Recensione in anteprima – Il nuovo film di Fatih Akin racconta la reazione di una donna all’estremismo dei nuovi gruppi neofascisti in Germania. Premiato con il Golden Globe 2018 come miglior film straniero e con la miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes 2017, il film arriva in Italia il 15 marzo.
Germania. La vita di Katja (Diane Kruger) cambia improvvisamente quando il marito Nuri (Numan Acar) e il figlio Rocco (Rafael Santana) muoiono a causa di un attentato. La donna cerca di reagire all’evento e trova in Danilo Fava (Denis Moschitto), avvocato amico del marito, il professionista che la sostiene nel corso del processo che vede imputati due giovani coniugi facenti parte di un movimento neonazista. I tempi legali non coincidono però con l’urgenza di fare giustizia che ormai domina Katja.
Tra il 2000 e il 2007 in Germania sono stati commessi numerosi assassinii di persone di nazionalità non germanica da parte dell’NSU (Nationalsozialisticher Untergrund) una formazione neonazista che nel 2011 è stata finalmente incriminata con prove. Fino ad allora la tendenza era stata quella di attribuire le uccisioni a problematiche interne alle comunità etniche o alla delinquenza comune.
Per comprendere il clima che si è voluto inserire nel film, oltre a questa minima descrizione del periodo attraversato dalla Germania ci sono le dichiarazioni del regista sulla genesi di “Oltre la notte”
“Sono crimini che mi hanno profondamente turbato, anche perché la mia famiglia è di origini turche e mio fratello conosceva una delle vittime. Il grosso scandalo è stato che la polizia ha concentrato le indagini su persone all’interno della comunità delle vittime, chiamando in causa gli ambienti della droga e del gioco d’azzardo. Le pressioni della polizia erano tali che perfino la stampa e la comunità stessa cominciavano a condividere quei sospetti”.
“Oltre la notte” è costruito a capitoli senza soluzione di continuità e ogni capitolo viene introdotto da un filmato finto amatoriale che coinvolge Katja e la sua famiglia. Sono spesso momenti di gioia come il matrimonio, le vacanze al mare, ecc… che vengono bruscamente interrotti dal ritorno alla realtà dell’oggi che viene narrato.
E’ uno strappo, violento, che rende magistralmente l’idea dello strappo subito da Katja nella sua vita. La felicità raggiunta e persa in un attimo. Un momento di follia da imputare ad altri per un odio razziale in un paese che si definisce civile. E’ anche uno strappo che via via si allarga sempre di più tra la giustizia e la voglia di vendetta della donna.
Proprio la giustizia, quella dei tribunali, svolge un ruolo importante all’interno dell’economia di tutto il film. Lo sceneggiatore che ha scritto la sceneggiatura insieme al regista Fatih Akin, l’amico Hark Bohm è un avvocato prima che sceneggiatore e ha aiutato Akin a mettere in scena uno svolgimento preciso dell’intero processo e delle dinamiche, talvolta paradossali, alle quali Katja deve assistere sia da accusatrice, sia da testimone.
Durante tutto il film non si può non essere solidali con Katja e provare senso di inquietudine e nervosismo per quanto le accade nonostante sappiamo senza ombra di alcun dubbio che lei è dalla parte della ragione, che le sue accuse son ben riposte, le sue prove e quanto ha visto sono dichiaratamente schiaccianti.
Non è corretto, ovviamente, rivelare il finale della storia ma si può dire, senza mezzi termini, che è da considerarsi provocatorio e, per certi versi, liberatorio. Un finale che ha fatto e farà discutere per come razzismo e terrorismo vengono risolti in maniera non propriamente ortodossa.
I premi ricevuti dal film e consegnati anche all’interpretazione di Diane Krueger son tutti meritati. L’attrice tedesca, in particolare, da prova di una maturità artistica fuori dal comune e realizza quella che può essere considerata la sua miglior recitazione. Diane Krueger viene segnata nel fisico e nelle espressioni dal turbamento della perdita improvvisa, dal dolore di un vuoto che non può colmare, dalla sete di giustizia e dalla consapevolezza che la sua pace non sarà mai più quella descritta nella gioia degli spezzoni di filmato che ogni tanto vengono proposti come suoi flashback.
Voto: 7,7