Recensione in anteprima – La più famosa e bella archeologa del mondo videoludico dopo tanti anni si appresta a tornare al cinema e lo fa con un reboot che si allontana molto da quanto visto nei film con protagonista Angelina Jolie. Al cinema dal 15 marzo.

Nel 2011, dopo una serie di capitoli non certo fortunati, Square Enix, vedendo il successo di Uncharted di casa Sony, decide un riavvio della serie Tomb Raider con un nuovo episodio che rappresenta allo stesso tempo un nuovo inizio sotto tutti gli aspetti. E così nel 2013 vede la luce Tomb Raider sviluppato da Crystal Dynamics; un capitolo molto diverso dai precedenti non tanto per le meccaniche di gioco ma proprio per quanto riguarda la concezione del suo personaggio più iconico. Il gioco narra infatti le origini di Lara Croft, ma non la solita agguerrita Lara che risolve ogni enigma, evita tutte le trappole e depreda tombe, bensì una ragazza fragile, inesperta, alle prese con la sua prima avventura. La formula funziona alla grande e il gioco diventa ben presto il più venduto della saga.

Seguendo la stessa strategia e cavalcando l’onda del successo del videogioco, Square Enix e Warner Bros decidono di riproporre la stessa idea per un nuovo film di Tomb Raider.

Il regista, Roar Uthaug (“The Wave”), e i produttori hanno attinto a piene mani dal videogioco del 2013 e questo era chiaro fin dalle prime immagini e trailer rilasciati. La stessa scelta di Alicia Vikander come protagonista rispecchia perfettamente la volontà della produzione di rimanere fedeli il più possibile al reboot videoludico.

Il nuovo “Tomb Raider” si concentra sulla rivisitazione del personaggio di Lara Croft; non una eroina, ma una ragazza audace e allo stesso tempo vulnerabile. I miti e le leggende antiche fanno solo da sfondo; il rapporto padre/figlia e la crescita caratteriale di Lara sono il vero fulcro della storia.

All’inizio ci troviamo di fronte ad una giovane Lara Croft alle prese con una vita ordinaria; senza alcun obiettivo o scopo, gira per le strade di Londra lavorando come corriere in bicicletta, riuscendo a malapena a guadagnare i soldi per l’affitto. Determinata a trovare la sua strada con le proprie forze, evita qualunque cosa le ricordi suo padre (Dominic West), come la casa e la società di famiglia, e si rifiuta di credere che lui sia veramente scomparso. E così, dopo sette anni, consigliata ad affrontare la tragica verità, Lara decide di lasciarsi tutto alle spalle e di risolvere finalmente il mistero della morte del padre mettendosi alla ricerca della sua ultima destinazione nota: Yamatai, un’isola mitologica al largo delle coste del Giappone estremamente pericolosa da raggiungere, che si presume nasconda la leggendaria tomba della Regina Himiko, conosciuta come la Madre della Morte.

“Tomb Raider” cerca di essere in tutto e per tutto la trasposizione fedele del videogioco di Crystal Dynamics. La trama è stata leggermente modificata per permettere anche a chi ha già affrontato il gioco di godere del film. Sono però queste differenze che fanno emergere il suo più grave difetto. Le tante premesse inserite nella storia fanno perdere quella nota di mistero che invece era il motore trainante del videogioco, rendendo fin dall’inizio tutto troppo prevedibile. In soccorso alla trama accorrono le scene d’azione, spettacolari, frenetiche e che per i più nostalgici ricorderanno per certi versi quelle di Indiana Jones.

“Tomb Raider” nonostante una trama scontata e priva di colpi di scena, riesce ad intrattenere per tutte le sue due ore di durata. Un buon esempio di trasposizione cinematografica di un videogioco, da prendere come modello per progetti futuri.

Voto: 6,5

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