Recensione – Proiezione particolare quella di mercoledì 12 ottobre in sala Energia al Multiplex Arcadia di Melzo. Sono presenti i registi Fabio&Fabio che si fermano a discutere con il pubblico del loro intenso primo lungometraggio.
Mike è un tiratore scelto dei marines che assieme a Tommy, compagno e amico di sempre, viene inviato segretamente nel deserto per uccidere un pericoloso terrorista. Durante la missione qualcosa non funziona e i due soldati, si perdono in una tempesta di sabbia e restano isolati dal comando. Alla ricerca di una via di fuga, con i terroristi alle spalle, finiscono in un campo minato e Mike calpesta accidentalmente una mina mentre il compagno viene dilaniato. Bloccato nel mezzo del deserto, in campo nemico e senza rifornimenti, dovrà cercare di sopravvivere.
Qualche anno fa, in tv, mi son imbattuto nel mediometraggio “Afterville” e il suo intrigante incipit, il suo singolare svolgimento e un’insolita Torino invasa da strane astronavi aliene mi hanno subito rapito. Affascinato dal countdown inesorabile, dalle storie vagamente intrecciate e dal lento e inesorabile trascorrere dei minuti fu subito colpo di fulmine.
Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, questi i nomi dei due registi di “Afterville” hanno poi continuato la loro avventura nel cinema con la sceneggiatura di “True Love” e con la regia di corti, videoclip ecc. “Mine” è il loro primo lungometraggio. Un grande salto verso uno spazio più ampio per le loro idee e una scelta coraggiosa per il cinema italiano.
I due registi classe ’80, o giù di lì (cit.) dirigono un film di genere, come dicono gli esperti, raro nel panorama italiano ed infatti “Mine” è una coproduzione che affonda le sue radici economiche anche in Spagna e soprattutto negli Stati Uniti. Un respiro internazionale per un film che entusiasma, è già stato ben accolto da critica e pubblico e che ha molto da dire al di fuori della sintetica trama.
La mina del titolo inglese assurge a protagonista soprattutto nella prima parte ma deve necessariamente lasciare il campo a qualcosa di molto più intimo, molto più personale. Rimanere per troppo tempo in una sola posizione in condizioni proibitive genererà in Mike (un inedito e bravissimo Armie Hammer) allucinazioni, flashback, pensieri, ricordi sulla sua vita.
Entra subito nel vivo “Mine”, direttamente nel deserto, seguendo una delle missioni di Mike e Tommy (un buon Tom Cullen) lo spettatore viene subito catapultato nel vivo dell’azione, nella prima di tante e quasi sempre riuscite, scene di tensione.
Volutamente e completamente sbilanciato verso il protagonista e la sua dimensione umana, sociale, affettiva una volta pestata la mina, il film registra un’ottima colonna sonora, delle inquadrature ricercate e una padronanza del mezzo tecnico non comune in Italia e nel mondo in generale.
“Mine” vede la luce grazie a una vera passione dei due registi per le singole storie che possono essere raccontate al cinema. La loro visionarietà attraversa i generi, non ha paura di confrontarsi con produzioni americane e con un cast internazionale ben assortito. Crea simbolismi ancorati alla realtà dei nostri giorni, delle nostre scelte, del nostro campo minato quotidiano.
Amo molto un mio detto “step by step but mind your step” coniato da una scritta vista in Australia, dove sembrano aver una fobia acuta per i gradini. Questo motto sembra calzare a pennello e non può essere rivelato nulla di più di un generico coraggio nell’affrontare la responsabilità dei propri passi, delle proprie decisioni, delle proprie insicurezze e turbamenti. Affrontare i problemi con l’immobilismo non porta da nessuna parte, sfinisce non tempra, uccide non rigenera. Convincersi dell’esistenza di una via d’uscita, aggrapparsi alla speranza di potercela fare, risolvere il problema e non avvolgersi dentro il calore del problema stesso questi alcuni spunti che il film lascia. Ancora una volta sono i “nonostante” che misurano la grandezza di una vita: nonostante quel passo falso, quel passo sulla mina si è arrivati a qualcosa di bello proprio facendone altri, andando incontro alle difficoltà e ai propri traumi irrisolti.
“Mine” si inserisce in quel gruppo di film italiani che vorremmo vedere sempre più spesso al cinema. Se il 2015 aveva visto l’azzarda (ben riuscito) del fantasy “Il racconto dei racconti” di Garrone, quest’anno la compagnia alla quale si aggiunge il film di Fabio&Fabio è ottima. Basta ricordare lo splendido “Lo chiamavano Jeeg Robot” e l’adrenalinico “Veloce come il vento”. Film diversi, film particolari, oltre quel campo minato che è il cinema italiano pieno di commedie fotocopia, cinepanettoni, cinematrimoni, cineidiozie.
Un film da vedere, rivedere, pensare e ripensare. Un film che, ancora una volta mi fa dire: “questi due (Fabio Guaglione e Fabio Resinaro) sono bravi, veramente bravi” così come ebbi modo di dirlo davanti alla tv dopo la visione di “Afterville”.
Voto: 7,6