellicola si mostra carente è invece nella trattazione del mondo interiore del protagonista: l’ingombrante armadillo di Valerio Aprea, onnipresente nei fumetti come perfetto contraltare di Zero, qui è decisamente sottoutilizzato, oltre che mal reso da un costume artigianale piuttosto goffo; e le parti riguardanti i ricordi di Zero su Camille, che dovrebbero rappresentare il cuore emotivo della storia, soffrono di una certa artificiosità dei dialoghi e della pessima recitazione dei ragazzini.

Dell’opera di Zerocalcare, dunque, rimane solo la superficie. Il che non è necessariamente un male: alla prima veneziana l’accoglienza del pubblico è stata tutto sommato calorosa, e sul piano del semplice intrattenimento il film funziona bene. Chi cerca la stessa profondità di sguardo del fumetto, però, rischia di rimanere deluso.

Voto: 6

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