Recensione – Venticinquesimo film del regista Carlo Verdone che, con Antonio Albanese torna a recitare in coppia in uno dei suoi film. Un sodalizio comico che dimostra una buona intesa ma fatica ad essere esplosivo e convincente, un po’ come l’intero film.

L'abbiamo fatta grossa

Arturo è un investigatore privato così male in arnese da inseguire i gatti scappati dalle case altrui e da abitare presso una vecchia zia col mito del marito defunto. Yuri è un attore di teatro che, da quando la moglie l’ha lasciato, non ricorda più le battute: dunque si ritrova disoccupato e senza un soldo. Le strade di Arturo e Yuri si incontrano quando l’attore chiede all’investigatore privato di pedinare per lui l’ex moglie e il suo nuovo compagno. Ma quando i due malcapitati, invece di registrare una conversazione fra i due innamorati, intercettano un dialogo ambiguo e fuorviante le cose si ingarbugliano e si innesca un gioco degli equivoci che costringerà la “strana coppia” Arturo-Yuri a rocambolesche avventure e improbabili travestimenti.

Regia numero 25 per Carlo Verdone che torna a fare coppia maschile in un suo film dopo tanto tempo. Personalmente ricordo la buona riuscita di “I due carabinieri” in coppia con Enrico Montesano, e non a caso visto che il duetto con Antonio Albanese per certi versi riporta alla memoria il film dell’84.

“L’abbiamo fatta grossa” è un film meno corale di tanti altri diretti da Carlo Verdone e concentra l’attenzione sulle vicende personali dei due personaggi che vengono interpretati dal duo comico. Con Montesano, con Renato Pozzetto nel 1986 in “7 chili in 7 giorni”, Verdone era riuscito a bilanciare bene la sua verve comica con il compagno, con Albanese l’alchimia c’è ma la coppia non convince del tutto. Entrambi cercano di fare il possibile per fondersi, incontrarsi e scontrarsi come il film richiede. Hanno caratteristiche diverse ma sono molto simili nell’affrontare la loro comicità. Qualità che servono nell’economia del racconto delle vicende ma che rischiano di oscurare a turno o l’uno o l’altro.

L'abbiamo fatta grossa_3

La parte che vuole essere più comica e sicuramente urlata è riservata principalmente a Carlo Verdone mentre nella parte più problematica e depressa vediamo prevalentemente Antonio Albanese, già visto molto bene in “Questione di cuore” in una parte drammatica. Entrambi sono accomunati da una crisi economica e di solitudine che vuole essere specchio della realtà degli uomini di mezza età, costretti, dalla vita a rinunciare ai propri sogni e alle proprie realizzazioni.

La storia non è delle più originali ma si sviluppa discretamente lasciando spazio sia a scene ben riuscite che a scene telefonate e rimandi comici poco sfruttati e solo accennati. In realtà in questo film si ride poco, si sorride ogni tanto con qualche battuta lampo. Sarebbe stato molto interessante approfondire e sfruttare meglio l’attività attoriale del personaggio Yuri inserendo molte più scene e situazioni nelle quali Albanese avrebbe potuto sfoggiare le sue qualità istrioniche nel creare personaggi (qui solo accennati in un paio d’occasioni).

Il finale di “L’abbiamo fatta grossa” risolleva tutto il film. Quell’ultima scena molto ben pensata, diretta e realizzata è una chiara e lampante denuncia dei tempi moderni, della società italiana in generale e lascia un po’ di rammarico per quanto il film poteva osare ma non ha fatto, per quanto il film poteva dire e non ha detto limitandosi a raccontare una bella storia ma senza nessuna pretesa.

foto di scena

Un film non indimenticabile che presenta una coppia comica affiatata ma non scoppiettante come ci si aspetterebbe in un film privo di grasse risate ma interessante e con qualche buono spunto comico.

Voto: 5,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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